Nel 1946 poco meno di centocinquanta tecnici, fra cui trentacinque professionisti esterni all'amministrazione comunale –ingegneri e architetti - fra i più capaci e promettenti di Milano, organizzati in commissioni, realizzarono un Censimento urbanistico di tutta la città e arrivarono poi alla redazione, nel 1948, del nuovo PRG (il Piano Venanzi, dal nome dell’allora assessore all’urbanistica che coordinò l’intera iniziativa), approvato nel 1953 con colpevole ritardo, a ricostruzione ormai avviata. È difficile arrivare a delineare con precisione con quale grado di conoscenza, considerazione e consapevolezza per le problematiche della tutela operarono i membri delle diverse commissioni per il piano. Ed è altresì problematico definire entro quale orizzonte e limiti intesero legittimare (o accettarono che venissero confinate) tali problematiche, e quale fu il ruolo attribuito alle preesistenze e alla loro cura nell’ambito del processo di ricostruzione e di indirizzo dei destini della città e della sua compagine sociale. Quale fosse, in sostanza, la loro concezione della storia e delle modalità con cui questa si rende conoscibile per mezzo delle testimonianze materiali. Nell’impossibilità di proporre una sintesi, il saggio tenta piuttosto di isolare e di restituire il carattere dei diversi sguardi sul passato (e sul suo futuro) di coloro che operarono in quei frangenti (e anche in seguito). Ricercando tracce e indizi del loro modo di guardare alla città esistente all’interno dei contributi di pensiero e di progetto che produssero e che esplicitarono nelle occasioni di confronto e di manifestazione di idee alle quali parteciparono, durante il conflitto e soprattutto dopo la Liberazione. Si restituisce inevitabilmente un quadro indiziario, che però nella sua frammentarietà e nelle sue sfumature finisce per rivelarsi tutt’altro che privo di trame omogenee e non certo esente da riferimenti alle più generali intenzionalità, più o meno ufficiali e dichiarate, con cui l’architettura e l’urbanistica di allora guardavano operativamente alla città storica.
Lo sguardo sulla città
PERTOT, GIANFRANCO
2016
Abstract
Nel 1946 poco meno di centocinquanta tecnici, fra cui trentacinque professionisti esterni all'amministrazione comunale –ingegneri e architetti - fra i più capaci e promettenti di Milano, organizzati in commissioni, realizzarono un Censimento urbanistico di tutta la città e arrivarono poi alla redazione, nel 1948, del nuovo PRG (il Piano Venanzi, dal nome dell’allora assessore all’urbanistica che coordinò l’intera iniziativa), approvato nel 1953 con colpevole ritardo, a ricostruzione ormai avviata. È difficile arrivare a delineare con precisione con quale grado di conoscenza, considerazione e consapevolezza per le problematiche della tutela operarono i membri delle diverse commissioni per il piano. Ed è altresì problematico definire entro quale orizzonte e limiti intesero legittimare (o accettarono che venissero confinate) tali problematiche, e quale fu il ruolo attribuito alle preesistenze e alla loro cura nell’ambito del processo di ricostruzione e di indirizzo dei destini della città e della sua compagine sociale. Quale fosse, in sostanza, la loro concezione della storia e delle modalità con cui questa si rende conoscibile per mezzo delle testimonianze materiali. Nell’impossibilità di proporre una sintesi, il saggio tenta piuttosto di isolare e di restituire il carattere dei diversi sguardi sul passato (e sul suo futuro) di coloro che operarono in quei frangenti (e anche in seguito). Ricercando tracce e indizi del loro modo di guardare alla città esistente all’interno dei contributi di pensiero e di progetto che produssero e che esplicitarono nelle occasioni di confronto e di manifestazione di idee alle quali parteciparono, durante il conflitto e soprattutto dopo la Liberazione. Si restituisce inevitabilmente un quadro indiziario, che però nella sua frammentarietà e nelle sue sfumature finisce per rivelarsi tutt’altro che privo di trame omogenee e non certo esente da riferimenti alle più generali intenzionalità, più o meno ufficiali e dichiarate, con cui l’architettura e l’urbanistica di allora guardavano operativamente alla città storica.File | Dimensione | Formato | |
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