L’intervento affronta il tema degli ex sanatori realizzati lungo l’arco alpino per combattere la tubercolosi tra il 1870 e il 1940. L’analisi si concentra sulle questioni di tutela nell’ambito del processo di trasformazione avviato alla conclusione dell’esperienza sanatoriale: l’aggiornamento in altra destinazione sanitaria, l’abbandono, il recupero e riuso non-sanitario, più o meno adattivo. Recenti esperienze nelle ex città sanatoriali delle Alpi sono analizzate e confrontate. Negli ultimi anni la riflessione sui sanatori si è precisata con la discussione del legame tra tubercolosi, estetica e architettura moderna, laddove nei precetti igienici alla base dell’architettura sanatoriale sono stati ravvisati i prodromi di quella moderna. Per questa via, si è stabilito il valore culturale degli ex sanatori e i più noti sono oggi in lista d’attesa per il riconoscimento UNESCO. La ventennale ricerca su Zonnestraal ha confermato l’autenticità materiale come principio guida anche per il restauro di questo patrimonio del XX secolo. Alle esperienze su singoli casi, si affiancano oggi le ricerche di inventario (Grandvoinnet, 2014). Nazionalismo, internazionalismo e localismo, inteso come interpretazione dei caratteri insediativi del “costruire in montagna”, sono la base dell’architettura moderna dei sanatori. In Svizzera, la transizione da sanatoriale a turistica si è compiuta nel segno della continuità a Leysin e a Davos, ovvero della rimozione come a S. Moritz. In Francia e in Italia questo processo è più controverso. In trent’anni non sono mancati i tentativi di recupero dettati più da questioni locali e occupazionali che non da una strategia condivisa di tutela e riuso. Accanto alla dimensione tangibile degli edifici, � �� �� � è rilevante, sebbene negletto, il valore “intangibile” di questo patrimonio, fatto di storia della medicina, memoria collettiva e cultura dell’accoglienza stratificata nelle comunità locali. Le due città sanatoriali di Sondalo e Passy sono messe a confronto, focalizzando sulle recenti esperienze di tutela e riuso e sul fatto che, in entrambi i casi, la natura “patrimoniale” degli edifici è stata uno stimolo, anziché un freno, al processo di rigenerazione. L’ex sanatorio di Martel de Janville si è trasformato in un complesso turistico-residenziale grazie al precoce riconoscimento del valore architettonico e ai benefici connessi al suo status di monument historique. Il restauro di una parte dell’ex Villaggio sanatoriale di Sondalo e il suo riuso per attività culturali e museali, stimola il processo di rigenerazione dell’intero complesso, trascurato sia dalla funzione sanitaria sia dall’iniziativa immobiliare. La questione è come rigenerare questo vasto patrimonio, originariamente concepito per un unico scopo: da un lato adattarlo a nuove funzioni come la residenza e l’ospitalità, con la parcellizzazione dei complessi e il rinnovamento dei singoli edifici; dall’altro recuperare il suo valore di architettura sociale finalizzata alla prevenzione, anziché alla cura della salute pubblica, assecondando l’orientamento della medicina occidentale per la tutela del benessere generale dell’individuo, piuttosto che per il trattamento della patologia.

L’eredità della montagna magica: esperienze di tutela e riuso nei sanatori alpini

DEL CURTO, DAVIDE
2015-01-01

Abstract

L’intervento affronta il tema degli ex sanatori realizzati lungo l’arco alpino per combattere la tubercolosi tra il 1870 e il 1940. L’analisi si concentra sulle questioni di tutela nell’ambito del processo di trasformazione avviato alla conclusione dell’esperienza sanatoriale: l’aggiornamento in altra destinazione sanitaria, l’abbandono, il recupero e riuso non-sanitario, più o meno adattivo. Recenti esperienze nelle ex città sanatoriali delle Alpi sono analizzate e confrontate. Negli ultimi anni la riflessione sui sanatori si è precisata con la discussione del legame tra tubercolosi, estetica e architettura moderna, laddove nei precetti igienici alla base dell’architettura sanatoriale sono stati ravvisati i prodromi di quella moderna. Per questa via, si è stabilito il valore culturale degli ex sanatori e i più noti sono oggi in lista d’attesa per il riconoscimento UNESCO. La ventennale ricerca su Zonnestraal ha confermato l’autenticità materiale come principio guida anche per il restauro di questo patrimonio del XX secolo. Alle esperienze su singoli casi, si affiancano oggi le ricerche di inventario (Grandvoinnet, 2014). Nazionalismo, internazionalismo e localismo, inteso come interpretazione dei caratteri insediativi del “costruire in montagna”, sono la base dell’architettura moderna dei sanatori. In Svizzera, la transizione da sanatoriale a turistica si è compiuta nel segno della continuità a Leysin e a Davos, ovvero della rimozione come a S. Moritz. In Francia e in Italia questo processo è più controverso. In trent’anni non sono mancati i tentativi di recupero dettati più da questioni locali e occupazionali che non da una strategia condivisa di tutela e riuso. Accanto alla dimensione tangibile degli edifici, � �� �� � è rilevante, sebbene negletto, il valore “intangibile” di questo patrimonio, fatto di storia della medicina, memoria collettiva e cultura dell’accoglienza stratificata nelle comunità locali. Le due città sanatoriali di Sondalo e Passy sono messe a confronto, focalizzando sulle recenti esperienze di tutela e riuso e sul fatto che, in entrambi i casi, la natura “patrimoniale” degli edifici è stata uno stimolo, anziché un freno, al processo di rigenerazione. L’ex sanatorio di Martel de Janville si è trasformato in un complesso turistico-residenziale grazie al precoce riconoscimento del valore architettonico e ai benefici connessi al suo status di monument historique. Il restauro di una parte dell’ex Villaggio sanatoriale di Sondalo e il suo riuso per attività culturali e museali, stimola il processo di rigenerazione dell’intero complesso, trascurato sia dalla funzione sanitaria sia dall’iniziativa immobiliare. La questione è come rigenerare questo vasto patrimonio, originariamente concepito per un unico scopo: da un lato adattarlo a nuove funzioni come la residenza e l’ospitalità, con la parcellizzazione dei complessi e il rinnovamento dei singoli edifici; dall’altro recuperare il suo valore di architettura sociale finalizzata alla prevenzione, anziché alla cura della salute pubblica, assecondando l’orientamento della medicina occidentale per la tutela del benessere generale dell’individuo, piuttosto che per il trattamento della patologia.
2015
Alpi, Architettura, Patrimonio. Temi di progetto, tutela, sviluppo sostenibile
9788857532905
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