Ogniqualvolta nella storia è stato inventato un nuovo mezzo di comunicazione, questo ha inevitabilmente portato profonde modifiche nel modo di esprimersi. Il mezzo non “costringe” la comunicazione ma indubbiamente la plasma, la orienta, la modella. La tesi del condizionamento del messaggio da parte del mezzo ha portato uno dei maggiori studiosi del tema, il sociologo Marshall McLuhan, ad affermare provocatoriamente che “il mezzo È il messaggio” [McLuhan: 1964]. Una società che non conosca alcuna maniera per fissare stabilmente le proprie conoscenze svilupperà processi mentali e modalità comunicative ben diverse da una società che in pochi kilo-byte di memoria è in grado di concentrare una quantità enciclopedica di dati [Cantoni et alii: 2008]. Le tappe dello sviluppo dei mezzi di comunicazione nella storia dell’uomo si possono contare in poco più che le dita di una mano: invenzione della scrittura, invenzione dell’alfabeto, invenzione della stampa a caratteri mobili, introduzione dei mezzi elettrici, diffusione dei mass media e – oggi – diffusione dei mezzi di comunicazione digitali. Viviamo quindi in un momento “rivoluzionario” e la prima considerazione che possiamo fare è ovvia: come sempre è avvenuto, avverrà, anzi avviene già, che questi nuovi mezzi portino modifiche sostanziali nelle modalità di espressione, per cui ciò che fino a ieri era ovvio, tradizionale, giusto, normato da regole, oggetto di insegnamento, da oggi ineluttabilmente cambia. La storia dell’avvento dei mezzi di comunicazione ci insegna un’altra cosa importante: che tutte le volte che un nuovo mezzo appare, l’accoglienza non è entusiastica (quantomeno, non da parte della maggioranza). È normale quindi che i cambiamenti tardino ad essere recepiti e accolti, in particolare nelle istituzioni scolastiche che tendono a essere più conservatrici che innovatrici. Questo capitolo racconta la storia di un’attività che vuole seguire l’innovazione dei mezzi di comunicazione: si tratta di PoliCultura, la più ampia attività di “storytelling” digitale nella scuola italiana (e tra le più ampie al mondo). PoliCultura è una iniziativa del laboratorio HOC del Politecnico di Milano che invita le scuole, di ogni ordine e grado, a “narrare storie multimediali”. Dal 2006 più di 17.000 alunni hanno preso parte a questa attività che li ha condotti a comunicare in maniera efficace usando le tecnologie digitali. Ogniqualvolta nella storia è stato inventato un nuovo mezzo di comunicazione, questo ha inevitabilmente portato profonde modifiche nel modo di esprimersi (oltreché a profonde modifiche sociali: ma non è questo il focus di questo capitolo). Il mezzo non “costringe” la comunicazione (si parla in proposito di “totipotenza” della lingua, ovvero della possibilità di esprimere comunque il proprio pensiero, qualunque sia lo strumentario a disposizione [Chomsky, 1966]) ma indubbiamente la plasma, la orienta, la modella. Ad esempio, il mezzo influisce sulla scelta dei contenuti: difficilmente via SMS spiegherò i principi della fisica quantistica, mentre sarà facile ricordare a chi fa la spesa di “comp anke latte”. La tesi del condizionamento del messaggio da parte del mezzo ha portato uno dei maggiori studiosi del tema, il sociologo Marshall McLuhan, ad affermare provocatoriamente che “il mezzo È il messaggio” [McLuhan: 1964]. Una società che non conosca alcuna maniera per fissare stabilmente le proprie conoscenze svilupperà processi mentali e modalità comunicative ben diverse da una società che in pochi kilo-byte di memoria è in grado di concentrare una quantità enciclopedica di dati [Cantoni et alii: 2008]. Le tappe dello sviluppo dei mezzi di comunicazione nella storia dell’uomo si possono contare in poco più che le dita di una mano: invenzione della scrittura, invenzione dell’alfabeto, invenzione della stampa a caratteri mobili, introduzione dei mezzi elettrici, diffusione dei mass media e – oggi – diffusione dei mezzi di comunicazione digitali. Viviamo quindi in un momento “rivoluzionario” e la prima considerazione che possiamo fare è ovvia: come sempre è avvenuto, avverrà, anzi avviene già, che questi nuovi mezzi portino modifiche sostanziali nelle modalità di espressione, per cui ciò che fino a ieri era ovvio, tradizionale, giusto, normato