Da sempre gli utensili caratterizzano il risultato della lavorazione manuale dei materiali, lasciando un segno evidente nella concezione, nella costruzione e nell’apparenza. Anche il progetto, in tutte le sue scale e declinazioni, subisce l’effetto dei suoi strumenti di lavoro, in modo particolare da quelli della rappresentazione che ne descrive le forme e i processi. Il disegno è stato a lungo il principale riferimento operativo del progetto e la manualità del segno sottolineava il rapporto diretto con le arti, che nascono come espressione diretta della mente attraverso la mano e i suoi utensili. L’azione della mano e la percezione tattile del segno affiancavano una dimensione espressiva alla ricerca progettuale, aggiungendo un valore intrinseco al disegno, apprezzato per qualità estetiche e grafiche che davano un valore aggiunto alla rappresentazione del progetto. Poi gli strumenti della rappresentazione digitale hanno trasformato i modi del progetto come conseguenza delle nuove potenzialità della rappresentazione, spostando l’attenzione dall’immagine piana e statica alla dinamicità dello spazio digitale. La rappresentazione digitale ha sviluppato forme espressive capaci di simulare l’apparenza in modo ultrarealistico: come nel ‘400 la prospettiva aveva reso possibile la misura dello spazio reale, alla fine del ‘900 l’informatica ha permesso la conquista dello spazio virtuale. Lo strumento nuovo ha tolto la manualità alla rappresentazione, allentando il rapporto diretto e tattile tra il pensiero e l’opera che caratterizza le arti. L’artigianalità del progetto e l’unicità riconoscibile della sua veste statica e discreta si sono dissolte nel disegno automatico, nella modellazione generativa, nella ricerca del realismo fedele ma impersonale della rappresentazione digitale e in un qualche modo la finzione del modello virtuale ha sovvertito un presupposto condiviso da quando le Avanguardie novecentesche hanno scardinato la tradizione del virtuosismo imitativo delle prospettive accademiche, stimolando la ricerca espressiva nel disegno di progetto. Il realismo imitativo sembra essere la finalità della rappresentazione del progetto e la rappresentazione ha perso quella qualità sintetica e discreta che richiamava la sua concezione rinascimentale. Il rendering fotorealista ha annullato la ricerca grafica nel progetto. Quando sembrava che il disegno fosse destinato a morire, l’ebbrezza digitale ha però ceduto alla nostalgia della mano: significatico è il successo dei plug-in che trasformano il disegno vettoriale in schizzo, come il ritocco manuale dell’immagine virtuale per dare calore al rendering. Queste immagini ibride invitano a riflettere sul divenire della rappresentazione del progetto, che non si accontenta di raccontare quello che sarà, ma cerca di farlo in modo personale, aggiungendo ricerca alla ricerca.

Verso l'era postdigitale. Disegnare il progetto tra design e architettura.

AMORUSO, GIUSEPPE;BREVI, FAUSTO;PIERLUISI, GABRIELE;ROSSI, MICHELA;RUSSO, MICHELE
2013-01-01

Abstract

Da sempre gli utensili caratterizzano il risultato della lavorazione manuale dei materiali, lasciando un segno evidente nella concezione, nella costruzione e nell’apparenza. Anche il progetto, in tutte le sue scale e declinazioni, subisce l’effetto dei suoi strumenti di lavoro, in modo particolare da quelli della rappresentazione che ne descrive le forme e i processi. Il disegno è stato a lungo il principale riferimento operativo del progetto e la manualità del segno sottolineava il rapporto diretto con le arti, che nascono come espressione diretta della mente attraverso la mano e i suoi utensili. L’azione della mano e la percezione tattile del segno affiancavano una dimensione espressiva alla ricerca progettuale, aggiungendo un valore intrinseco al disegno, apprezzato per qualità estetiche e grafiche che davano un valore aggiunto alla rappresentazione del progetto. Poi gli strumenti della rappresentazione digitale hanno trasformato i modi del progetto come conseguenza delle nuove potenzialità della rappresentazione, spostando l’attenzione dall’immagine piana e statica alla dinamicità dello spazio digitale. La rappresentazione digitale ha sviluppato forme espressive capaci di simulare l’apparenza in modo ultrarealistico: come nel ‘400 la prospettiva aveva reso possibile la misura dello spazio reale, alla fine del ‘900 l’informatica ha permesso la conquista dello spazio virtuale. Lo strumento nuovo ha tolto la manualità alla rappresentazione, allentando il rapporto diretto e tattile tra il pensiero e l’opera che caratterizza le arti. L’artigianalità del progetto e l’unicità riconoscibile della sua veste statica e discreta si sono dissolte nel disegno automatico, nella modellazione generativa, nella ricerca del realismo fedele ma impersonale della rappresentazione digitale e in un qualche modo la finzione del modello virtuale ha sovvertito un presupposto condiviso da quando le Avanguardie novecentesche hanno scardinato la tradizione del virtuosismo imitativo delle prospettive accademiche, stimolando la ricerca espressiva nel disegno di progetto. Il realismo imitativo sembra essere la finalità della rappresentazione del progetto e la rappresentazione ha perso quella qualità sintetica e discreta che richiamava la sua concezione rinascimentale. Il rendering fotorealista ha annullato la ricerca grafica nel progetto. Quando sembrava che il disegno fosse destinato a morire, l’ebbrezza digitale ha però ceduto alla nostalgia della mano: significatico è il successo dei plug-in che trasformano il disegno vettoriale in schizzo, come il ritocco manuale dell’immagine virtuale per dare calore al rendering. Queste immagini ibride invitano a riflettere sul divenire della rappresentazione del progetto, che non si accontenta di raccontare quello che sarà, ma cerca di farlo in modo personale, aggiungendo ricerca alla ricerca.
2013
Maggioli editore
88 387 6192 2
disegno digitale; rendering; progetto
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