Tra le parole che ricorrono nella letteratura critica sull’opera di Ignazio Gardella un ruolo di primo piano spetta al termine ambientamento. È innanzitutto Giulio Carlo Argan, nel 1959, in un interpretazione inaugurale e decisiva del lavoro di Gardella, a introdurre questo termine e a definirne il significato, l’ambientamento rimanda al problema dell’abitazione e più in generale dell’abitare, al radicamento nel tempo della presenza umana nei luoghi, alla capacità di trasformarli e renderli conoscibili. “Ambientare significa - conclude Argan - rendere familiare, evitare la sorpresa, far sì che, sorgendo l’edificio in quel luogo e in quelle forme, s’abbia non tanto la sensazione quanto il sentimento che lì sia stato da prima o che qualcosa l’abbia preceduto e in qualche modo in esso sopravviva”. Risalendo ancora più indietro nel tempo e nella letteratura fino al breve saggio di Edoardo Persico intitolato Un Teatro del 1935, dedicato al progetto di riforma del Teatro Sociale di Busto Arsizio, che si può considerare la prima riflessione compiuta sul lavoro di Gardella, si incontrano termini in parte differenti. Persico vede nel teatro di Busto e più in generale nella direzione di ricerca che le prime prove di Gardella indicano, il tentativo “di creare un’atmosfera estremamente fantastica, nel gusto di un De Chirico”, parla del tentativo da parte del fronte più aggiornato e avanzato dell’architettura italiana “di annettersi il gusto della pittura metafisica: - e conclude - questo indirizzo è, forse, destinato a costituire il motivo più originale di un’architettura «italiana» in Europa”.

Interni di Gardella

LORENZI, ANGELO
2012-01-01

Abstract

Tra le parole che ricorrono nella letteratura critica sull’opera di Ignazio Gardella un ruolo di primo piano spetta al termine ambientamento. È innanzitutto Giulio Carlo Argan, nel 1959, in un interpretazione inaugurale e decisiva del lavoro di Gardella, a introdurre questo termine e a definirne il significato, l’ambientamento rimanda al problema dell’abitazione e più in generale dell’abitare, al radicamento nel tempo della presenza umana nei luoghi, alla capacità di trasformarli e renderli conoscibili. “Ambientare significa - conclude Argan - rendere familiare, evitare la sorpresa, far sì che, sorgendo l’edificio in quel luogo e in quelle forme, s’abbia non tanto la sensazione quanto il sentimento che lì sia stato da prima o che qualcosa l’abbia preceduto e in qualche modo in esso sopravviva”. Risalendo ancora più indietro nel tempo e nella letteratura fino al breve saggio di Edoardo Persico intitolato Un Teatro del 1935, dedicato al progetto di riforma del Teatro Sociale di Busto Arsizio, che si può considerare la prima riflessione compiuta sul lavoro di Gardella, si incontrano termini in parte differenti. Persico vede nel teatro di Busto e più in generale nella direzione di ricerca che le prime prove di Gardella indicano, il tentativo “di creare un’atmosfera estremamente fantastica, nel gusto di un De Chirico”, parla del tentativo da parte del fronte più aggiornato e avanzato dell’architettura italiana “di annettersi il gusto della pittura metafisica: - e conclude - questo indirizzo è, forse, destinato a costituire il motivo più originale di un’architettura «italiana» in Europa”.
2012
Gardella. Memoria e testimonianza
9788890013027
Ignazio Gardella
Architettura degli interni
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