Il testo analizza le trasformazioni che hanno interessato il complesso universitario Bocconi a partire dalla cessione della prima sede in via Senato nel 1934 al Comune di Milano e la costruzione di un nuovo stabile tra via Castiglioni e via Sarfatti, realizzato su progetto dell’arch. Giuseppe Pagano per arrivare all’epilogo: l’edificio, progettato dello studio Grafton Architects e il campus dalle linee morbide, “tracciate” dallo Studio SANAA. Si vuole in particolare sottolineare come sembra esistere un rapporto di interconnessione fra le scelte progettuali dell’architetto istriano e gli architetti che lo hanno succeduto; una visione del processo progettuale di carattere metanormativo. Tale aspetto si evince anche dalla tendenza dei progettisti, che hanno lavorato nel complesso universitario Bocconi, a modificare il proprio modus operandi liberandosi dei propri stilemi per andare a indagare nuove sintassi architettoniche. Molte delle opere presentano, infatti, giochi di incastri in cui i linguaggi si sovrappongono e spesso sono contaminati dalle “volgari” espressioni dell’architettura minore, da quella rurale o industriale, sia in ambito estetico che tecnico. Si tratta di un teorema intransigente in cui inclusione ed esclusione del contesto sembrano essere sempre in continuo rapporto dialettico. Le architetture appaiono dunque in armonia fra loro, aspetto che va a “salvaguardare lo spazio che circonda l’università”. Questa particolare situazione ha portato negli anni alla realizzazione di spazi che tendono a rinnovarsi e ad aprirsi a linguaggi architettonici diversi e diversificati. Da Pagano in poi le scelte promosse dall’istituzione universitaria milanese sembrano sempre muoversi verso progettisti che siano in grado di esprimersi attraverso un linguaggio che persegue una riflessione innovativa, proponendo “una nuova architettura qualcosa che dica sempre una parola più libera e meno convenzionale”, per creare dei landmark: segnali urbani, caratterizzanti Bocconi.
Università Bocconi: da polo universitario a campus
B. Galli
2023-01-01
Abstract
Il testo analizza le trasformazioni che hanno interessato il complesso universitario Bocconi a partire dalla cessione della prima sede in via Senato nel 1934 al Comune di Milano e la costruzione di un nuovo stabile tra via Castiglioni e via Sarfatti, realizzato su progetto dell’arch. Giuseppe Pagano per arrivare all’epilogo: l’edificio, progettato dello studio Grafton Architects e il campus dalle linee morbide, “tracciate” dallo Studio SANAA. Si vuole in particolare sottolineare come sembra esistere un rapporto di interconnessione fra le scelte progettuali dell’architetto istriano e gli architetti che lo hanno succeduto; una visione del processo progettuale di carattere metanormativo. Tale aspetto si evince anche dalla tendenza dei progettisti, che hanno lavorato nel complesso universitario Bocconi, a modificare il proprio modus operandi liberandosi dei propri stilemi per andare a indagare nuove sintassi architettoniche. Molte delle opere presentano, infatti, giochi di incastri in cui i linguaggi si sovrappongono e spesso sono contaminati dalle “volgari” espressioni dell’architettura minore, da quella rurale o industriale, sia in ambito estetico che tecnico. Si tratta di un teorema intransigente in cui inclusione ed esclusione del contesto sembrano essere sempre in continuo rapporto dialettico. Le architetture appaiono dunque in armonia fra loro, aspetto che va a “salvaguardare lo spazio che circonda l’università”. Questa particolare situazione ha portato negli anni alla realizzazione di spazi che tendono a rinnovarsi e ad aprirsi a linguaggi architettonici diversi e diversificati. Da Pagano in poi le scelte promosse dall’istituzione universitaria milanese sembrano sempre muoversi verso progettisti che siano in grado di esprimersi attraverso un linguaggio che persegue una riflessione innovativa, proponendo “una nuova architettura qualcosa che dica sempre una parola più libera e meno convenzionale”, per creare dei landmark: segnali urbani, caratterizzanti Bocconi.File | Dimensione | Formato | |
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