Si è ritenuto necessario anteporre alla raccolta degli scritti una breve nota, una sorta di guida alla lettura, che ne faccia intendere la struttura; tre sono le parti in cui è stata divisa la raccolta: I. Un’altra urbanistica, II. Le politiche degli interventi, III. Una strategia per la città policentrica lombarda. Nella prima parte si è voluto ampliare il riferimento al complesso intreccio tra dibattito politico-disciplinare degli Anni ’60, sperimentazione didattica e principali riflessioni teoriche. L’approccio euristico conduce a riflessioni dense di rimandi, implicazioni e riferimenti, in sostanza, a quella infra-disciplinarietà che d’Angiolini postulava come premessa imprescindibile di metodo. Proprio in questo senso è stata proposta da d’Angiolini la metafora del clinico, medico capace di operare in corpore vivo sul paziente, esprimendovi negli atti, ma intus senza preconcetti, anche tutta la sua sapienza. Non è un caso che proprio all’interno del laboratorio didattico svolto in stretto rapporto con gli insegnamenti della progettazione architettonica, siano occorse all’urbanista clinico, quelle particolari “occasioni” di chiarimento e confronto infradisciplinare che contribuiscono a esplicitare il suo “punto di vista” metodologico. Nella seconda parte, si dispiega in tutta la sua ricchezza e complessità, la sua progettualità, attraverso i casi concreti affrontati nel lungo cimento civile, nella scuola così come nella professione; politiche - al plurale, dunque - degli interventi sia di scala macro che micro, in una sorta di legame ideale (e sperimentale) tra esperienze nel Mezzogiorno e Nord industrializzato. La contrapposizione, maturata sul terreno operativo, alla cultura ufficiale della pianificazione, impone di dotarsi di una strumentazione adeguata a cogliere globalmente certe grandezze macroeconomiche: i “4 parametri” (popolazione e reddito, mobilità e tendenza insediativa). Interpretati in modo non meramente descrittivo, ma secondo differenziate ipotesi di geografia volontaria, questi contribuiscono a chiarire l’innovativa interpretazione strutturale di quella “inversione della tendenza insediativa” a favore dei poli del secondo ordine, che sorregge a tutt’oggi le potenzialità di sviluppo dell’assetto policentrico lombardo. Nella terza parte, riuniti in una sequenza essenziale, poiché sul tema d’Angiolini esercitò una capillare quanto instancabile azione di ricerca e promozione politico-culturale, ma efficace, si prefigura una precisa strategia d’intervento di città policentrica lombarda – lungamente perseguita e rielaborata negli anni a fronte delle diverse fasi di evoluzione del concentrico milanese – attraverso: le prefigurazioni macroeconomiche, gli interventi chiave sul sistema del trasporto su ferro e le soluzioni specifiche per il nodo milanese.
I temi e luoghi dell'opera nella raccolta degli scritti
ACUTO, FEDERICO
2012-01-01
Abstract
Si è ritenuto necessario anteporre alla raccolta degli scritti una breve nota, una sorta di guida alla lettura, che ne faccia intendere la struttura; tre sono le parti in cui è stata divisa la raccolta: I. Un’altra urbanistica, II. Le politiche degli interventi, III. Una strategia per la città policentrica lombarda. Nella prima parte si è voluto ampliare il riferimento al complesso intreccio tra dibattito politico-disciplinare degli Anni ’60, sperimentazione didattica e principali riflessioni teoriche. L’approccio euristico conduce a riflessioni dense di rimandi, implicazioni e riferimenti, in sostanza, a quella infra-disciplinarietà che d’Angiolini postulava come premessa imprescindibile di metodo. Proprio in questo senso è stata proposta da d’Angiolini la metafora del clinico, medico capace di operare in corpore vivo sul paziente, esprimendovi negli atti, ma intus senza preconcetti, anche tutta la sua sapienza. Non è un caso che proprio all’interno del laboratorio didattico svolto in stretto rapporto con gli insegnamenti della progettazione architettonica, siano occorse all’urbanista clinico, quelle particolari “occasioni” di chiarimento e confronto infradisciplinare che contribuiscono a esplicitare il suo “punto di vista” metodologico. Nella seconda parte, si dispiega in tutta la sua ricchezza e complessità, la sua progettualità, attraverso i casi concreti affrontati nel lungo cimento civile, nella scuola così come nella professione; politiche - al plurale, dunque - degli interventi sia di scala macro che micro, in una sorta di legame ideale (e sperimentale) tra esperienze nel Mezzogiorno e Nord industrializzato. La contrapposizione, maturata sul terreno operativo, alla cultura ufficiale della pianificazione, impone di dotarsi di una strumentazione adeguata a cogliere globalmente certe grandezze macroeconomiche: i “4 parametri” (popolazione e reddito, mobilità e tendenza insediativa). Interpretati in modo non meramente descrittivo, ma secondo differenziate ipotesi di geografia volontaria, questi contribuiscono a chiarire l’innovativa interpretazione strutturale di quella “inversione della tendenza insediativa” a favore dei poli del secondo ordine, che sorregge a tutt’oggi le potenzialità di sviluppo dell’assetto policentrico lombardo. Nella terza parte, riuniti in una sequenza essenziale, poiché sul tema d’Angiolini esercitò una capillare quanto instancabile azione di ricerca e promozione politico-culturale, ma efficace, si prefigura una precisa strategia d’intervento di città policentrica lombarda – lungamente perseguita e rielaborata negli anni a fronte delle diverse fasi di evoluzione del concentrico milanese – attraverso: le prefigurazioni macroeconomiche, gli interventi chiave sul sistema del trasporto su ferro e le soluzioni specifiche per il nodo milanese.File | Dimensione | Formato | |
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