Negli ultimi anni il tema del consumo di suolo è entrato ampiamente nel dibattito disciplinare e culturale del nostro paese. Tuttavia, se oggi la contabilità delle trasformazioni d’uso del suolo sembra avviata verso un progressivo affinamento delle misure, ancora carente è invece l’elaborazione di politiche che possano incidere e supportare, ai diversi livelli di governo, un’azione efficace e integrata di contenimento del consumo di suolo. Di fronte a processi di continua urbanizzazione, con la conseguente perdita di valori ecosistemici, ambientali e produttivi del nostro territorio, in parte indifferenti anche agli effetti della recessione economica, diventa, infatti, sempre più urgente mettere in campo strategie pubbliche in grado di contenere efficacemente il consumo o meglio lo spreco di suolo e di proporre una nuova idea di sviluppo. Un’esigenza di cui sembra essersi accorta anche l’agenda politica: negli ultimi due anni sono state presentate, sia a livello nazionale che regionale, numerose proposte di legge che, pur con connotazioni eterogenee, sono accumunate dall’obiettivo di fornire strumenti e politiche per limitare l’urbanizzazione del suolo. Le strategie messe in pratica in altri paesi europei evidenziano come un’azione efficace di contenimento dei processi di urbanizzazione richieda un approccio integrato, capace di combinare forme di regolazione degli usi del suolo (“green belt”, vincoli ambientali, corridoi ecologici, reti verdi), con interventi di mitigazione, compensazione ecologica e monitoraggio degli impatti generati dalle trasformazioni. Tuttavia soprattutto due campi d’azione sembrano prioritari. Il primo riguarda l’applicazione di dispositivi fiscali capaci di incidere nei processi di urbanizzazione attraverso un’apprezzabile riduzione dei margini di convenienza nella trasformazione dei suoli liberi. Il secondo è quello della rigenerazione urbana. Qualunque strategia si voglia privilegiare nella limitazione del consumo di suolo è necessario integrarla strettamente con politiche di sostegno alla rigenerazione e riqualificazione della città esistente, che riguardino non solo gli interventi di riuso del patrimonio edilizio dismesso e sottoutilizzato, ma anche diffusamente la messa in efficienza di quegli ambiti urbani consolidati dove le condizioni di performance energetica e di sostenibilità sociale e abitativa sono critiche. Questo è il combinato decisivo su cui costruire una reale e non demagogica politica di contenimento del consumo di suolo. Da un lato rendere sempre meno conveniente la trasformazione dei suoli liberi, incidendo sulle dinamiche speculative della rendita fondiaria; dall’altro garantire la sostenibilità ai processi di rigenerazione della città esistente, sia attraverso la fiscalità, prevedendo forme di sgravio tributario per alleggerire i costi dei processi di rigenerazione urbana, sia soprattutto intervenendo nella semplificazione delle procedure, per rendere flessibili le modalità attuative e ridurre i tempi degli interventi di recupero nella città esistente. Una linea d’azione che non vuol dire deregolamentare strumenti e dispositivi normativi della pianificazione, ma che significa garantire condizioni operative certe e chiare nelle procedure di bonifica, dare certezza ai tempi di attuazione degli interventi e favorire una maggiore flessibilità nelle trasformazioni d’uso e nel recupero dell’esistente.

Tra il dire e il fare. Consumo di suolo, leggi e piani

ARCIDIACONO, ANDREA
2015-01-01

Abstract

Negli ultimi anni il tema del consumo di suolo è entrato ampiamente nel dibattito disciplinare e culturale del nostro paese. Tuttavia, se oggi la contabilità delle trasformazioni d’uso del suolo sembra avviata verso un progressivo affinamento delle misure, ancora carente è invece l’elaborazione di politiche che possano incidere e supportare, ai diversi livelli di governo, un’azione efficace e integrata di contenimento del consumo di suolo. Di fronte a processi di continua urbanizzazione, con la conseguente perdita di valori ecosistemici, ambientali e produttivi del nostro territorio, in parte indifferenti anche agli effetti della recessione economica, diventa, infatti, sempre più urgente mettere in campo strategie pubbliche in grado di contenere efficacemente il consumo o meglio lo spreco di suolo e di proporre una nuova idea di sviluppo. Un’esigenza di cui sembra essersi accorta anche l’agenda politica: negli ultimi due anni sono state presentate, sia a livello nazionale che regionale, numerose proposte di legge che, pur con connotazioni eterogenee, sono accumunate dall’obiettivo di fornire strumenti e politiche per limitare l’urbanizzazione del suolo. Le strategie messe in pratica in altri paesi europei evidenziano come un’azione efficace di contenimento dei processi di urbanizzazione richieda un approccio integrato, capace di combinare forme di regolazione degli usi del suolo (“green belt”, vincoli ambientali, corridoi ecologici, reti verdi), con interventi di mitigazione, compensazione ecologica e monitoraggio degli impatti generati dalle trasformazioni. Tuttavia soprattutto due campi d’azione sembrano prioritari. Il primo riguarda l’applicazione di dispositivi fiscali capaci di incidere nei processi di urbanizzazione attraverso un’apprezzabile riduzione dei margini di convenienza nella trasformazione dei suoli liberi. Il secondo è quello della rigenerazione urbana. Qualunque strategia si voglia privilegiare nella limitazione del consumo di suolo è necessario integrarla strettamente con politiche di sostegno alla rigenerazione e riqualificazione della città esistente, che riguardino non solo gli interventi di riuso del patrimonio edilizio dismesso e sottoutilizzato, ma anche diffusamente la messa in efficienza di quegli ambiti urbani consolidati dove le condizioni di performance energetica e di sostenibilità sociale e abitativa sono critiche. Questo è il combinato decisivo su cui costruire una reale e non demagogica politica di contenimento del consumo di suolo. Da un lato rendere sempre meno conveniente la trasformazione dei suoli liberi, incidendo sulle dinamiche speculative della rendita fondiaria; dall’altro garantire la sostenibilità ai processi di rigenerazione della città esistente, sia attraverso la fiscalità, prevedendo forme di sgravio tributario per alleggerire i costi dei processi di rigenerazione urbana, sia soprattutto intervenendo nella semplificazione delle procedure, per rendere flessibili le modalità attuative e ridurre i tempi degli interventi di recupero nella città esistente. Una linea d’azione che non vuol dire deregolamentare strumenti e dispositivi normativi della pianificazione, ma che significa garantire condizioni operative certe e chiare nelle procedure di bonifica, dare certezza ai tempi di attuazione degli interventi e favorire una maggiore flessibilità nelle trasformazioni d’uso e nel recupero dell’esistente.
2015
Una politica per le città italiane
978-88-7603-126-7
Consumo di suolo, Piani urbanistici, leggi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/964017
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