Fra innamoramento e abduzione ci sono molte analogie, ma un loro carattere in comune è fra i molti il più importante: ambedue le esperienze, mentali e sentimentali, prendono avvio da una immagine, la quale si presenta come fatto sorprendente. Immagine come volto, come evento accidentale, come visione, come idea, come oggetto che dà luogo a una idealizzazione. Anche il tono di una voce e un modo di camminare sono, in questo senso, immagine. Qui bisogna intendere l’immagine come fenomeno che si presenta così come appare. È la somiglianza di qualcosa di sorprendentemente familiare, la somiglianza che porta all’identità, di sé stessi o di ciò che produce il sentimento dell’appartenenza. Così, l’innamoramento è una serendipità sui generis: è trovare l’immagine di ciò che si cercava, ma che non si sapeva nemmeno esistesse. Forse allora la progettualità è anche la ricerca di uno stato di questo tipo di identità, una identità nella quale ci riconosciamo, a cui pensiamo di appartenere, ma che non possediamo e che ci manca. Per questo cerchiamo di ri-conoscerla in un’immagine che sta fuori di noi. Estranea, eppure familiare. Estranea perché è davvero fuori di me, dal mio raggio vitale, fuori dalla mia esperienza; e perché l’incontro è accidentale, pura casualità; ma è tuttavia familiare perché la ri-conosciamo subito, senza sapere perché, all’improvviso, come parte del nostro proprio ambiente. L’immagine non sta più nel mondo di tutti, sta nel mio ambiente, dove il contatto con le cose privo di schermo e di riflessione. Ci si innamora perché si è disposti ad ‘abbandonarsi’ alla sensorialità, a farsi guidare dalla sensorialità. Il che vuol forse dire che la progettualità (design, nella sua accezione più piena e coinvolgente) è il tentativo di creare un ‘ambiente’ o una relazione oggettuale dove ci facciamo guidare da una sensorialità cercata, anch’essa progettata.

Innamoramento e abduzione. Il progetto, l’imprevisto, l’improvviso

ZINGALE, SALVATORE
2016-01-01

Abstract

Fra innamoramento e abduzione ci sono molte analogie, ma un loro carattere in comune è fra i molti il più importante: ambedue le esperienze, mentali e sentimentali, prendono avvio da una immagine, la quale si presenta come fatto sorprendente. Immagine come volto, come evento accidentale, come visione, come idea, come oggetto che dà luogo a una idealizzazione. Anche il tono di una voce e un modo di camminare sono, in questo senso, immagine. Qui bisogna intendere l’immagine come fenomeno che si presenta così come appare. È la somiglianza di qualcosa di sorprendentemente familiare, la somiglianza che porta all’identità, di sé stessi o di ciò che produce il sentimento dell’appartenenza. Così, l’innamoramento è una serendipità sui generis: è trovare l’immagine di ciò che si cercava, ma che non si sapeva nemmeno esistesse. Forse allora la progettualità è anche la ricerca di uno stato di questo tipo di identità, una identità nella quale ci riconosciamo, a cui pensiamo di appartenere, ma che non possediamo e che ci manca. Per questo cerchiamo di ri-conoscerla in un’immagine che sta fuori di noi. Estranea, eppure familiare. Estranea perché è davvero fuori di me, dal mio raggio vitale, fuori dalla mia esperienza; e perché l’incontro è accidentale, pura casualità; ma è tuttavia familiare perché la ri-conosciamo subito, senza sapere perché, all’improvviso, come parte del nostro proprio ambiente. L’immagine non sta più nel mondo di tutti, sta nel mio ambiente, dove il contatto con le cose privo di schermo e di riflessione. Ci si innamora perché si è disposti ad ‘abbandonarsi’ alla sensorialità, a farsi guidare dalla sensorialità. Il che vuol forse dire che la progettualità (design, nella sua accezione più piena e coinvolgente) è il tentativo di creare un ‘ambiente’ o una relazione oggettuale dove ci facciamo guidare da una sensorialità cercata, anch’essa progettata.
2016
Storia Storie Romanzo. Per una filosofia delle narrazioni
978-88-495-3090-2
abduzione, semiotica, innamoramento, immagine, progetto, imprevisto,
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