La definizione di “architetti giardinieri” venne polemicamente conferita da Attilio Krizmanić, figura di spicco fra i restauratori croati, ai professionisti che dopo la seconda guerra mondiale operavano nei centri storici rimuovendo in toto i resti di edifici bombardati e destinando i rispettivi sedimi “a verde” più o meno progettato. Questa operazione trovò effettivamente larga applicazione nelle città dove il peso delle distruzioni era stato particolarmente pesante. I casi studio che qui si presentano, Pula e Milano, sono in questo senso emblematici. Le due città hanno molti caratteri in comune: furono fra le più colpite nel corso del conflitto e furono teatro di un profondo “cambio di passo”, sia politico che urbanistico, fin dai primi passi della Ricostruzione. Di questi contesti, interessa in questa sede intercettare lo sguardo che venne posato, nei rispettivi centri storici, sui vuoti generati dalle distruzioni fra e su manufatti e tessuto allora riconosciuti di interesse storico artistico. Di fronte alle emergenze poste dal “restauro di necessità”, e di fronte al Monumento, prevalse in molti casi una scelta che a posteriori può sembrare una declinazione di comodo del diradamento giovannoniano: il ricorso alla sistemazione “a verde”, talvolta al servizio della città, talvolta per una più consona contestualizzazione dei monumenti adiacenti. I risultati di queste scelte e di questi interventi si possono oggi valutare, nella loro evoluzione, e confrontare, nei loro esiti sicuramente contraddittori ma ben consolidati alla prova del tempo. Ma in ogni caso il verde, o meglio, i “giardini” così realizzati, sono divenuti “complemento inseparabile” dell’”intorno ambientale urbano”, finendo per divenire essi stessi testimoni di quegli eventi e di quella progettualità, e, pertanto, “storici”. E possiamo inserirli di diritto - pur con la loro storia particolare - nello scenario delineato dagli articoli 7 e 8 della Carta fiorentina, che alla luce di quelle vicende richiedono oggi un opportuno ampliamento di senso.
Caratteri e opportunità di tutela delle sistemazioni a verde realizzate dagli “architetti giardinieri” nei centri storici colpiti da distruzioni belliche. Due casi emblematici.
G. Pertot;S. Rocco
2021-01-01
Abstract
La definizione di “architetti giardinieri” venne polemicamente conferita da Attilio Krizmanić, figura di spicco fra i restauratori croati, ai professionisti che dopo la seconda guerra mondiale operavano nei centri storici rimuovendo in toto i resti di edifici bombardati e destinando i rispettivi sedimi “a verde” più o meno progettato. Questa operazione trovò effettivamente larga applicazione nelle città dove il peso delle distruzioni era stato particolarmente pesante. I casi studio che qui si presentano, Pula e Milano, sono in questo senso emblematici. Le due città hanno molti caratteri in comune: furono fra le più colpite nel corso del conflitto e furono teatro di un profondo “cambio di passo”, sia politico che urbanistico, fin dai primi passi della Ricostruzione. Di questi contesti, interessa in questa sede intercettare lo sguardo che venne posato, nei rispettivi centri storici, sui vuoti generati dalle distruzioni fra e su manufatti e tessuto allora riconosciuti di interesse storico artistico. Di fronte alle emergenze poste dal “restauro di necessità”, e di fronte al Monumento, prevalse in molti casi una scelta che a posteriori può sembrare una declinazione di comodo del diradamento giovannoniano: il ricorso alla sistemazione “a verde”, talvolta al servizio della città, talvolta per una più consona contestualizzazione dei monumenti adiacenti. I risultati di queste scelte e di questi interventi si possono oggi valutare, nella loro evoluzione, e confrontare, nei loro esiti sicuramente contraddittori ma ben consolidati alla prova del tempo. Ma in ogni caso il verde, o meglio, i “giardini” così realizzati, sono divenuti “complemento inseparabile” dell’”intorno ambientale urbano”, finendo per divenire essi stessi testimoni di quegli eventi e di quella progettualità, e, pertanto, “storici”. E possiamo inserirli di diritto - pur con la loro storia particolare - nello scenario delineato dagli articoli 7 e 8 della Carta fiorentina, che alla luce di quelle vicende richiedono oggi un opportuno ampliamento di senso.File | Dimensione | Formato | |
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