Si invita a riflettere sulla natura transitoria e temporanea dello spazio che le acque del fiume Po lasciano scoperto a causa della crescente siccità effetto del cambiamento climatico e che nella primavera/state 2022 è stata riconosciuta come un’emergenza che non accenna a rientrare. La terra arida, che dal letto del fiume si propaga nelle campagne produttive, disvela nuovi margini in cui l’architettura del paesaggio può operare attraverso sistemi di riferimento che scardinano le categorie temporali e reinterpretano la stagionalità delle trasformazioni. Nel corso dei secoli sistemi idraulici, argini, barriere e movimenti di suolo monumentali hanno armato il territorio della Pianura Padana con l’obiettivo di mantenere il Grande Fiume tra due linee che corrono parallele verso il mare e di controllarne la portata. Inoltre, la variazione della sezione del letto del fiume, a causa delle attività estrattive di gas naturale e del fenomeno di subsidenza1, ha determinato le rotte del Po (l'Alluvione del Polesine del novembre 1951, l’evento più catastroficamente famoso, le due rotte del Po di Goro nell'Isola di Ariano, la rottura dell'argine a mare in Comune di Porto Tolle ed altre) con conseguenti ed ingenti spese di consolidamento e innalzamento delle strutture difensive. Oggi la contrazione della portata che si registra a Piacenza 237 mc/s, dove la portata media mensile era di 736 mc/s2, espone un lembo di terra nuovo: le rive si allargano quasi fino a toccarsi lasciando trapelare una superficie di suolo che nell’emergere dalle acque espone i segni della ritirata e di una natura sconfitta. A questo fenomeno si alternano violenti e sporadici momenti di piena causati dalle bombe d’acqua e dai temporali distruttivi che si abbattono episodicamente concentrando tutta la loro intensità in episodi circoscritti e furiosi. La lotta che si è compiuto per strappare all’acqua la terra fertile della pianura sembra vinta non per meriti ingegneristici e di pianificazione ma a causa di fattori sfuggiti al controllo, effetti indesiderati del progresso e della crescita economica, risultato di anni di sfruttamento sconsiderato delle risorse. La prospettiva che si apre lascia spazio ad una riflessione che, nel rilievo delle presenti condizioni, invita ad aggiornare i sistemi di riferimento temporali prendendo in considerazione l'alternanza fiumana/scarsità: veemenza e sporadicità di eventi atmosferici improvvisi costringono a ripensare gli strumenti della flessibilità delle soluzioni adottate, la tempestività dell’adattamento e la controvertibilità degli interventi per un suolo nuovo in continua mutazione e dai margini imprecisi e incontenibili.

I territori della pianura irrigua del Po Un paesaggio conteso tra siccità ed esondazioni

S. Protasoni
2023-01-01

Abstract

Si invita a riflettere sulla natura transitoria e temporanea dello spazio che le acque del fiume Po lasciano scoperto a causa della crescente siccità effetto del cambiamento climatico e che nella primavera/state 2022 è stata riconosciuta come un’emergenza che non accenna a rientrare. La terra arida, che dal letto del fiume si propaga nelle campagne produttive, disvela nuovi margini in cui l’architettura del paesaggio può operare attraverso sistemi di riferimento che scardinano le categorie temporali e reinterpretano la stagionalità delle trasformazioni. Nel corso dei secoli sistemi idraulici, argini, barriere e movimenti di suolo monumentali hanno armato il territorio della Pianura Padana con l’obiettivo di mantenere il Grande Fiume tra due linee che corrono parallele verso il mare e di controllarne la portata. Inoltre, la variazione della sezione del letto del fiume, a causa delle attività estrattive di gas naturale e del fenomeno di subsidenza1, ha determinato le rotte del Po (l'Alluvione del Polesine del novembre 1951, l’evento più catastroficamente famoso, le due rotte del Po di Goro nell'Isola di Ariano, la rottura dell'argine a mare in Comune di Porto Tolle ed altre) con conseguenti ed ingenti spese di consolidamento e innalzamento delle strutture difensive. Oggi la contrazione della portata che si registra a Piacenza 237 mc/s, dove la portata media mensile era di 736 mc/s2, espone un lembo di terra nuovo: le rive si allargano quasi fino a toccarsi lasciando trapelare una superficie di suolo che nell’emergere dalle acque espone i segni della ritirata e di una natura sconfitta. A questo fenomeno si alternano violenti e sporadici momenti di piena causati dalle bombe d’acqua e dai temporali distruttivi che si abbattono episodicamente concentrando tutta la loro intensità in episodi circoscritti e furiosi. La lotta che si è compiuto per strappare all’acqua la terra fertile della pianura sembra vinta non per meriti ingegneristici e di pianificazione ma a causa di fattori sfuggiti al controllo, effetti indesiderati del progresso e della crescita economica, risultato di anni di sfruttamento sconsiderato delle risorse. La prospettiva che si apre lascia spazio ad una riflessione che, nel rilievo delle presenti condizioni, invita ad aggiornare i sistemi di riferimento temporali prendendo in considerazione l'alternanza fiumana/scarsità: veemenza e sporadicità di eventi atmosferici improvvisi costringono a ripensare gli strumenti della flessibilità delle soluzioni adottate, la tempestività dell’adattamento e la controvertibilità degli interventi per un suolo nuovo in continua mutazione e dai margini imprecisi e incontenibili.
2023
Arido. Proogetti e azioni per paesaggi lungimiranti
9788865485088
Paesaggio, Fiume Po, Siccità, Esondazioni, Pianura irrigua
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1263653
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