Il saggio ricostruisce i percorsi formativi di alcuni progettisti lombardi attivi a Buenos Aires tra fine Ottocento e inizi Novecento, rivisitando una tradizione storiografica che ha teso ad accreditare le notizie tratte da memorie autobiografiche o da pubblicazioni d’epoca, spesso sollecitate dagli stessi protagonisti e per questo facilmente manipolabili. Alla luce della documentazione conservata negli archivi milanesi, non tutti i protagonisti dell’architettura italiana in Argentina appaiono infatti in possesso di un diploma per l’esercizio della professione, e in molti casi il loro iter didattico risulta interrotto prima della sua conclusione. In questo quadro, che conferma la disomogeneità della formazione dell’architetto prima delle riforme del XX secolo, un’attenzione particolare è riservata alla generazione nata negli anni Ottanta dell’Ottocento, che può contare su di un iter di studi più strutturato (nel caso milanese centrato sul binomio Accademia di Brera-Politecnico) e su una eccezionale occasione di visibilità internazionale grazie all’Esposizione del Sempione del 1906. Qui si collocano infatti, accanto alle più note performance di Sebastiano Giuseppe Locati e di Gaetano Moretti, le prime esperienze professionali di Attilio Locati e Francesco Gianotti, che ritroveremo a Buenos Aires – con Virginio Colombo e Mario Palanti – all’Esposizione del Centenario del 1910, dove si consuma l’esperienza dell’eclettismo modernista di ascendenza milanese.
Architetti lombardi a Buenos Aires: percorsi formativi e prime occasioni professionali / Arquitectos lombardos en Buenos Aires: caminos formativos y primeras oportunidades profesionales
D'AMIA, GIOVANNA
2013-01-01
Abstract
Il saggio ricostruisce i percorsi formativi di alcuni progettisti lombardi attivi a Buenos Aires tra fine Ottocento e inizi Novecento, rivisitando una tradizione storiografica che ha teso ad accreditare le notizie tratte da memorie autobiografiche o da pubblicazioni d’epoca, spesso sollecitate dagli stessi protagonisti e per questo facilmente manipolabili. Alla luce della documentazione conservata negli archivi milanesi, non tutti i protagonisti dell’architettura italiana in Argentina appaiono infatti in possesso di un diploma per l’esercizio della professione, e in molti casi il loro iter didattico risulta interrotto prima della sua conclusione. In questo quadro, che conferma la disomogeneità della formazione dell’architetto prima delle riforme del XX secolo, un’attenzione particolare è riservata alla generazione nata negli anni Ottanta dell’Ottocento, che può contare su di un iter di studi più strutturato (nel caso milanese centrato sul binomio Accademia di Brera-Politecnico) e su una eccezionale occasione di visibilità internazionale grazie all’Esposizione del Sempione del 1906. Qui si collocano infatti, accanto alle più note performance di Sebastiano Giuseppe Locati e di Gaetano Moretti, le prime esperienze professionali di Attilio Locati e Francesco Gianotti, che ritroveremo a Buenos Aires – con Virginio Colombo e Mario Palanti – all’Esposizione del Centenario del 1910, dove si consuma l’esperienza dell’eclettismo modernista di ascendenza milanese.File | Dimensione | Formato | |
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