La conoscenza della vita utile di un edificio e delle sue parti è requisito fondamentale per una progettazione consapevole di opere edili o di ingegneria, ad esempio già la direttiva CE 89/106 riconosceva che i prodotti da costruzione immessi sul mercato “devono consentire la costruzione di opere che soddisfano, per una durata di vita economicamente accettabile,” i sei requisiti essenziali. Gli strumenti per progettare la vita utile delle opere e delle loro parti sono oggigiorno sufficientemente diffusi e consolidati, tra questi il metodo fattoriale è probabilmente il più conosciuto ed impiegato. Esso è descritto nella norma ISO 15686 “Service life planning” e nella UNI 11156 “Valutazione della durabilità dei componenti edilizi”, ed è utilizzato con differenti declinazioni in svariati progetti in giro per il mondo, si pensi ad esempio al Giappone dove il la valutazione della vita utile con un metodo simil-fattoriale è obbligatoria per tutte le opere pubbliche. Sulla base del metodo fattoriale come descritto nella citata norma ISO si sono poi sviluppati metodi di previsione che tentano di sopperire ai due principali difetti del metodo: la soggettività e la difettosa modellazione dei fenomeni fisici che influenzano la durata di materiali e componenti. In questo articolo si illustreranno le implicazioni dell’utilizzo del metodo fattoriale nei diversi stadi del progetto, dal preliminare all’esecutivo, analizzando le implicazioni legate a semplificazioni o approssimazioni che il metodo consente, o addirittura costringe a fare, sulla progettazione e programmazione della manutenzione e sulle valutazioni economiche e di sostenibilità da prendersi in fase di progettazione (LCC o LCA).
Il metodo fattoriale come strumento di previsione della vita utile nei diversi momenti del progetto
RE CECCONI, FULVIO;LUPICA SPAGNOLO, SONIA
2010-01-01
Abstract
La conoscenza della vita utile di un edificio e delle sue parti è requisito fondamentale per una progettazione consapevole di opere edili o di ingegneria, ad esempio già la direttiva CE 89/106 riconosceva che i prodotti da costruzione immessi sul mercato “devono consentire la costruzione di opere che soddisfano, per una durata di vita economicamente accettabile,” i sei requisiti essenziali. Gli strumenti per progettare la vita utile delle opere e delle loro parti sono oggigiorno sufficientemente diffusi e consolidati, tra questi il metodo fattoriale è probabilmente il più conosciuto ed impiegato. Esso è descritto nella norma ISO 15686 “Service life planning” e nella UNI 11156 “Valutazione della durabilità dei componenti edilizi”, ed è utilizzato con differenti declinazioni in svariati progetti in giro per il mondo, si pensi ad esempio al Giappone dove il la valutazione della vita utile con un metodo simil-fattoriale è obbligatoria per tutte le opere pubbliche. Sulla base del metodo fattoriale come descritto nella citata norma ISO si sono poi sviluppati metodi di previsione che tentano di sopperire ai due principali difetti del metodo: la soggettività e la difettosa modellazione dei fenomeni fisici che influenzano la durata di materiali e componenti. In questo articolo si illustreranno le implicazioni dell’utilizzo del metodo fattoriale nei diversi stadi del progetto, dal preliminare all’esecutivo, analizzando le implicazioni legate a semplificazioni o approssimazioni che il metodo consente, o addirittura costringe a fare, sulla progettazione e programmazione della manutenzione e sulle valutazioni economiche e di sostenibilità da prendersi in fase di progettazione (LCC o LCA).File | Dimensione | Formato | |
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