Il grattacielo Pirelli, con i suoi 127,10 metri, è stato per anni una delle più alte strutture in cemento armato d’Europa. Sorge su un lotto nelle vicinanze della Stazione Centrale di Milano, in origine occupato dagli stabilimenti dell’azienda distrutti dai bombardamenti del 1943. Il progetto è il risultato di un eccezionale lavoro “politecnico”, che ha visto coinvolti gli architetti Gio Ponti, Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli, insieme con gli ingegneri strutturisti Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso e il costrutttore Giuseppe Valtolina. La torre sorge su un basamento articolato da una piattaforma inclinata che da piazza Duca d’Aosta conduce all’accesso principale situato a quota +3,60 m, al di sopra dell’auditorium seminterrato. La pianta del piano tipo, secondo il principio “della forma finita” a cui nulla può più essere tolto o aggiunto enunciata in quegli anni da Gio Ponti, è composta di due elementi poligonali speculari che, accostati senza toccarsi, definiscono lo spazio sfaccettato della galleria. In testata, alla galleria corrispondono due fenditure verticali mediane che di notte generano quegli effetti luministici indicati da Ponti come elementi imprescindibili dell’architettura moderna. Il risultato è un vero e proprio cristallo: la pianta, lunga 70,4 m, nel punto più profondo è larga 18,5. Il volume della torre risulta di conseguenza estremamente slanciato, condizione che determina non poche complicazioni dal punto di vista strutturale. Le sperimentazioni, effettuate da Danusso e Nervi direttamente su modelli in scala presso il laboratorio Prove e Modelli del Politecnico di Milano, hanno determinato le scelte strutturali. Come ha scritto lo stesso Ponti, “la semplicità raggiunta è frutto non di una semplificazione ma di un’invenzione strutturale, al punto da farla identificare con l’architettura senza elementi aggiunti”. L’andamento rastremato dei quattro pilastri portanti cavi, larghi 2 m alla base e 50 cm alla sommità, diventa uno dei principali motivi di caratterizzazione formale dei prospetti. In questo si manifesta la fondamentale differenza rispetto alla tipologia del grattacielo che si andava consolidando in quegli anni nel contesto dell’International Style: il grattacielo Pirelli è una forma compiuta e non un volume teoricamente estensibile all’infinito grazie all’iterazione del piano tipo. Un effetto accentuato dal coronamento sospeso, l’esile soletta in cemento armato paragonata da Ponti a un’aureola, e dalla variazione della trama dei montanti in alluminio in corrispondenza dell’attico, la cui configurazione originaria, compromessa dai recenti lavori, prevedeva uno spazio aperto verso il cielo.

Pirelli Tower

PROTASONI, SARA
2013-01-01

Abstract

Il grattacielo Pirelli, con i suoi 127,10 metri, è stato per anni una delle più alte strutture in cemento armato d’Europa. Sorge su un lotto nelle vicinanze della Stazione Centrale di Milano, in origine occupato dagli stabilimenti dell’azienda distrutti dai bombardamenti del 1943. Il progetto è il risultato di un eccezionale lavoro “politecnico”, che ha visto coinvolti gli architetti Gio Ponti, Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli, insieme con gli ingegneri strutturisti Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso e il costrutttore Giuseppe Valtolina. La torre sorge su un basamento articolato da una piattaforma inclinata che da piazza Duca d’Aosta conduce all’accesso principale situato a quota +3,60 m, al di sopra dell’auditorium seminterrato. La pianta del piano tipo, secondo il principio “della forma finita” a cui nulla può più essere tolto o aggiunto enunciata in quegli anni da Gio Ponti, è composta di due elementi poligonali speculari che, accostati senza toccarsi, definiscono lo spazio sfaccettato della galleria. In testata, alla galleria corrispondono due fenditure verticali mediane che di notte generano quegli effetti luministici indicati da Ponti come elementi imprescindibili dell’architettura moderna. Il risultato è un vero e proprio cristallo: la pianta, lunga 70,4 m, nel punto più profondo è larga 18,5. Il volume della torre risulta di conseguenza estremamente slanciato, condizione che determina non poche complicazioni dal punto di vista strutturale. Le sperimentazioni, effettuate da Danusso e Nervi direttamente su modelli in scala presso il laboratorio Prove e Modelli del Politecnico di Milano, hanno determinato le scelte strutturali. Come ha scritto lo stesso Ponti, “la semplicità raggiunta è frutto non di una semplificazione ma di un’invenzione strutturale, al punto da farla identificare con l’architettura senza elementi aggiunti”. L’andamento rastremato dei quattro pilastri portanti cavi, larghi 2 m alla base e 50 cm alla sommità, diventa uno dei principali motivi di caratterizzazione formale dei prospetti. In questo si manifesta la fondamentale differenza rispetto alla tipologia del grattacielo che si andava consolidando in quegli anni nel contesto dell’International Style: il grattacielo Pirelli è una forma compiuta e non un volume teoricamente estensibile all’infinito grazie all’iterazione del piano tipo. Un effetto accentuato dal coronamento sospeso, l’esile soletta in cemento armato paragonata da Ponti a un’aureola, e dalla variazione della trama dei montanti in alluminio in corrispondenza dell’attico, la cui configurazione originaria, compromessa dai recenti lavori, prevedeva uno spazio aperto verso il cielo.
2013
Made in Polimi
9788837098810
Grattacielo, Calcestruzzo, Ricerca strutturale, Paesaggio urbano
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