Questo breve saggio prende spunto da un interrogativo: possiamo utilizzare le tracce, assimilabili a vere e proprie impronte, registrate con dispositivi GPS (Global Positioning System) non solo come supporto alle tecniche di analisi ma anche come modo per tracciare segni di progetto, muovendosi e magari fissando, attraverso l’esperienza diretta, fisica dello spazio, le intenzioni di progetto? La questione suggerisce temi più ampi, che richiamano le relazioni tra luogo e informazione, le teorie cognitive cosiddette “situate” e il complesso ruolo che le ICTs possono assumere come driver di innovazione territoriale. Allo stesso modo è importante comprendere quali interfacce rendono questo processo esplicito e attraverso quali rappresentazioni possiamo trasmettere al meglio la lettura e l’interpretazione di un luogo. Soprattutto, se sia possibile inserire nuove procedure nelle pratiche del progetto, in particolare per la scala urbana e territoriale, dove il livello di precisione dei nuovi strumenti attualmente disponibili è più adeguato per una sperimentazione operativa. Queste ipotesi, per certi aspetti affascinanti anche se ancora da verificare, mettono soprattutto in luce come, nel campo della rappresentazione del territorio e del paesaggio, i sistemi di tracciamento GPS possano riportare oggi l’uomo al centro del processo di registrazione e di scrittura. L’uomo che è immerso nello spazio e “cammina” (come Thoreau o Chatwin) e registra (come Cullen o Lynch, per essere più vicini al mondo del progetto urbano) disegnandoli direttamente, gli elementi notevoli che “compongono” lo spazio circostante. L’uomo che costruisce rappresentazioni adeguate ai propri specifici bisogni secondo logiche di tipo partecipativo, bottom up, a partire dal contributo di singoli utenti, in un mondo fisico sempre più strettamente legato ad un ambiente virtuale che restituisce i cosiddetti location based services. La discussione di questi temi si basa su alcune esperienze sviluppate in attività di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e nell’ambito dell’Alta Scuola dei Politecnici di Milano e Torino e porta ad interrogarci sull’uso di interfacce innovative, sulla stessa percezione, interpretazione e configurazione dello spazio, i cui esiti potrebbero fornire non solo potenti metodi analitici, ma anche suggerire la sperimentazione di procedure innovative, da tenere presente per la comprensione piena delle dinamiche del progetto contemporaneo.
Tracce, segni e disegni. Dispositivi e tracce GPS come strumento per il disegno di scala urbana e territoriale
ROLANDO, ANDREA
2014-01-01
Abstract
Questo breve saggio prende spunto da un interrogativo: possiamo utilizzare le tracce, assimilabili a vere e proprie impronte, registrate con dispositivi GPS (Global Positioning System) non solo come supporto alle tecniche di analisi ma anche come modo per tracciare segni di progetto, muovendosi e magari fissando, attraverso l’esperienza diretta, fisica dello spazio, le intenzioni di progetto? La questione suggerisce temi più ampi, che richiamano le relazioni tra luogo e informazione, le teorie cognitive cosiddette “situate” e il complesso ruolo che le ICTs possono assumere come driver di innovazione territoriale. Allo stesso modo è importante comprendere quali interfacce rendono questo processo esplicito e attraverso quali rappresentazioni possiamo trasmettere al meglio la lettura e l’interpretazione di un luogo. Soprattutto, se sia possibile inserire nuove procedure nelle pratiche del progetto, in particolare per la scala urbana e territoriale, dove il livello di precisione dei nuovi strumenti attualmente disponibili è più adeguato per una sperimentazione operativa. Queste ipotesi, per certi aspetti affascinanti anche se ancora da verificare, mettono soprattutto in luce come, nel campo della rappresentazione del territorio e del paesaggio, i sistemi di tracciamento GPS possano riportare oggi l’uomo al centro del processo di registrazione e di scrittura. L’uomo che è immerso nello spazio e “cammina” (come Thoreau o Chatwin) e registra (come Cullen o Lynch, per essere più vicini al mondo del progetto urbano) disegnandoli direttamente, gli elementi notevoli che “compongono” lo spazio circostante. L’uomo che costruisce rappresentazioni adeguate ai propri specifici bisogni secondo logiche di tipo partecipativo, bottom up, a partire dal contributo di singoli utenti, in un mondo fisico sempre più strettamente legato ad un ambiente virtuale che restituisce i cosiddetti location based services. La discussione di questi temi si basa su alcune esperienze sviluppate in attività di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e nell’ambito dell’Alta Scuola dei Politecnici di Milano e Torino e porta ad interrogarci sull’uso di interfacce innovative, sulla stessa percezione, interpretazione e configurazione dello spazio, i cui esiti potrebbero fornire non solo potenti metodi analitici, ma anche suggerire la sperimentazione di procedure innovative, da tenere presente per la comprensione piena delle dinamiche del progetto contemporaneo.File | Dimensione | Formato | |
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