La conclusione delle operazioni di restauro degli altari di San Giuseppe e della Presentazione, e del mausoleo Medici, e l’importante ricorrenza del V centenario della Beatificazione dell’arcivescovo Carlo Borromeo (1610) hanno suggerito di dedicare una giornata di studi, puntando l’attenzione sulle trasformazioni promosse dal cardinale Carlo Borromeo e realizzate su disegno di Pellegrino Tibaldi (1567-1585). I decreti del Concilio di Trento emessi il 17 settembre 1562, quando Carlo Borromeo era segretario di papa Pio IV, avevano fortemente sottolineato la necessità del cultus externus. Tale ideologia fu enunciata in modo definitivo per l’architettura ecclesiastica, almeno per l’area lombarda, da Carlo Borromeo nelle sue Instructiones del 1577, e successivamente ribadita da Federico Borromeo. All’interno di questo contesto dottrinale vanno inseriti i numerosi interventi promossi dagli anni Sessanta all’interno del Duomo di Milano, che rappresentano una fondamentale tappa del processo di aggiornamento liturgico delle fabbriche ecclesiali, di cui il Duomo ha rappresentato il modello ideale nel mondo della Controriforma. Gli atti della giornata di studi, senza aver la pretesa di voler offrire un quadro esaustivo di tutte le opere avviate durante l’episcopato di Carlo Borromeo, intenono, toccando alcuni esempi, ripercorrere le vicende di questo fondamentale passaggio che avrà un suo pieno compimento nel corso del Seicento. Si tratta, rispetto la secolare coerenza formale adottata dalla Fabbrica del Duomo fin dalla sua fondazione, di una serie di episodi che segnano una mancanza di “conformità” e quindi una decisiva discontinuità. Gli altari, il battistero, lo scurolo, il tabernacolo, i pulpiti e la cinta del coro furono riformati adottando inedite scelte tipologiche, formali e decorative che presto però diventarono i nuovi modelli di riferimento. La maggior parte degli interventi, ad eccezione del battistero e degli altari, presero le mosse dal grande programma per la riorganizzazione dell’area presbiterale con la creazione di un coro iemale o scurolo per i canonici, posto sotto l’altare maggiore, ma anche ideato quale come sepolcro delle reliquie dei santi conservate nella cattedrale milanese, e, al livello superiore, con un coro che rigorosamente divideva i laici dai canonici, con il tabernacolo donato da papa Pio IV all’interno di una struttura a tempietto, con il Crocefisso collocato sulla grande trave all’ingresso del coro, il ridisegno e la ricollocazione dei due grandi organi, i due pulpiti, e infine la costruzione dell’alta cinta muraria decorata con le Storie della Vergine.

Carlo Borromeo, Pellegrino Tibaldi e la trasformazione interna del Duomo di Milano

REPISHTI, FRANCESCO
2011-01-01

Abstract

La conclusione delle operazioni di restauro degli altari di San Giuseppe e della Presentazione, e del mausoleo Medici, e l’importante ricorrenza del V centenario della Beatificazione dell’arcivescovo Carlo Borromeo (1610) hanno suggerito di dedicare una giornata di studi, puntando l’attenzione sulle trasformazioni promosse dal cardinale Carlo Borromeo e realizzate su disegno di Pellegrino Tibaldi (1567-1585). I decreti del Concilio di Trento emessi il 17 settembre 1562, quando Carlo Borromeo era segretario di papa Pio IV, avevano fortemente sottolineato la necessità del cultus externus. Tale ideologia fu enunciata in modo definitivo per l’architettura ecclesiastica, almeno per l’area lombarda, da Carlo Borromeo nelle sue Instructiones del 1577, e successivamente ribadita da Federico Borromeo. All’interno di questo contesto dottrinale vanno inseriti i numerosi interventi promossi dagli anni Sessanta all’interno del Duomo di Milano, che rappresentano una fondamentale tappa del processo di aggiornamento liturgico delle fabbriche ecclesiali, di cui il Duomo ha rappresentato il modello ideale nel mondo della Controriforma. Gli atti della giornata di studi, senza aver la pretesa di voler offrire un quadro esaustivo di tutte le opere avviate durante l’episcopato di Carlo Borromeo, intenono, toccando alcuni esempi, ripercorrere le vicende di questo fondamentale passaggio che avrà un suo pieno compimento nel corso del Seicento. Si tratta, rispetto la secolare coerenza formale adottata dalla Fabbrica del Duomo fin dalla sua fondazione, di una serie di episodi che segnano una mancanza di “conformità” e quindi una decisiva discontinuità. Gli altari, il battistero, lo scurolo, il tabernacolo, i pulpiti e la cinta del coro furono riformati adottando inedite scelte tipologiche, formali e decorative che presto però diventarono i nuovi modelli di riferimento. La maggior parte degli interventi, ad eccezione del battistero e degli altari, presero le mosse dal grande programma per la riorganizzazione dell’area presbiterale con la creazione di un coro iemale o scurolo per i canonici, posto sotto l’altare maggiore, ma anche ideato quale come sepolcro delle reliquie dei santi conservate nella cattedrale milanese, e, al livello superiore, con un coro che rigorosamente divideva i laici dai canonici, con il tabernacolo donato da papa Pio IV all’interno di una struttura a tempietto, con il Crocefisso collocato sulla grande trave all’ingresso del coro, il ridisegno e la ricollocazione dei due grandi organi, i due pulpiti, e infine la costruzione dell’alta cinta muraria decorata con le Storie della Vergine.
2011
Veneranda Fabbrica del Duomo
9788886752589
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