Il contributo propone una riflessione sul vasto patrimonio residenziale posseduto dai ceti medi italiani - urbani e non -, costruito nell'arco di tempo che si estende dalla fine dell'immediata ricostruzione post-bellica (anni Cinquanta) fino alla fine degli anni Ottanta. Un patrimonio con caratteristiche e localizzazioni diverse, che il contributo presenta sinteticamente ponendo l'attenzione su due fuochi: un campione di edilizia collettiva multipiano in un grande centro urbano, e un campione di edilizia mono e bi-familiare in un territorio a urbanizzazione diffusa. Un patrimonio che, al netto di tali differenze, si trova oggi all'incrocio, quasi simultaneamente, di almeno tre questioni di notevole portata. In primo luogo un invecchiamento nella sua struttura materiale negli impianti, una complicazione crescente nelle modalità di gestione e di manutenzione, e la necessità di un adeguamento alle richieste prestazionali del mercato e alle nuove domande di comfort. In secondo luogo, una crescente sfasatura tra tipologie concepite sulla base di un certo modello di famiglia e di consumo e la pluralizzazione dei modi dell'abitare e del convivere che le recenti ricerche sull'abitare ci raccontano. Terzo, l'incrinarsi di un paradigma che vedeva nella proprietà dell'abitazione un elemento di stabilità e nell'investimento in edilizia una di sicurezza: paradigma che occorre quantomeno riconsiderare alla luce dell'evolvere delle forme di tassazione sulla proprietà e dello strutturale contrarsi dei redditi rispetto ai valori degli immobili. Il contributo mette a fuoco alcune di queste dinamiche di evoluzione e propone tre linee di lavoro per il trattamento di tale patrimonio in una prospettiva di 'smobilitazione' e valorizzazione.
Le case del boom nella città contemporanea. Un'interpretazione e un'ipotesi di lavoro
ZANFI, FEDERICO
2014-01-01
Abstract
Il contributo propone una riflessione sul vasto patrimonio residenziale posseduto dai ceti medi italiani - urbani e non -, costruito nell'arco di tempo che si estende dalla fine dell'immediata ricostruzione post-bellica (anni Cinquanta) fino alla fine degli anni Ottanta. Un patrimonio con caratteristiche e localizzazioni diverse, che il contributo presenta sinteticamente ponendo l'attenzione su due fuochi: un campione di edilizia collettiva multipiano in un grande centro urbano, e un campione di edilizia mono e bi-familiare in un territorio a urbanizzazione diffusa. Un patrimonio che, al netto di tali differenze, si trova oggi all'incrocio, quasi simultaneamente, di almeno tre questioni di notevole portata. In primo luogo un invecchiamento nella sua struttura materiale negli impianti, una complicazione crescente nelle modalità di gestione e di manutenzione, e la necessità di un adeguamento alle richieste prestazionali del mercato e alle nuove domande di comfort. In secondo luogo, una crescente sfasatura tra tipologie concepite sulla base di un certo modello di famiglia e di consumo e la pluralizzazione dei modi dell'abitare e del convivere che le recenti ricerche sull'abitare ci raccontano. Terzo, l'incrinarsi di un paradigma che vedeva nella proprietà dell'abitazione un elemento di stabilità e nell'investimento in edilizia una di sicurezza: paradigma che occorre quantomeno riconsiderare alla luce dell'evolvere delle forme di tassazione sulla proprietà e dello strutturale contrarsi dei redditi rispetto ai valori degli immobili. Il contributo mette a fuoco alcune di queste dinamiche di evoluzione e propone tre linee di lavoro per il trattamento di tale patrimonio in una prospettiva di 'smobilitazione' e valorizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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