da regole, oggetto di insegnamento, da oggi ineluttabilmente cambia. La storia dell’avvento dei mezzi di comunicazione ci insegna un’altra cosa importante: che tutte le volte che un nuovo mezzo appare, l’accoglienza non è entusiastica (quantomeno, non da parte della maggioranza). Si rilegga al proposito il Fedro platonico: in esso, Platone di fatto depreca l’invenzione della scrittura che a suo parere avrebbe portato conseguenze nefaste come la perdita della memoria, la perdita della serietà del dialogo (un libro infatti non può rispondere alle domande del lettore), etc. È normale quindi che i cambiamenti tardino ad essere recepiti e accolti, in particolare nelle istituzioni scolastiche che tendono a essere più conservatrici che innovatrici. Questo capitolo racconta però la storia di un’attività che vuole seguire l’innovazione dei mezzi di comunicazione: si tratta di PoliCultura, la più ampia attività di “storytelling” digitale nella scuola italiana (e tra le più ampie al mondo). PoliCultura è una iniziativa del laboratorio HOC del Politecnico di Milano che invita le scuole, di ogni ordine e grado, a “narrare storie multimediali”. Dal 2006 più di 17.000 alunni hanno preso parte a questa attività che li ha condotti a comunicare in maniera efficace usando le tecnologie digitali. Lavorando in remoto, senza nessuna assistenza diretta da parte dello staff del laboratorio, equipaggiati con poche pagine d’istruzioni, questi innovatori (docenti e alunni) si sono cimentati con la comunicazione multimediale, dandosi regole dettate dall’intuizione e da una grande creatività, scoprendo (non senza sorpresa) che il risultato finale dal punto di vista didattico non era semplicemente una maggior dimestichezza con l’uso delle tecnologie ma soprattutto l’acquisizione di quella che a livello internazionale è definita “media literacy” (US National Commission on Library and Information Science, 2003): la capacità di padroneggiare e di esprimersi con i nuovi linguaggi multimediali.
Multimedialità e didattica: il caso di PoliCultura, progetto di ‘storytelling’ digitale per la scuola
DI BLAS, NICOLETTA
2012-01-01
Abstract
Ogniqualvolta nella storia è stato inventato un nuovo mezzo di comunicazione, questo ha inevitabilmente portato profonde modifiche nel modo di esprimersi. Il mezzo non “costringe” la comunicazione ma indubbiamente la plasma, la orienta, la modella. La tesi del condizionamento del messaggio da parte del mezzo ha portato uno dei maggiori studiosi del tema, il sociologo Marshall McLuhan, ad affermare provocatoriamente che “il mezzo È il messaggio” [McLuhan: 1964]. Una società che non conosca alcuna maniera per fissare stabilmente le proprie conoscenze svilupperà processi mentali e modalità comunicative ben diverse da una società che in pochi kilo-byte di memoria è in grado di concentrare una quantità enciclopedica di dati [Cantoni et alii: 2008]. Le tappe dello sviluppo dei mezzi di comunicazione nella storia dell’uomo si possono contare in poco più che le dita di una mano: invenzione della scrittura, invenzione dell’alfabeto, invenzione della stampa a caratteri mobili, introduzione dei mezzi elettrici, diffusione dei mass media e – oggi – diffusione dei mezzi di comunicazione digitali. Viviamo quindi in un momento “rivoluzionario” e la prima considerazione che possiamo fare è ovvia: come sempre è avvenuto, avverrà, anzi avviene già, che questi nuovi mezzi portino modifiche sostanziali nelle modalità di espressione, per cui ciò che fino a ieri era ovvio, tradizionale, giusto, normato da regole, oggetto di insegnamento, da oggi ineluttabilmente cambia. La storia dell’avvento dei mezzi di comunicazione ci insegna un’altra cosa importante: che tutte le volte che un nuovo mezzo appare, l’accoglienza non è entusiastica (quantomeno, non da parte della maggioranza). È normale quindi che i cambiamenti tardino ad essere recepiti e accolti, in particolare nelle istituzioni scolastiche che tendono a essere più conservatrici che innovatrici. Questo capitolo racconta la storia di un’attività che vuole seguire l’innovazione dei mezzi di comunicazione: si tratta di PoliCultura, la più ampia attività di “storytelling” digitale nella scuola italiana (e tra le più ampie al