L’abbandono dei borghi antichi e la riduzione del senso di comunità che li caratterizzava, rendono urgente ripensare forme e pratiche che possano riaccendere l’interesse verso i luoghi stessi, il loro patrimonio edificato e la loro possibile riattivazione. Discipline come l’allestimento e l’arte ambientale, che si occupano di creare installazioni sperimentali e temporanee nell’ambiente costruito, risultano essere di grande interesse per il ruolo che potrebbero assumere in questa direzione. La realizzazione di piccole architetture o di installazioni artistiche di breve durata è, per sua natura, un’azione “leggera”, di costo contenuto e reversibile. Rappresenta, per questo, una modalità d’intervento più facilmente perseguibile e realizzabile rispetto ad un consueto processo di ripianificazione e recupero. Si potrebbe definire, in un’unica parola, una “pre-azione”. Una pre-azione che ha come scopo quello di riportare all’attenzione un’urgenza più ampia, che richiede interventi più lunghi e complessi. Il punto che accomuna questo tipo d’interventi è quello di riferirsi fortemente ai luoghi in cui si realizzano, luoghi con una forte identità storica e ambientale, da riscoprire e reinventare. Agire in maniera effimera su di essi, metterli alla prova e reinterpretarli è un modo per mostrarne la preziosità, le qualità intrinseche e le potenzialità. Gli spazi si plasmano e si trasformano, anche se per poco tempo, sotto l’effetto dell’installazione o dell’allestimento “site specific”. Si intravedono nuovi modi d’uso e nuove qualità che un successivo intervento di recupero sarebbe in grado di offrire. Tanto più l’azione è di tipo partecipato, ovvero in grado di coinvolgere un ampio numero di persone sia nel processo creativo che in quello realizzativo, tanto più è efficace. Ed è, soprattutto, in grado di trasferire nello spazio fisico concreto il “senso del luogo”, ovvero la sensazione di accoglienza e condivisione che solo l’azione umana è in grado di produrre. Negli ultimi anni, sia in ambito nazionale che internazionale, le azioni temporanee sul patrimonio storico costruito, degradato o in abbandono, si stanno ampiamente diffondendo. Questo a testimonianza dell’efficacia che la sorpresa che l’azione temporanea produce, è in grado di raggiungere un numero sempre maggiore di persone e di accrescerne la consapevolezza verso i temi di valorizzazione e recupero architettonico e ambientale. L’obiettivo di quest’intervento è quello di illustrare alcune recenti esperienze realizzate in contesti in abbandono, individuarne i tratti comuni, le eventuali criticità e gli esiti, ai fini di delineare dei possibili scenari in cui l’azione temporanea possa essere strumento utile di azione preliminare sul patrimonio costruito.
Allestimenti temporanei per il recupero: una “pre-azione"
L. Ottolini;
2018-01-01
Abstract
L’abbandono dei borghi antichi e la riduzione del senso di comunità che li caratterizzava, rendono urgente ripensare forme e pratiche che possano riaccendere l’interesse verso i luoghi stessi, il loro patrimonio edificato e la loro possibile riattivazione. Discipline come l’allestimento e l’arte ambientale, che si occupano di creare installazioni sperimentali e temporanee nell’ambiente costruito, risultano essere di grande interesse per il ruolo che potrebbero assumere in questa direzione. La realizzazione di piccole architetture o di installazioni artistiche di breve durata è, per sua natura, un’azione “leggera”, di costo contenuto e reversibile. Rappresenta, per questo, una modalità d’intervento più facilmente perseguibile e realizzabile rispetto ad un consueto processo di ripianificazione e recupero. Si potrebbe definire, in un’unica parola, una “pre-azione”. Una pre-azione che ha come scopo quello di riportare all’attenzione un’urgenza più ampia, che richiede interventi più lunghi e complessi. Il punto che accomuna questo tipo d’interventi è quello di riferirsi fortemente ai luoghi in cui si realizzano, luoghi con una forte identità storica e ambientale, da riscoprire e reinventare. Agire in maniera effimera su di essi, metterli alla prova e reinterpretarli è un modo per mostrarne la preziosità, le qualità intrinseche e le potenzialità. Gli spazi si plasmano e si trasformano, anche se per poco tempo, sotto l’effetto dell’installazione o dell’allestimento “site specific”. Si intravedono nuovi modi d’uso e nuove qualità che un successivo intervento di recupero sarebbe in grado di offrire. Tanto più l’azione è di tipo partecipato, ovvero in grado di coinvolgere un ampio numero di persone sia nel processo creativo che in quello realizzativo, tanto più è efficace. Ed è, soprattutto, in grado di trasferire nello spazio fisico concreto il “senso del luogo”, ovvero la sensazione di accoglienza e condivisione che solo l’azione umana è in grado di produrre. Negli ultimi anni, sia in ambito nazionale che internazionale, le azioni temporanee sul patrimonio storico costruito, degradato o in abbandono, si stanno ampiamente diffondendo. Questo a testimonianza dell’efficacia che la sorpresa che l’azione temporanea produce, è in grado di raggiungere un numero sempre maggiore di persone e di accrescerne la consapevolezza verso i temi di valorizzazione e recupero architettonico e ambientale. L’obiettivo di quest’intervento è quello di illustrare alcune recenti esperienze realizzate in contesti in abbandono, individuarne i tratti comuni, le eventuali criticità e gli esiti, ai fini di delineare dei possibili scenari in cui l’azione temporanea possa essere strumento utile di azione preliminare sul patrimonio costruito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.