Per affrontare le contemporanee, multiformi condizioni del disagio urbano, è necessario tornare a riconsiderare la dimensione spaziale del benessere. E’ nello spazio urbano e in rapporto all’uso –materiale e simbolico - che di esso ne fanno le differenti popolazioni e i differenti “corpi urbani”, che si producono molte delle forme di malessere, disuguaglianza e conflitto che contrassegnano l’odierna città delle differenze. D’altra parte la città, i suoi spazi e le sue strutture e infrastrutture, in quanto “ambiente di vita” individuale e collettiva, sono lo “spazio” privilegiato per la realizzazione di condizioni di benessere, salubrità, sicurezza, convivenza, equità. Si propone dunque di tornare a riflettere sull’importante relazione fra welfare e spazio/territorio stabilita dalla tradizione urbanistica, ripensando la convenzionale considerazione delle dimensioni fisiche e prestazionali di spazi, strutture e servizi, alla luce delle dimensioni immateriali e relazionali (fra individui e spazio) che contribuiscono alla realizzazione di una condizione di benessere come possibilità e libertà di individui e comunità a “stare bene” nel proprio “spazio di vita”. Questo comporta un riposizionamento dello sguardo sul rapporto fra forme di vita e ambiente, mettendo al centro dell’attenzione le pratiche della vita quotidiana, considerate come campo di indagine per l’identificazione delle forme e dei luoghi del disagio, e come attività di progettazione minuta, quotidiana, ordinaria, che costruisce il territorio in quanto “spazio di vita” in comune.
Stare male / stare bene in città. Disagio e benessere nella città contemporanea
BELLAVITI, PAOLA
2012-01-01
Abstract
Per affrontare le contemporanee, multiformi condizioni del disagio urbano, è necessario tornare a riconsiderare la dimensione spaziale del benessere. E’ nello spazio urbano e in rapporto all’uso –materiale e simbolico - che di esso ne fanno le differenti popolazioni e i differenti “corpi urbani”, che si producono molte delle forme di malessere, disuguaglianza e conflitto che contrassegnano l’odierna città delle differenze. D’altra parte la città, i suoi spazi e le sue strutture e infrastrutture, in quanto “ambiente di vita” individuale e collettiva, sono lo “spazio” privilegiato per la realizzazione di condizioni di benessere, salubrità, sicurezza, convivenza, equità. Si propone dunque di tornare a riflettere sull’importante relazione fra welfare e spazio/territorio stabilita dalla tradizione urbanistica, ripensando la convenzionale considerazione delle dimensioni fisiche e prestazionali di spazi, strutture e servizi, alla luce delle dimensioni immateriali e relazionali (fra individui e spazio) che contribuiscono alla realizzazione di una condizione di benessere come possibilità e libertà di individui e comunità a “stare bene” nel proprio “spazio di vita”. Questo comporta un riposizionamento dello sguardo sul rapporto fra forme di vita e ambiente, mettendo al centro dell’attenzione le pratiche della vita quotidiana, considerate come campo di indagine per l’identificazione delle forme e dei luoghi del disagio, e come attività di progettazione minuta, quotidiana, ordinaria, che costruisce il territorio in quanto “spazio di vita” in comune.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.