Motivazioni dell’iniziativa Nei primi mesi del 2003, in seguito alla chiusura dei cinema Principe e Olympia e al conseguente rischio di demolizione o radicale trasformazione dei due edifici, un gruppo di architetti modenesi ha lanciato un appello per la loro conservazione, come testimonianza architettonica e come importanti luoghi di cittadinanza. L’iniziativa, sostenuta dall’Ordine degli Architetti, ha raccolto numerosi consensi e dato luogo ad un ampio dibattito sui quotidiani locali. L’intento dell’appello non era solo quello di tutelare edifici che - per datazione - non rientrano nel regime vincolistico, ma anche far conoscere e invitare a rileggere un patrimonio architettonico di qualità, realizzato nel secolo scorso da progettisti che hanno introdotto a Modena il linguaggio razionalista. Le profonde trasformazioni in atto suggeriscono la necessità di una riflessione attenta sul passato prossimo della città. Previsioni lungimiranti e crisi inaspettate hanno contrassegnato la vicenda urbanistica modenese del Novecento; il paesaggio urbano della periferia è scandito da episodi architettonici fortemente connotati: ha senso parlare di tradizione del moderno a Modena? E se ha senso, qual è l’eredità che ci consegnano le esperienze amministrative e professionali del secolo scorso? Muovendo da questi interrogativi e dando seguito alle indicazioni contenute in quell’appello, si sono immaginati tre diversi percorsi conoscitivi: 1 - quattro incontri si propongono di analizzare aspetti diversi della storia urbana del Novecento: una disamina della logica del “lottizzamento razionale” e dei suoi esiti concreti sul corpo della città e una riflessione critica sulla specificità del moderno in area emiliana; una lettura puntuale di singoli edifici attenta al rapporto fra ortodossia e contaminazione del linguaggio razionalista nelle declinazioni locali; un approfondimento sul fondamentale ruolo di Alberto Mario Pucci nello sviluppo di Modena nel dopoguerra; un dibattito che, a partire da una rilettura dell’azione amministrativa nel periodo di ricostruzione, solleciti un confronto pubblico sul presente. 2 - una mostra fotografica documenta le presenze razionaliste in città. Verranno esposti materiali fotografici di grande qualità, prevalentemente inediti, provenienti dalle Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini, dall’Archivio Piero Bottoni (Dpa, Politecnico di Milano) e da alcuni archivi privati (archivio dell’architetto Vinicio Vecchi, archivio Franco Guerzoni, archivio Dino Scianchi,), che documentano gli edifici realizzati tra il 1930 ed il 1965. Per gli edifici privati non documentati negli archivi consultati si è proceduto con una campagna fotografica appositamente realizzata (fotografie di Francesco Ceccarelli, Andrea Costa e Paula Nolff). 3 - un itinerario offre una selezione di opere per accompagnare coloro che abbiano voglia di conoscere l’architettura nella sua irripetibile materialità, un volumetto tascabile, di agile lettura, in cui gli edifici segnalati sono accompagnati da un’immagine fotografica di riferimento, dai principali dati (l’ubicazione esatta, gli anni di progetto/esecuzione, l’autore) e da un breve commento critico/descrittivo; ove esistano, saranno segnalati i riferimenti bibliografici. Con questa iniziativa non si intende fare un bilancio esaustivo e definitivo su un’importante stagione della costruzione della città. L’intento è invece quello di inaugurare una linea di ricerca sul concreto divenire della periferia storica e di contribuire ad una più vasta consapevolezza del valore dell’architettura del novecento a Modena, aprendo un orizzonte di riflessione critica circa il destino (conservazione, riuso, demolizione) degli edifici e il senso del fare la città oggi.

La città razionalista. Urbanistica e architettura a Modena 1931-1965.

MONTEDORO, LAURA
2003-01-01

Abstract

Motivazioni dell’iniziativa Nei primi mesi del 2003, in seguito alla chiusura dei cinema Principe e Olympia e al conseguente rischio di demolizione o radicale trasformazione dei due edifici, un gruppo di architetti modenesi ha lanciato un appello per la loro conservazione, come testimonianza architettonica e come importanti luoghi di cittadinanza. L’iniziativa, sostenuta dall’Ordine degli Architetti, ha raccolto numerosi consensi e dato luogo ad un ampio dibattito sui quotidiani locali. L’intento dell’appello non era solo quello di tutelare edifici che - per datazione - non rientrano nel regime vincolistico, ma anche far conoscere e invitare a rileggere un patrimonio architettonico di qualità, realizzato nel secolo scorso da progettisti che hanno introdotto a Modena il linguaggio razionalista. Le profonde trasformazioni in atto suggeriscono la necessità di una riflessione attenta sul passato prossimo della città. Previsioni lungimiranti e crisi inaspettate hanno contrassegnato la vicenda urbanistica modenese del Novecento; il paesaggio urbano della periferia è scandito da episodi architettonici fortemente connotati: ha senso parlare di tradizione del moderno a Modena? E se ha senso, qual è l’eredità che ci consegnano le esperienze amministrative e professionali del secolo scorso? Muovendo da questi interrogativi e dando seguito alle indicazioni contenute in quell’appello, si sono immaginati tre diversi percorsi conoscitivi: 1 - quattro incontri si propongono di analizzare aspetti diversi della storia urbana del Novecento: una disamina della logica del “lottizzamento razionale” e dei suoi esiti concreti sul corpo della città e una riflessione critica sulla specificità del moderno in area emiliana; una lettura puntuale di singoli edifici attenta al rapporto fra ortodossia e contaminazione del linguaggio razionalista nelle declinazioni locali; un approfondimento sul fondamentale ruolo di Alberto Mario Pucci nello sviluppo di Modena nel dopoguerra; un dibattito che, a partire da una rilettura dell’azione amministrativa nel periodo di ricostruzione, solleciti un confronto pubblico sul presente. 2 - una mostra fotografica documenta le presenze razionaliste in città. Verranno esposti materiali fotografici di grande qualità, prevalentemente inediti, provenienti dalle Raccolte Fotografiche Modenesi Giuseppe Panini, dall’Archivio Piero Bottoni (Dpa, Politecnico di Milano) e da alcuni archivi privati (archivio dell’architetto Vinicio Vecchi, archivio Franco Guerzoni, archivio Dino Scianchi,), che documentano gli edifici realizzati tra il 1930 ed il 1965. Per gli edifici privati non documentati negli archivi consultati si è proceduto con una campagna fotografica appositamente realizzata (fotografie di Francesco Ceccarelli, Andrea Costa e Paula Nolff). 3 - un itinerario offre una selezione di opere per accompagnare coloro che abbiano voglia di conoscere l’architettura nella sua irripetibile materialità, un volumetto tascabile, di agile lettura, in cui gli edifici segnalati sono accompagnati da un’immagine fotografica di riferimento, dai principali dati (l’ubicazione esatta, gli anni di progetto/esecuzione, l’autore) e da un breve commento critico/descrittivo; ove esistano, saranno segnalati i riferimenti bibliografici. Con questa iniziativa non si intende fare un bilancio esaustivo e definitivo su un’importante stagione della costruzione della città. L’intento è invece quello di inaugurare una linea di ricerca sul concreto divenire della periferia storica e di contribuire ad una più vasta consapevolezza del valore dell’architettura del novecento a Modena, aprendo un orizzonte di riflessione critica circa il destino (conservazione, riuso, demolizione) degli edifici e il senso del fare la città oggi.
2003
Modena; Architettura moderna; città razionalista
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