Nelle scuole anglosassoni teoria e storia dell’architettura stanno insieme sotto il segno dominante di una indicazione retrospettiva, riflessiva e critica, in cui lo sguardo è rivolto soprattutto al passato. Nelle nostre scuole italiane il corso di teoria, spesso indicato con la denominazione “Teorie e tecniche della progettazione contemporanea” o con titolazioni simili, è sganciato dalle discipline storiche e affidato a un docente dell’area di progettazione. Questa collocazione disciplinare rappresenta una scelta molto importante perché è un’indicazione esplicita nella direzione di una teoria operante, che agisce a ridosso, in contiguità e in rapporto di causa ed effetto rispetto alla pratica progettuale. E l’accorpamento di due ambiti tradizionalmente oppositivi, le teorie e le tecniche, il dire e il fare, spinge l’insegnamento in un territorio spurio in cui il teorizzare è positivamente contaminato dalla parallela attività progettuale. Provocazione interessante, perché oggi non è chiaro quali siano le teorie e neppure è chiaro il modo in cui ci si richiama alle tecniche che riguardano forse la composizione, oppure i processi creativi, le strategie di negoziazione e comunicazione, le modalità di presentazione del progetto, le tecniche digitali al servizio del progetto, e infine le tecniche a cui forse allude la dizione, cioè la conoscenza e l’appropriato impiego dei materiali e delle tecnologie edilizie. In questo quadro complicato dall’incertezza dei margini e degli scopi, il dato più sicuro è l’evidente origine del corso che proviene da epoche diverse, in cui la teoria ricopriva un ruolo centrale e si manifestava in una serie di libri, articoli, lezioni, che si proponevano una rifondazione completa e radicale del quadro disciplinare.

Modelli di pensiero e di scrittura. Dalla teoria al progetto

ROCCA, ALESSANDRO
2015-01-01

Abstract

Nelle scuole anglosassoni teoria e storia dell’architettura stanno insieme sotto il segno dominante di una indicazione retrospettiva, riflessiva e critica, in cui lo sguardo è rivolto soprattutto al passato. Nelle nostre scuole italiane il corso di teoria, spesso indicato con la denominazione “Teorie e tecniche della progettazione contemporanea” o con titolazioni simili, è sganciato dalle discipline storiche e affidato a un docente dell’area di progettazione. Questa collocazione disciplinare rappresenta una scelta molto importante perché è un’indicazione esplicita nella direzione di una teoria operante, che agisce a ridosso, in contiguità e in rapporto di causa ed effetto rispetto alla pratica progettuale. E l’accorpamento di due ambiti tradizionalmente oppositivi, le teorie e le tecniche, il dire e il fare, spinge l’insegnamento in un territorio spurio in cui il teorizzare è positivamente contaminato dalla parallela attività progettuale. Provocazione interessante, perché oggi non è chiaro quali siano le teorie e neppure è chiaro il modo in cui ci si richiama alle tecniche che riguardano forse la composizione, oppure i processi creativi, le strategie di negoziazione e comunicazione, le modalità di presentazione del progetto, le tecniche digitali al servizio del progetto, e infine le tecniche a cui forse allude la dizione, cioè la conoscenza e l’appropriato impiego dei materiali e delle tecnologie edilizie. In questo quadro complicato dall’incertezza dei margini e degli scopi, il dato più sicuro è l’evidente origine del corso che proviene da epoche diverse, in cui la teoria ricopriva un ruolo centrale e si manifestava in una serie di libri, articoli, lezioni, che si proponevano una rifondazione completa e radicale del quadro disciplinare.
2015
Teoria dell'architettura
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