La scultura Alberello, (inox, 1965) appartiene alla fase più matura della produzione di Fausto Melotti, quella nella quale il geometrismo degli esordi non è rinnegato, ma rivela una maggiore apertura alla dimensione fantastica e fiabesca e giungono finalmente i meritati riconoscimenti da parte della critica e del pubblico. Noto al grande pubblico per il suo lavoro di scultore, caratterizzato sin dagli esordi da un estremo rigore geometrico, pochi ricordano che Melotti si era laureato in ingegneria elettrotecnica presso il Politecnico di Milano nel 1924. La scultura diviene centrale nella sua ricerca a partire dal 1925, con un percorso di formazione che culmina nell’anno trascorso nella classe di scultura di Adolfo Wildt presso l’Accademia di Brera nel 1928, dove consegue il diploma nel 1929. Era nato a Rovereto nel 1901 e si era formato nel clima di grande apertura che caratterizzava la città asburgica, dove ebbe la possibilità di frequentare quell’eccezionale élite culturale della quale facevano parte, tra gli altri, gli architetti Gino Pollini, Adalberto Libera e Luciano Baldessari, nonché Carlo Belli (in seguito storico e teorico dell’arte astratta italiana) e Fortunato Depero, più maturo e già affermato pittore. A Milano collabora con gli architetti più impegnati nell’affermazione del Razionalismo e partecipa alle principali occasioni di dibattito sul rinnovamento delle arti. Nel 1930, Luciano Baldessari, Luigi Figini e Gino Pollini, oltre a Marcello Nizzoli, lo coinvolgono nella decorazione del bar Craja in piazza Ferrari, ambiente ritenuto dalla critica il manifesto del razionalismo italiano che divenne il ritrovo degli intellettuali milanesi più aggiornati. Sempre nel 1930 Gio Ponti lo aveva presentato come disegnatore-progettista alla manifattura ceramica Richard-Ginori, da lui stesso diretta. La produzione di ceramiche costituisce un percorso ininterrotto di grande interesse nel lavoro di Melotti: dalle stoviglie agli apparati decorativi, ai monili, alle piccole sculture, l’artista percorre un mondo colorato, d’atmosfera lieve e poetica, intimo e delicato, culminato alla fine degli anni Quaranta nei Teatrini, composizioni evocative e ironiche. Alcune ceramiche e porcellane disegnate dal M. furono esposte nel 1930 alla IV Triennale di arti decorative di Monza, dove presentò anche un bassorilievo in bronzo nella Casa elettrica disegnata dagli architetti del Gruppo 7. Alla Triennale del 1933 Melotti espose nella Villa studio per un artista ideata da Figini e Pollini una scultura equestre in gesso colorato dai modi stilizzati, confermando il suo duplice interesse per la relazione tra scultura e architettura e per la progettazione di oggetti. Nella prima personale presso la Galleria del Milione, nel 1935, Melotti presentò diciotto sculture, del tutto astratte, di vario materiale e semplicemente numerate: la prorompente, rivoluzionaria novità di opere frutto di pensiero matematico, espressione di pura forma, ne decretò l’insuccesso critico. Oggi quelle opere sono considerate uno dei momenti più alti della ricerca artistica italiana del XX secolo. Melotti aveva studiato anche pianoforte e organo, particolarmente attento al contrappunto e all’armonia, destinati a rimanere riferimenti costanti in tutta la sua produzione d’artista e di letterato. Senza dubbio la ricerca artistica e la riflessione teorica intorno alle regole della composizione, insieme con il riferimento ai principi del contrappunto musicale, non possono essere considerati in alcun modo estranei alla formazione tecnico-scientifica dell’artista.
Alberello
PROTASONI, SARA
2013-01-01
Abstract
La scultura Alberello, (inox, 1965) appartiene alla fase più matura della produzione di Fausto Melotti, quella nella quale il geometrismo degli esordi non è rinnegato, ma rivela una maggiore apertura alla dimensione fantastica e fiabesca e giungono finalmente i meritati riconoscimenti da parte della critica e del pubblico. Noto al grande pubblico per il suo lavoro di scultore, caratterizzato sin dagli esordi da un estremo rigore geometrico, pochi ricordano che Melotti si era laureato in ingegneria elettrotecnica presso il Politecnico di Milano nel 1924. La scultura diviene centrale nella sua ricerca a partire dal 1925, con un percorso di formazione che culmina nell’anno trascorso nella classe di scultura di Adolfo Wildt presso l’Accademia di Brera nel 1928, dove consegue il diploma nel 1929. Era nato a Rovereto nel 1901 e si era formato nel clima di grande apertura che caratterizzava la città asburgica, dove ebbe la possibilità di frequentare quell’eccezionale élite culturale della quale facevano parte, tra gli altri, gli architetti Gino Pollini, Adalberto Libera e Luciano Baldessari, nonché Carlo Belli (in seguito storico e teorico dell’arte astratta italiana) e Fortunato Depero, più maturo e già affermato pittore. A Milano collabora con gli architetti più impegnati nell’affermazione del Razionalismo e partecipa alle principali occasioni di dibattito sul rinnovamento delle arti. Nel 1930, Luciano Baldessari, Luigi Figini e Gino Pollini, oltre a Marcello Nizzoli, lo coinvolgono nella decorazione del bar Craja in piazza Ferrari, ambiente ritenuto dalla critica il manifesto del razionalismo italiano che divenne il ritrovo degli intellettuali milanesi più aggiornati. Sempre nel 1930 Gio Ponti lo aveva presentato come disegnatore-progettista alla manifattura ceramica Richard-Ginori, da lui stesso diretta. La produzione di ceramiche costituisce un percorso ininterrotto di grande interesse nel lavoro di Melotti: dalle stoviglie agli apparati decorativi, ai monili, alle piccole sculture, l’artista percorre un mondo colorato, d’atmosfera lieve e poetica, intimo e delicato, culminato alla fine degli anni Quaranta nei Teatrini, composizioni evocative e ironiche. Alcune ceramiche e porcellane disegnate dal M. furono esposte nel 1930 alla IV Triennale di arti decorative di Monza, dove presentò anche un bassorilievo in bronzo nella Casa elettrica disegnata dagli architetti del Gruppo 7. Alla Triennale del 1933 Melotti espose nella Villa studio per un artista ideata da Figini e Pollini una scultura equestre in gesso colorato dai modi stilizzati, confermando il suo duplice interesse per la relazione tra scultura e architettura e per la progettazione di oggetti. Nella prima personale presso la Galleria del Milione, nel 1935, Melotti presentò diciotto sculture, del tutto astratte, di vario materiale e semplicemente numerate: la prorompente, rivoluzionaria novità di opere frutto di pensiero matematico, espressione di pura forma, ne decretò l’insuccesso critico. Oggi quelle opere sono considerate uno dei momenti più alti della ricerca artistica italiana del XX secolo. Melotti aveva studiato anche pianoforte e organo, particolarmente attento al contrappunto e all’armonia, destinati a rimanere riferimenti costanti in tutta la sua produzione d’artista e di letterato. Senza dubbio la ricerca artistica e la riflessione teorica intorno alle regole della composizione, insieme con il riferimento ai principi del contrappunto musicale, non possono essere considerati in alcun modo estranei alla formazione tecnico-scientifica dell’artista.File | Dimensione | Formato | |
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