Il Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (United Nations Department of Economic and Social Affairs) ha recentemente sottolineato come il 54% della popolazione mondiale risiede in aree densamente urbanizzate, con una crescita esponenziale di questa percentuale nelle ultime decadi e proiezioni che raggiungono il 66% nel 2050 (Talukder et Al., 2015). In riferimento all’ambito nazionale, 42 milioni di persone abitano attualmente in aree urbanizzate e in questo contesto il concetto di Città promotrice di salute e benessere - ossia la capacità dell’ambiente costruito di promuovere e proteggere la salute fisica e mentale nelle aree urbane - diventa una sfida centrale della società contemporanea, nonché priorità delle policy di governo dei maggiori centri metropolitani. La salute deve essere considerata come un diritto fondamentale per la collettività e per ogni singolo cittadino: infatti solo in un paese la cui popolazione gode di un significativo livello di salute, garantisce anche benessere sociale ed economico. Al contempo, secondo la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obiettivo è “[…] il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”, definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità” (OMS, 1948). In questo scenario, da sempre, l’Architettura ha il presupposto di progettare le Città, ovvero luoghi, per la Società e per le persone. In generale, il progetto dei luoghi di vita e di lavoro non deve solo tenere conto della funzionalità degli spazi per esigenze individuali e collettive, ma deve anche proteggere lo stato di salute. La salute e il benessere hanno spesso stimolato riflessioni critiche e sperimentali proposte all’interno della disciplina urbana e architettonica. Basti pensare dopo la crisi della Rivoluzione Industriale, la città del XIX secolo è stata rinnovata grazie alle progettualità di architetti, ingegneri e medici illuminati, gettando le basi per le discipline dell’igiene urbana e della sostenibilità dell’ambiente costruito. Si può pertanto affermare che le tematiche relative alla salute e al benessere degli utenti sono sempre state di input e hanno stimolato l’innovazione tecnologica di prodotti e processi a diverse scale: progetti di sviluppo territoriale e urbano, di architettura e di interior design. Ad oggi, nella cultura della sostenibilità, nessun progetto urbano e architettonico può sottrarsi allo sviluppo di un approccio interdisciplinare mediante il coinvolgimento anche delle scienze mediche insieme a contributi psicologici, antropologici e sociali. E la combinazione di aspetti progettuali, l’uso dei materiali e la distribuzione degli spazi si fondono insieme a molti altri temi che sono oggetto di analisi di progetti quadro europei quali Healthy Cities promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità o ancora Safety and the 9 Healthy Living Practices promosso da Health Habitat, Housing for Health. Sempre secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un ambiente può essere definito sano se è in grado di promuovere il benessere fisico, sociale e mentale dei suoi occupanti attraverso una progettazione, costruzione e manutenzione in grado di supportare un ambiente sostenibile e una comunità coesa. Tra questi le infrastrutture verdi (il verde pubblico e attrezzato, i tetti giardino e le facciate verdi, i giardini della pioggia, ecc.) diventano elementi strategici per migliorare i centri urbani, la loro sicurezza e supportare la ridurre – tra le tante strategie di sviluppo sostenibile oggi messe in atto – a contrastare il cambiamento climatico. Nello specifico la relazione presenta gli esiti del progetto di ricerca “Green Areas and Infrastructures and Public Health Outcomes” promossa dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia (FBML).

AREE E INFRASTRUTTURE VERDI: STRATEGIE PROGETTUALI DI RESILIENZA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI E LUOGHI URBANI PER LA PROMOZIONE DI CORRETTI STILI DI VITA.

M. Gola;M. Buffoli;A. Rebecchi;S. Capolongo
2022-01-01

Abstract

Il Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (United Nations Department of Economic and Social Affairs) ha recentemente sottolineato come il 54% della popolazione mondiale risiede in aree densamente urbanizzate, con una crescita esponenziale di questa percentuale nelle ultime decadi e proiezioni che raggiungono il 66% nel 2050 (Talukder et Al., 2015). In riferimento all’ambito nazionale, 42 milioni di persone abitano attualmente in aree urbanizzate e in questo contesto il concetto di Città promotrice di salute e benessere - ossia la capacità dell’ambiente costruito di promuovere e proteggere la salute fisica e mentale nelle aree urbane - diventa una sfida centrale della società contemporanea, nonché priorità delle policy di governo dei maggiori centri metropolitani. La salute deve essere considerata come un diritto fondamentale per la collettività e per ogni singolo cittadino: infatti solo in un paese la cui popolazione gode di un significativo livello di salute, garantisce anche benessere sociale ed economico. Al contempo, secondo la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obiettivo è “[…] il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”, definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità” (OMS, 1948). In questo scenario, da sempre, l’Architettura ha il presupposto di progettare le Città, ovvero luoghi, per la Società e per le persone. In generale, il progetto dei luoghi di vita e di lavoro non deve solo tenere conto della funzionalità degli spazi per esigenze individuali e collettive, ma deve anche proteggere lo stato di salute. La salute e il benessere hanno spesso stimolato riflessioni critiche e sperimentali proposte all’interno della disciplina urbana e architettonica. Basti pensare dopo la crisi della Rivoluzione Industriale, la città del XIX secolo è stata rinnovata grazie alle progettualità di architetti, ingegneri e medici illuminati, gettando le basi per le discipline dell’igiene urbana e della sostenibilità dell’ambiente costruito. Si può pertanto affermare che le tematiche relative alla salute e al benessere degli utenti sono sempre state di input e hanno stimolato l’innovazione tecnologica di prodotti e processi a diverse scale: progetti di sviluppo territoriale e urbano, di architettura e di interior design. Ad oggi, nella cultura della sostenibilità, nessun progetto urbano e architettonico può sottrarsi allo sviluppo di un approccio interdisciplinare mediante il coinvolgimento anche delle scienze mediche insieme a contributi psicologici, antropologici e sociali. E la combinazione di aspetti progettuali, l’uso dei materiali e la distribuzione degli spazi si fondono insieme a molti altri temi che sono oggetto di analisi di progetti quadro europei quali Healthy Cities promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità o ancora Safety and the 9 Healthy Living Practices promosso da Health Habitat, Housing for Health. Sempre secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un ambiente può essere definito sano se è in grado di promuovere il benessere fisico, sociale e mentale dei suoi occupanti attraverso una progettazione, costruzione e manutenzione in grado di supportare un ambiente sostenibile e una comunità coesa. Tra questi le infrastrutture verdi (il verde pubblico e attrezzato, i tetti giardino e le facciate verdi, i giardini della pioggia, ecc.) diventano elementi strategici per migliorare i centri urbani, la loro sicurezza e supportare la ridurre – tra le tante strategie di sviluppo sostenibile oggi messe in atto – a contrastare il cambiamento climatico. Nello specifico la relazione presenta gli esiti del progetto di ricerca “Green Areas and Infrastructures and Public Health Outcomes” promossa dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia (FBML).
2022
9788894263848
Urban Health, Green infrastructure, Resilienza degli ambienti urbani, Verde urbano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/1203231
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