Memoria collettiva di un passato talvolta lontano, gli archivi illustrano meglio di qualunque altro mezzo a nostra disposizione la vita di una collettività. Vi si trovano ordinate e descritte le testimonianze dei secoli precedenti, degli usi, delle convenzioni, degli avvenimenti, e dei fatti che ne hanno plasmato la storia. Essendo proprietà collettiva, “patrimonio dell’umanità”, quei documenti non possono essere modificati, mutilati o sottratti alla conservazione di cui sono l’oggetto. Esercitando un’influenza determinante sulla condizione degli affari di una società, di una nazione, soprattutto nel campo della protezione dei diritti e delle libertà dei cittadini, gli archivi rivestono la caratteristica di ergersi a baluardo della stessa democrazia. È il carattere insostituibile dei documenti d’archivio che li distingue da qualsiasi altra forma di proprietà collettiva e che giustifica lo stabilimento di regole che hanno lo scopo di assicurarne la conservazione. Tuttavia, le testimonianze del vivere e dell’agire dell’uomo sono sempre state vulnerabili: subiscono le ingiurie del tempo, le catastrofi naturali e, talvolta,lo spregio degli uomini. Nell’era dell’informazione generalizzata, in questo “villaggio globale” che è il nostro mondo, noi ci troviamo di fronte alla prospettiva molto reale di vedere la nostra epoca assai meno conosciuta fra 150 anni – a causa di mancanza di documenti – di quanto non lo siano per esempio il XVII ed il XVIII secolo. Gli archivisti si sentono spesso ricordare l’importanza della funzione che essi svolgono e quella dei beni dei quali essi hanno la custodia. Essi potrebbero esserne orgogliosi ma sono consapevoli, altresì, di quanto – salvo rare eccezioni – la realtà sia sconcertante. Tutti sanno perfettamente che non si fa pressoché nulla in materia di conservazione. I problemi sembrano talmente vasti, così difficili da risolvere che sovente ci si appella al mito dell’impotenza per ricadere meglio in un’inerzia colpevole. E lo stesso Stato non dedica ai suoi “Custodi della Memoria” l’attenzione necessaria. Per questo motivo è importante che si raccontino le funzioni degli archivi e l’attenzione che questi oggetti fragili richiedono per la loro conservazione nel tempo nella speranza che, come c’è stata una stagione dei grattacieli, degli stadi, delle terme, possa fra non molto aprirsi anche la stagione degli archivi.

La memoria come patrimonio

FAROLDI, EMILIO
2014-01-01

Abstract

Memoria collettiva di un passato talvolta lontano, gli archivi illustrano meglio di qualunque altro mezzo a nostra disposizione la vita di una collettività. Vi si trovano ordinate e descritte le testimonianze dei secoli precedenti, degli usi, delle convenzioni, degli avvenimenti, e dei fatti che ne hanno plasmato la storia. Essendo proprietà collettiva, “patrimonio dell’umanità”, quei documenti non possono essere modificati, mutilati o sottratti alla conservazione di cui sono l’oggetto. Esercitando un’influenza determinante sulla condizione degli affari di una società, di una nazione, soprattutto nel campo della protezione dei diritti e delle libertà dei cittadini, gli archivi rivestono la caratteristica di ergersi a baluardo della stessa democrazia. È il carattere insostituibile dei documenti d’archivio che li distingue da qualsiasi altra forma di proprietà collettiva e che giustifica lo stabilimento di regole che hanno lo scopo di assicurarne la conservazione. Tuttavia, le testimonianze del vivere e dell’agire dell’uomo sono sempre state vulnerabili: subiscono le ingiurie del tempo, le catastrofi naturali e, talvolta,lo spregio degli uomini. Nell’era dell’informazione generalizzata, in questo “villaggio globale” che è il nostro mondo, noi ci troviamo di fronte alla prospettiva molto reale di vedere la nostra epoca assai meno conosciuta fra 150 anni – a causa di mancanza di documenti – di quanto non lo siano per esempio il XVII ed il XVIII secolo. Gli archivisti si sentono spesso ricordare l’importanza della funzione che essi svolgono e quella dei beni dei quali essi hanno la custodia. Essi potrebbero esserne orgogliosi ma sono consapevoli, altresì, di quanto – salvo rare eccezioni – la realtà sia sconcertante. Tutti sanno perfettamente che non si fa pressoché nulla in materia di conservazione. I problemi sembrano talmente vasti, così difficili da risolvere che sovente ci si appella al mito dell’impotenza per ricadere meglio in un’inerzia colpevole. E lo stesso Stato non dedica ai suoi “Custodi della Memoria” l’attenzione necessaria. Per questo motivo è importante che si raccontino le funzioni degli archivi e l’attenzione che questi oggetti fragili richiedono per la loro conservazione nel tempo nella speranza che, come c’è stata una stagione dei grattacieli, degli stadi, delle terme, possa fra non molto aprirsi anche la stagione degli archivi.
2014
9788891601827
archivio; memoria; architettura; edilizia archivistica; archivi di stato; tecnologia; beni culturali; valorizzazione; progetto
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
faroldi_premessa CustodiDellaMemoria.pdf

Accesso riservato

: Post-Print (DRAFT o Author’s Accepted Manuscript-AAM)
Dimensione 2.02 MB
Formato Adobe PDF
2.02 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/859935
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact