I laboratori di Rappresentazione rappresentano un momento tra principali nella formazione didattica di uno studente iscritto alla facoltà di architettura, sia perché sono il primo laboratorio che gli studenti si trovano ad affrontare sia perché offre loro la conoscenza di alcuni degli strumenti e delle regole tra i più importanti per il prosieguo del loro percorso universitario. La rappresentazione intesa come linguaggio e come mezzo di trasmissione di informazioni non è certo immutabile nel tempo ed anzi essa sta subendo negli ultimi anni alcune importanti trasformazioni. Ciò vale sia se la intendiamo come comunicazione tra addetti ai lavori sia come media per la lettura dello spazio, del territorio e dell’architettura. Gli strumenti che oggi esistono, per leggere e per modificare l’esistente, ci permettono di interagire e di acquisire conoscenza in un modo che non avremmo potuto immaginare sino a qualche tempo addietro. Quando si aumentano gli strumenti e le possibilità che vengono concesse bisogna sempre stare all’erta e non scordarsi mai quali sono gli obiettivi che si intendono raggiungere e perseguire. Il disegno, assalito da nuove strumentazioni e possibilità, non è diventato mezzo desueto o secondario bensì è sempre elemento primario per il passaggio che porta nel mondo reale le idee alberganti all’interno della mente del progettista. Il disegno però, da sempre, si trova davanti ad un bivio: può essere fine a sé stesso oppure diventare momento anticipante e fondante il progetto. Nel primo caso la rappresentazione è un momento che può anche non avere altri attori al di là del disegnatore stesso; nel caso in cui, di converso, il disegno divenga strumento di analisi e di progettazione, le regole ed i codici devono essere ben radicati nella testa e nell’anima di chiunque usi questo strumento. Scopo e fine dei laboratori di rappresentazione è quello di offrire agli studenti la possibilità di conoscere tutti gli strumenti che possano in seguito essere adoperati nelle pratiche analitiche e progettuali. Nessuno dei moduli di questo insegnamento può essere scisso dagli altri e tutti insieme concorrono a formare l’intero processo conoscitivo e formativo. Prima vengono trasmesse le conoscenze degli elementi che in seguito si assembleranno, divenendo conoscenze acquisite da portare sul campo come equipaggiamento che accompagnerà gli studenti fin oltre il loro corso di studi, e cioè quando saranno architetti. Lo studio della geometria quindi, dei propri elementi e delle proprie regole, diviene alfabeto adoperato dagli studenti per potere comprendere sia lo spazio entro il quale agiscono e vivono sia per avere elementi e, cosa molto importante, regole che divengano le griglie operative ove potere muoversi. Questo primo passo non deve rimanere mera teoria ma deve calarsi in esempi concreti che siano propedeutici al percorso didattico di ciascuno studente e che lo possano rendere pronto all’uscita dal mondo universitario. La principale opportunità di raffronto con la realtà che viene concessa agli studenti dei laboratori di rappresentazione è l’attività di rilievo geometrico e relativo a spazi urbani. In questo tipo di esercitazione gli studenti si relazionano con l’architettura, non solamente intesa come costruito, ma anche come sistema di rapporti tra edifici e ciò che li circonda. Ricordiamo che gli strumenti che vengono forniti non devono diventare fine ultimo per un “gioco”, ma sono funzionali a capire gli spazi, le proprie regole e poi, solo dopo, per poterle rappresentare. Se dobbiamo intervenire per modificare situazioni esistenti, e il futuro sempre più ci porterà ad avere questo approccio, gli strumenti di lettura, misurazione e rappresentazione sono fondamentali e prodromici a qualsivoglia tipo di intervento. Con il verbo rappresentare si intende la capacità di rendere intelligibile un insieme di segni che possono prendere la strada verso l’invenzione di nuovi codici oppure quello di descrivere segni tratti dalla realtà e riconoscerli in tutta la loro corrispondenza con essa. In un mondo dove le possibilità di lettura della realtà o “evoluzioni” di essa prendono sempre più piede, e sono sempre più a disposizione di chiunque, il disegno per la rappresentazione deve assumersi la responsabilità del proprio ruolo analitico per l’architettura, mai obsoleto e nel tempo insostituibile. Tra gli strumenti a disposizione della rappresentazione vi è anche la fotografia. Non solo riproposizione di ciò che l’occhio vede ma anche il “semilavorato” per una nuova visione della realtà attraverso il foto raddrizzamento, che unisce la scientificità del disegno bidimensionale alla possibilità di lettura dei connotati che rimandano alla vista reale degli edifici. Fotografia non come ritaglio nello spazio ma come supporto per un abaco destinato a nuove composizioni.