mondo). PoliCultura è una iniziativa del laboratorio HOC del Politecnico di Milano che invita le scuole, di ogni ordine e grado, a “narrare storie multimediali”. Dal 2006 più di 17.000 alunni hanno preso parte a questa attività che li ha condotti a comunicare in maniera efficace usando le tecnologie digitali. Ogniqualvolta nella storia è stato inventato un nuovo mezzo di comunicazione, questo ha inevitabilmente portato profonde modifiche nel modo di esprimersi (oltreché a profonde modifiche sociali: ma non è questo il focus di questo capitolo). Il mezzo non “costringe” la comunicazione (si parla in proposito di “totipotenza” della lingua, ovvero della possibilità di esprimere comunque il proprio pensiero, qualunque sia lo strumentario a disposizione [Chomsky, 1966]) ma indubbiamente la plasma, la orienta, la modella. Ad esempio, il mezzo influisce sulla scelta dei contenuti: difficilmente via SMS spiegherò i principi della fisica quantistica, mentre sarà facile ricordare a chi fa la spesa di “comp anke latte”. La tesi del condizionamento del messaggio da parte del mezzo ha portato uno dei maggiori studiosi del tema, il sociologo Marshall McLuhan, ad affermare provocatoriamente che “il mezzo È il messaggio” [McLuhan: 1964]. Una società che non conosca alcuna maniera per fissare stabilmente le proprie conoscenze svilupperà processi mentali e modalità comunicative ben diverse da una società che in pochi kilo-byte di memoria è in grado di concentrare una quantità enciclopedica di dati [Cantoni et alii: 2008]. Le tappe dello sviluppo dei mezzi di comunicazione nella storia dell’uomo si possono contare in poco più che le dita di una mano: invenzione della scrittura, invenzione dell’alfabeto, invenzione della stampa a caratteri mobili, introduzione dei mezzi elettrici, diffusione dei mass media e – oggi – diffusione dei mezzi di comunicazione digitali. Viviamo quindi in un momento “rivoluzionario” e la prima considerazione che possiamo fare è ovvia: come sempre è avvenuto, avverrà, anzi avviene già, che questi nuovi mezzi portino modifiche sostanziali nelle modalità di espressione, per cui ciò che fino a ieri era ovvio, tradizionale, giusto, normato da regole, oggetto di insegnamento, da oggi ineluttabilmente cambia. La storia dell’avvento dei mezzi di comunicazione ci insegna un’altra cosa importante: che tutte le volte che un nuovo mezzo appare, l’accoglienza non è entusiastica (quantomeno, non da parte della maggioranza). Si rilegga al proposito il Fedro platonico: in esso, Platone di fatto depreca l’invenzione della scrittura che a suo parere avrebbe portato conseguenze nefaste come la perdita della memoria, la perdita della serietà del dialogo (un libro infatti non può rispondere alle domande del lettore), etc. È normale quindi che i cambiamenti tardino ad essere recepiti e accolti, in particolare nelle istituzioni scolastiche che tendono a essere più conservatrici che innovatrici. Questo capitolo racconta però la storia di un’attività che vuole seguire l’innovazione dei mezzi di comunicazione: si tratta di PoliCultura, la più ampia attività di “storytelling” digitale nella scuola italiana (e tra le più ampie al mondo). PoliCultura è una iniziativa del laboratorio HOC del Politecnico di Milano che invita le scuole, di ogni ordine e grado, a “narrare storie multimediali”. Dal 2006 più di 17.000 alunni hanno preso parte a questa attività che li ha condotti a comunicare in maniera efficace usando le tecnologie digitali. Lavorando in remoto, senza nessuna assistenza diretta da parte dello staff del laboratorio, equipaggiati con poche pagine d’istruzioni, questi innovatori (docenti e alunni) si sono cimentati con la comunicazione multimediale, dandosi regole dettate dall’intuizione e da una grande creatività, scoprendo (non senza sorpresa) che il risultato finale dal punto di vista didattico non era semplicemente una maggior dimestichezza con l’uso delle tecnologie ma soprattutto l’acquisizione di quella che a livello internazionale è definita “media literacy” (US National Commission on Library and Information Science, 2003): la capacità di padroneggiare e di esprimersi con i nuovi linguaggi multimediali.File | Dimensione | Formato | |
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