C’è un modo di fare impresa (produttiva, manifatturiera, ma anche agricola) dedicata al profitto, ma anche sociale o etica, che gioca un ruolo imprevisto sul piano dell’organizzazione della società e della realizzazione della democrazia. È un’impresa che sta a metà tra gli individui e le istituzioni, e che spesso si prende cura del territorio. Si tratta di una nuova forma di ibridazione tra produzione e welfare, in cui le forme e gli spazi dei servizi entrano all’interno dei recinti delle singole aziende, legandosi al concetto di responsabilità sociale d’impresa che, in modo sussidiario e spesso auto-organizzato, sposta funzioni assistenziali dal pubblico al privato, dalla città allo spazio industriale. “Corpo intermedio” pioniere che in situazioni fragili, ma talvolta anche in ecosistemi solidi, si sostituisce a organizzazioni e associazionismo per ripensare il modo in cui gli individui affrontano i propri bisogni, o il modo in cui partecipano alla vita civile. In dialogo con le istituzioni, le imprese presentate nel contributo hanno la forza di ripensare la città, aggregano soggetti e si fanno capofila di progetti. In un periodo di forti tagli delle risorse pubbliche e di profonda ridefinizione socio-demografica e occupazionale, le forme di secondo welfare, dunque, rappresentano, da un lato, un’opportunità per la riforma e la riqualificazione urbana; dall’altro, consentono di ampliare la dotazione di servizi, dando risposta a nuove e plurali domande sociali. Nei luoghi della crisi dell’economia distrettuale del nord Italia, nelle aree interne dell’Appennino, nei territori produttivi della Sicilia, ci sono imprese che realizzano un diverso modo di vivere insieme.

Welfare. L’impresa membrana. Le medie imprese dell’Italia di Mezzo come soggetto intermedio

C. Mattioli;
2019-01-01

Abstract

C’è un modo di fare impresa (produttiva, manifatturiera, ma anche agricola) dedicata al profitto, ma anche sociale o etica, che gioca un ruolo imprevisto sul piano dell’organizzazione della società e della realizzazione della democrazia. È un’impresa che sta a metà tra gli individui e le istituzioni, e che spesso si prende cura del territorio. Si tratta di una nuova forma di ibridazione tra produzione e welfare, in cui le forme e gli spazi dei servizi entrano all’interno dei recinti delle singole aziende, legandosi al concetto di responsabilità sociale d’impresa che, in modo sussidiario e spesso auto-organizzato, sposta funzioni assistenziali dal pubblico al privato, dalla città allo spazio industriale. “Corpo intermedio” pioniere che in situazioni fragili, ma talvolta anche in ecosistemi solidi, si sostituisce a organizzazioni e associazionismo per ripensare il modo in cui gli individui affrontano i propri bisogni, o il modo in cui partecipano alla vita civile. In dialogo con le istituzioni, le imprese presentate nel contributo hanno la forza di ripensare la città, aggregano soggetti e si fanno capofila di progetti. In un periodo di forti tagli delle risorse pubbliche e di profonda ridefinizione socio-demografica e occupazionale, le forme di secondo welfare, dunque, rappresentano, da un lato, un’opportunità per la riforma e la riqualificazione urbana; dall’altro, consentono di ampliare la dotazione di servizi, dando risposta a nuove e plurali domande sociali. Nei luoghi della crisi dell’economia distrettuale del nord Italia, nelle aree interne dell’Appennino, nei territori produttivi della Sicilia, ci sono imprese che realizzano un diverso modo di vivere insieme.
2019
medie imprese, soggetto intermedio, secondo welfare
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