Lo scritto si apre sullo sfondo di una condizione di fragilità vissuta durante l’emergenza COVID all’interno di un Ospedale milanese sito nel margine nord della città, in un contesto liminale oggi inglobato nella diffusione periurbana. La riflessione apre lo sguardo oltre le mura del recinto ospedaliero e si traduce in un percorso narrativo sulla nuova ‘dimensione’ della periferia nella città contemporaneità, sospesa tra una condizione ancora liminale, che la riconosce come frangia ‘grigia’ della città consolidata e una condizione opposta che la reinterpreta come ‘introflessione’ urbana, spazio interstiziale nella città centrale, luogo sospeso tra disagio abitativo e condizione di marginalità, dove spesso la ‘natura’ torna (a ritroso) a diventare l’attore principale della scena urbana. A partire da questo osservatorio lo sguardo si ‘sdoppia’ sulle due aree che contraddistinguono i margini del recinto ospedaliero, ovvero Bovisa ad Ovest, segnata dalla geometria perfetta della goccia e ancora memore, nonostante il mutamento, di una storia recente fatta di case popolari, fabbriche abbandonate, capannoni e gasometri che ricordano il vissuto precedente, e Bicocca, risultato di un processo trasformativo di lunga durata che l’ha sottoposta, nel giro di vent’anni, ad una pressochè totale “modificazione critica dell’esistente” (come direbbe Gregotti, suo nume tutelare), benchè rispettosa delle tracce ortogonali della griglia delle prime industrie Pirelli. Il racconto si dipana tra il riconoscimento ancora possibile delle loro identità e l’omogenea realtà di un presente che tende ad omologare ogni elemento nelle sequenze tutte uguali dei paesaggi contemporanei, dove sembra perdersi ogni memoria dell’abitato preesistente e dove la natura (anche se residuale) sembra riaffiorare con sempre più urgenza nei vuoti dimenticati dalla pianificazione più recente, negli spazi ancora in via di abbandono, negli intervalli distanziatori della città densa, secondo un movimento a ritroso che sembra riscattarne il diritto ad una nuova ‘urbanità’, per troppi anni dimenticata e ricoperta dai nuovi suoli della storia. _______________________________________________________________________________________
Quarta notte: periferie
Guya Bertelli
2022-01-01
Abstract
Lo scritto si apre sullo sfondo di una condizione di fragilità vissuta durante l’emergenza COVID all’interno di un Ospedale milanese sito nel margine nord della città, in un contesto liminale oggi inglobato nella diffusione periurbana. La riflessione apre lo sguardo oltre le mura del recinto ospedaliero e si traduce in un percorso narrativo sulla nuova ‘dimensione’ della periferia nella città contemporaneità, sospesa tra una condizione ancora liminale, che la riconosce come frangia ‘grigia’ della città consolidata e una condizione opposta che la reinterpreta come ‘introflessione’ urbana, spazio interstiziale nella città centrale, luogo sospeso tra disagio abitativo e condizione di marginalità, dove spesso la ‘natura’ torna (a ritroso) a diventare l’attore principale della scena urbana. A partire da questo osservatorio lo sguardo si ‘sdoppia’ sulle due aree che contraddistinguono i margini del recinto ospedaliero, ovvero Bovisa ad Ovest, segnata dalla geometria perfetta della goccia e ancora memore, nonostante il mutamento, di una storia recente fatta di case popolari, fabbriche abbandonate, capannoni e gasometri che ricordano il vissuto precedente, e Bicocca, risultato di un processo trasformativo di lunga durata che l’ha sottoposta, nel giro di vent’anni, ad una pressochè totale “modificazione critica dell’esistente” (come direbbe Gregotti, suo nume tutelare), benchè rispettosa delle tracce ortogonali della griglia delle prime industrie Pirelli. Il racconto si dipana tra il riconoscimento ancora possibile delle loro identità e l’omogenea realtà di un presente che tende ad omologare ogni elemento nelle sequenze tutte uguali dei paesaggi contemporanei, dove sembra perdersi ogni memoria dell’abitato preesistente e dove la natura (anche se residuale) sembra riaffiorare con sempre più urgenza nei vuoti dimenticati dalla pianificazione più recente, negli spazi ancora in via di abbandono, negli intervalli distanziatori della città densa, secondo un movimento a ritroso che sembra riscattarne il diritto ad una nuova ‘urbanità’, per troppi anni dimenticata e ricoperta dai nuovi suoli della storia. _______________________________________________________________________________________File | Dimensione | Formato | |
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