L’architettura rende visibile il travagliato cammino della storia fatto di crolli e ricostruzioni, differenze e ripetizioni, la sua importanza non è solo legata alla produzione e all’invenzione di forme, essa, infatti, stabilisce anche una sorta di ponte tra noi e il passato, per questo motivo l’architettura può essere intesa come un’impronta, un’orma lasciata dall’uomo sul suolo urbano della storia. Attraverso le varie epoche, il tessuto della città si compone di segni che rimandano a frazioni temporali differenti e che stanno ad indicare l’essenza imprevedibile del tempo perché non sempre le conseguenze e gli effetti che esso produce sono destinanti a durare: talvolta sono impressi nella memoria fisica della città, altre volte scompaiono, vengono cancellati e rimossi dalla sequenza temporale successiva. Il linguaggio dell’architettura è costituito da un alfabeto segnico e gestuale in perenne evoluzione che costruisce discorsi eterogenei e complessi. Potremmo definire contraddittoria la dialettica dell’architettura: la creazione dei manufatti, pur mirando all’eternità e alla stabilità, si traduce, spesso, in forme fragili ed effimere, in cui le oscillazioni continue e le modifiche delle forme, spesso casuali ed accidentali, determinano mutazioni di significato permanenti e durature. La storia della città è la storia del permanere discontinuo dell’architettura, un costante alternarsi di interventi che sovente si contrappongono, ma che, lungi dall’escludersi, si accostano e convivono in una logica talvolta assurda e incomprensibile. Alla ciclicità della struttura temporale corrisponde la ciclicità multiforme dell’architettura che periodicamente si rinnova si reinventa pervenendo ad un sempre diverso traguardo estetico, ad una nuova dimensione stilistica. Alle permanenze urbane si accompagnano i cambiamenti sociali e culturali, e le innovazioni dialogano con le presenze urbane consolidate originando un complicato dialogo tra vecchio e nuovo, tra parametri stilistici conosciuti e diffusi e criteri estetici avanguardistici. Tra tutte le operazioni artistiche, l’architettura è quella maggiormente legata ad un sapere tecnico: accanto all’aspetto creativo si pone quello funzionale. Il linguaggio dell’architettura può mutare forma e carattere, ma l’architettura rimane un’attività che serve, legata ad un uso, inoltre si inserisce delicatamente in un contesto già dato. L’architettura, infatti, deve essere utile, solida e bella, ma oltre l’architettura come costruzione in sé, esiste la città con gli elementi che la compongono. Prescindere dalla città significa prescindere dal contesto e una costruzione fine a se stessa è destinata a scomparire. La natura dell’architettura è un incontro tra dentro e fuori, tra pieno e vuoto, tra arte e tecnica, tra cruda razionalità e creatività estetica, questa sua natura complessa genera forme mutevoli talvolta indecifrabili ed incomprensibili e cosa c’è di più umano dell’enigmatica complessità.

Permanenze Relative_Segni Complementari

DALL'ASTA, JUAN CARLOS
2012-01-01

Abstract

L’architettura rende visibile il travagliato cammino della storia fatto di crolli e ricostruzioni, differenze e ripetizioni, la sua importanza non è solo legata alla produzione e all’invenzione di forme, essa, infatti, stabilisce anche una sorta di ponte tra noi e il passato, per questo motivo l’architettura può essere intesa come un’impronta, un’orma lasciata dall’uomo sul suolo urbano della storia. Attraverso le varie epoche, il tessuto della città si compone di segni che rimandano a frazioni temporali differenti e che stanno ad indicare l’essenza imprevedibile del tempo perché non sempre le conseguenze e gli effetti che esso produce sono destinanti a durare: talvolta sono impressi nella memoria fisica della città, altre volte scompaiono, vengono cancellati e rimossi dalla sequenza temporale successiva. Il linguaggio dell’architettura è costituito da un alfabeto segnico e gestuale in perenne evoluzione che costruisce discorsi eterogenei e complessi. Potremmo definire contraddittoria la dialettica dell’architettura: la creazione dei manufatti, pur mirando all’eternità e alla stabilità, si traduce, spesso, in forme fragili ed effimere, in cui le oscillazioni continue e le modifiche delle forme, spesso casuali ed accidentali, determinano mutazioni di significato permanenti e durature. La storia della città è la storia del permanere discontinuo dell’architettura, un costante alternarsi di interventi che sovente si contrappongono, ma che, lungi dall’escludersi, si accostano e convivono in una logica talvolta assurda e incomprensibile. Alla ciclicità della struttura temporale corrisponde la ciclicità multiforme dell’architettura che periodicamente si rinnova si reinventa pervenendo ad un sempre diverso traguardo estetico, ad una nuova dimensione stilistica. Alle permanenze urbane si accompagnano i cambiamenti sociali e culturali, e le innovazioni dialogano con le presenze urbane consolidate originando un complicato dialogo tra vecchio e nuovo, tra parametri stilistici conosciuti e diffusi e criteri estetici avanguardistici. Tra tutte le operazioni artistiche, l’architettura è quella maggiormente legata ad un sapere tecnico: accanto all’aspetto creativo si pone quello funzionale. Il linguaggio dell’architettura può mutare forma e carattere, ma l’architettura rimane un’attività che serve, legata ad un uso, inoltre si inserisce delicatamente in un contesto già dato. L’architettura, infatti, deve essere utile, solida e bella, ma oltre l’architettura come costruzione in sé, esiste la città con gli elementi che la compongono. Prescindere dalla città significa prescindere dal contesto e una costruzione fine a se stessa è destinata a scomparire. La natura dell’architettura è un incontro tra dentro e fuori, tra pieno e vuoto, tra arte e tecnica, tra cruda razionalità e creatività estetica, questa sua natura complessa genera forme mutevoli talvolta indecifrabili ed incomprensibili e cosa c’è di più umano dell’enigmatica complessità.
2012
Maggioli editore
978-88-387-6141-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/747171
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