I Laboratori di Rappresentazione

A. Bianchi;M. Zigoi
2012-01-01

Abstract

I laboratori di Rappresentazione rappresentano un momento tra principali nella formazione didattica di uno studente iscritto alla facoltà di architettura, sia perché sono il primo laboratorio che gli studenti si trovano ad affrontare sia perché offre loro la conoscenza di alcuni degli strumenti e delle regole tra i più importanti per il prosieguo del loro percorso universitario. La rappresentazione intesa come linguaggio e come mezzo di trasmissione di informazioni non è certo immutabile nel tempo ed anzi essa sta subendo negli ultimi anni alcune importanti trasformazioni. Ciò vale sia se la intendiamo come comunicazione tra addetti ai lavori sia come media per la lettura dello spazio, del territorio e dell’architettura. Gli strumenti che oggi esistono, per leggere e per modificare l’esistente, ci permettono di interagire e di acquisire conoscenza in un modo che non avremmo potuto immaginare sino a qualche tempo addietro. Quando si aumentano gli strumenti e le possibilità che vengono concesse bisogna sempre stare all’erta e non scordarsi mai quali sono gli obiettivi che si intendono raggiungere e perseguire. Il disegno, assalito da nuove strumentazioni e possibilità, non è diventato mezzo desueto o secondario bensì è sempre elemento primario per il passaggio che porta nel mondo reale le idee alberganti all’interno della mente del progettista. Il disegno però, da sempre, si trova davanti ad un bivio: può essere fine a sé stesso oppure diventare momento anticipante e fondante il progetto. Nel primo caso la rappresentazione è un momento che può anche non avere altri attori al di là del disegnatore stesso; nel caso in cui, di converso, il disegno divenga strumento di analisi e di progettazione, le regole ed i codici devono essere ben radicati nella testa e nell’anima di chiunque usi questo strumento. Scopo e fine dei laboratori di rappresentazione è quello di offrire agli studenti la possibilità di conoscere tutti gli strumenti che possano in seguito essere adoperati nelle pratiche analitiche e progettuali. Nessuno dei moduli di questo insegnamento può essere scisso dagli altri e tutti insieme concorrono a formare l’intero processo conoscitivo e formativo. Prima vengono trasmesse le conoscenze degli elementi che in seguito si assembleranno, divenendo conoscenze acquisite da portare sul campo come equipaggiamento che accompagnerà gli studenti fin oltre il loro corso di studi, e cioè quando saranno architetti. Lo studio della geometria quindi, dei propri elementi e delle proprie regole, diviene alfabeto adoperato dagli studenti per potere comprendere sia lo spazio entro il quale agiscono e vivono sia per avere elementi e, cosa molto importante, regole che divengano le griglie operative ove potere muoversi. Questo primo passo non deve rimanere mera teoria ma deve calarsi in esempi concreti che siano propedeutici al percorso didattico di ciascuno studente e che lo possano rendere pronto all’uscita dal mondo universitario. La principale opportunità di raffronto con la realtà che viene concessa agli studenti dei laboratori di rappresentazione è l’attività di rilievo geometrico e relativo a spazi urbani. In questo tipo di esercitazione gli studenti si relazionano con l’architettura, non solamente intesa come costruito, ma anche come sistema di rapporti tra edifici e ciò che li circonda. Ricordiamo che gli strumenti che vengono forniti non devono diventare fine ultimo per un “gioco”, ma sono funzionali a capire gli spazi, le proprie regole e poi, solo dopo, per poterle rappresentare. Se dobbiamo intervenire per modificare situazioni esistenti, e il futuro sempre più ci porterà ad avere questo approccio, gli strumenti di lettura, misurazione e rappresentazione sono fondamentali e prodromici a qualsivoglia tipo di intervento. Con il verbo rappresentare si intende la capacità di rendere intelligibile un insieme di segni che possono prendere la strada verso l’invenzione di nuovi codici oppure quello di descrivere segni tratti dalla realtà e riconoscerli in tutta la loro corrispondenza con essa. In un mondo dove le possibilità di lettura della realtà o “evoluzioni” di essa prendono sempre più piede, e sono sempre più a disposizione di chiunque, il disegno per la rappresentazione deve assumersi la responsabilità del proprio ruolo analitico per l’architettura, mai obsoleto e nel tempo insostituibile. Tra gli strumenti a disposizione della rappresentazione vi è anche la fotografia. Non solo riproposizione di ciò che l’occhio vede ma anche il “semilavorato” per una nuova visione della realtà attraverso il foto raddrizzamento, che unisce la scientificità del disegno bidimensionale alla possibilità di lettura dei connotati che rimandano alla vista reale degli edifici. Fotografia non come ritaglio nello spazio ma come supporto per un abaco destinato a nuove composizioni.
2012
Seminario dei Laboratori di Rappresentazione
978883876185X
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/751630
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