La profonda trasformazione dello scenario economico e sociale, sia per motivi congiunturali sia per motivi strutturali, sta facendo emergere una importante tendenza innovativa verso la ristrutturazione del sistema produttivo italiano, caratterizzato per lo più come è noto da piccole e medie imprese. Molti dei problemi tradizionali ai quali le PMI devono far fronte – mancanza di finanziamenti, difficoltà di sfruttamento della tecnologia, capacità manageriali limitate, scarsa produttività, vincoli normativi – si aggravano in un sistema globalizzato e in un ambiente dominato dalla tecnologia. Per le piccole aziende si impone la necessità di comprimere i costi e di mettere a punto strategie complesse, basate su una gestione efficiente della capacità produttiva esistente, raccordata con l’innovazione dei prodotti al fine di rispondere a stimoli che il mercato propone con tempi sempre più stretti. Oltre a nuova managerialità, la sfida diventa quella di formare nuove risorse in grado di operare in un contesto globale, con spirito imprenditoriale e capaci di essere integratori e commutatori di esperienze e conoscenze tra una molteplicità di ambiti. In questo quadro si rafforza la tendenza di potenziare la connessione tra l’industria e le università proprio come fattore strategico per aumentare le opportunità di crescita per entrambe le parti (formativa e di ricerca per l’accademia e di innovazione per le imprese). E sempre per questo, è vincente il modello dei network, più o meno strutturati, basati su una convergenza di culture e linguaggi e su coerenti e condivise strategie di sviluppo tecnologico e di innovazione. Ma serve una regia, una nuova managerialità capace di integrare e mettere a frutto saperi diversi. Il designer, per la sua transdisciplinarietà e trasversalità, si candida a essere questa figura di mediazione, diventa cioè il possibile connettore strategico, ponte tra imprese e accademia, con l’obiettivo di attivare e rendere accessibile la ricerca anche per quelle realtà produttive che altrimenti avrebbero limiti strutturali, intrinsechi alla piccola dimensione, per fare innovazione: il design quindi come attivatore e gestore di azioni comuni di networking, driver anche dell’internazionalizzazione del sistema industriale locale chiamato a operare su una scala tecnologica molto elevata.
Innovazione, ricerca e formazione. l’importanza di un approccio transdisciplinare: il caso delle PMI
M. Bisson;S. Palmieri;A. Ianniello
2022-01-01
Abstract
La profonda trasformazione dello scenario economico e sociale, sia per motivi congiunturali sia per motivi strutturali, sta facendo emergere una importante tendenza innovativa verso la ristrutturazione del sistema produttivo italiano, caratterizzato per lo più come è noto da piccole e medie imprese. Molti dei problemi tradizionali ai quali le PMI devono far fronte – mancanza di finanziamenti, difficoltà di sfruttamento della tecnologia, capacità manageriali limitate, scarsa produttività, vincoli normativi – si aggravano in un sistema globalizzato e in un ambiente dominato dalla tecnologia. Per le piccole aziende si impone la necessità di comprimere i costi e di mettere a punto strategie complesse, basate su una gestione efficiente della capacità produttiva esistente, raccordata con l’innovazione dei prodotti al fine di rispondere a stimoli che il mercato propone con tempi sempre più stretti. Oltre a nuova managerialità, la sfida diventa quella di formare nuove risorse in grado di operare in un contesto globale, con spirito imprenditoriale e capaci di essere integratori e commutatori di esperienze e conoscenze tra una molteplicità di ambiti. In questo quadro si rafforza la tendenza di potenziare la connessione tra l’industria e le università proprio come fattore strategico per aumentare le opportunità di crescita per entrambe le parti (formativa e di ricerca per l’accademia e di innovazione per le imprese). E sempre per questo, è vincente il modello dei network, più o meno strutturati, basati su una convergenza di culture e linguaggi e su coerenti e condivise strategie di sviluppo tecnologico e di innovazione. Ma serve una regia, una nuova managerialità capace di integrare e mettere a frutto saperi diversi. Il designer, per la sua transdisciplinarietà e trasversalità, si candida a essere questa figura di mediazione, diventa cioè il possibile connettore strategico, ponte tra imprese e accademia, con l’obiettivo di attivare e rendere accessibile la ricerca anche per quelle realtà produttive che altrimenti avrebbero limiti strutturali, intrinsechi alla piccola dimensione, per fare innovazione: il design quindi come attivatore e gestore di azioni comuni di networking, driver anche dell’internazionalizzazione del sistema industriale locale chiamato a operare su una scala tecnologica molto elevata.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Il Mulino_ Post print.pdf
Accesso riservato
Descrizione: articolo completo
:
Publisher’s version
Dimensione
1.95 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.95 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.