Il colore è stato, fin dall’antichità, parte integrante dell’architettura, suo strumento e mezzo di espressione, in grado di supportarne gli sviluppi e le tendenze, offrendosi nei periodi più fortunati come vero e proprio materiale da costruzione, parte integrante del programma ideologico, sociale ed estetico del progetto, negli altri risultando una sorta di rivestimento applicato successivamente, semplice vestizione di superficie. Nella modernità poi, il colore, con la sua presenza o assenza, diviene termine di affermazione, manifesto del pensiero e fattore fondamentale di ricerca edi definizione dell’idea stessa di architettura. Nel contemporaneo, il colore ritorna ad avere un ruolo preponderante, apparendospesso come elemento caratterizzante, grazie soprattutto alla disponibilità di nuove tecnologie di pigmentazione e di materiali innovativi. Si tratta di applicazioni che non sembrano nascere da un pensiero programmatico definito che dichiari esplicitamente il colore come elemento primario e generativo dell’atto progettuale, ma che appaiono comprendere ed adottare un uso esteso e ragionato dell’apparato cromatico per dare forza ad attitudini di approccio e soluzione di specifiche problematiche di relazione tra le parti. Oggetto di questo contributo è l’esplorazione di alcune di queste attitudini nel tentativo, ovviamente non esaustivo, di individuarne le possibili aree di origine e di esiti di applicazione, così da iniziare una mappatura d’intenti, quasi un ritratto “emozionale”, che, al di là degli esiti spesso di semplice rivestimento epidermico – il colore come post-produzione –, rintracci degli scenari sovra-strutturali rappresentativi di un processo di trasfigurazione ideativa e messa in opera finale della presenza cromatica come “amplificatore di senso

Architetture contemporanee e colore: amplificazioni di senso

BORSOTTI, MARCO
2012-01-01

Abstract

Il colore è stato, fin dall’antichità, parte integrante dell’architettura, suo strumento e mezzo di espressione, in grado di supportarne gli sviluppi e le tendenze, offrendosi nei periodi più fortunati come vero e proprio materiale da costruzione, parte integrante del programma ideologico, sociale ed estetico del progetto, negli altri risultando una sorta di rivestimento applicato successivamente, semplice vestizione di superficie. Nella modernità poi, il colore, con la sua presenza o assenza, diviene termine di affermazione, manifesto del pensiero e fattore fondamentale di ricerca edi definizione dell’idea stessa di architettura. Nel contemporaneo, il colore ritorna ad avere un ruolo preponderante, apparendospesso come elemento caratterizzante, grazie soprattutto alla disponibilità di nuove tecnologie di pigmentazione e di materiali innovativi. Si tratta di applicazioni che non sembrano nascere da un pensiero programmatico definito che dichiari esplicitamente il colore come elemento primario e generativo dell’atto progettuale, ma che appaiono comprendere ed adottare un uso esteso e ragionato dell’apparato cromatico per dare forza ad attitudini di approccio e soluzione di specifiche problematiche di relazione tra le parti. Oggetto di questo contributo è l’esplorazione di alcune di queste attitudini nel tentativo, ovviamente non esaustivo, di individuarne le possibili aree di origine e di esiti di applicazione, così da iniziare una mappatura d’intenti, quasi un ritratto “emozionale”, che, al di là degli esiti spesso di semplice rivestimento epidermico – il colore come post-produzione –, rintracci degli scenari sovra-strutturali rappresentativi di un processo di trasfigurazione ideativa e messa in opera finale della presenza cromatica come “amplificatore di senso
2012
Colore e Colorimetria. Contributi Multidisciplinari Vol. VIII A
8838761361
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