La Pianura Padana ha potuto essere definitivamente liberata dalla tirannia delle acque solo con l’avvento del motore a vapore e di efficaci sistemi di sollevamento delle acque. Le prime efficienti applicazioni furono condotte in Veneto e nel Ferrarese dalla metà dell’800 sulla scorta delle esperienze locali basate, sin dall’inizio del secolo, sull’impiego di ruote in legno e metallo mosse dalla forza animale. Le macchine di sollevamento furono sostanzialmente di due tipi: le grandi ruote a schiaffo (progettate dall’ing. Cesare de Lotto) e le prime turbine ad asse verticale (promosse dal prof. Luigi Botter). Anche nel Mantovano, nonostante la soppressione asburgica dei consorzi idraulici di origine medioevale, vanno registrate alcune applicazioni sino ad oggi inedite, importanti per la loro precocità e per essere frutto dell’iniziativa di privati: la moderna turbina Schlegel installata nel 1855 (la prima turbina veneta è del 1853) dal conte Rodolfo Varano da Camerino nella grande tenuta di Corte Virgiliana presso Pietole Vecchia e quella voluta fra 1857 e 1861 dai proprietari del neo costituito Consorzio di Cesole. Artefici di questa rivoluzione tecnologica nelle campagne furono gli ingegneri mantovani Aristide Ferrari, Luigi Pognani, Luigi Poma, Girolamo Chizzolini, quest’ultimo formatosi nelle prime applicazioni di bonifica condotte nel Polesine Ferrarese. A queste prime installazioni in fabbricati costruiti in calce e mattoni secondo i procedimenti tradizionali dell’area geografica, seguirono imprese tecnicamente più impegnative come quelle delle grandi bonifiche dei comprensori dell’Agro Mantovano-Reggiano (1901-07) e di Revere (1920-27) per i quali vennero rispettivamente posti in opera un impianto a vapore ed uno diesel (entrambi a Moglia di Sermide) a muovere moderne pompe centrifughe ad asse orizzontale. Le opere furono progettate e dirette dall’ing. Luigi Villoresi, formatosi presso il R. Istituto Tecnico di Milano (il futuro Regio Politecnico) e presso il padre Eugenio. Il tecnico milanese (come fece negli stessi anni l’ing. Giovanni Scarpari di Adria nella stazione di pompaggio di Borgoforte per la bonifica di Roncocorrente, 1907-09) introdusse macchinari e tecnologie moderni, aggiornò le maestranze all’uso di nuovi materiali (calcestruzzi e cementi) e formò due ingegneri mantovani destinati ad intensa attività professionale: Carlo Arrivabene e Pietro Ploner. Costoro si distinsero il primo nella progettazione ed il secondo nella direzione lavori della bonifica del Consorzio Sud di Mantova (1925-30) costruendo il grande impianto di Travata di Bagnolo S. Vito dotato di una potente centrale Termoelettrica in grado di alimentare anche gli impianti sussidiari del Forte di Pietole, di Valsecchi e di Arlotto (tutti a Mantova). L’ultimo esteso comprensorio interprovinciale ad essere bonificato fu quello dell’Agro Cremonese-Mantovano (1923-40) per il quale, sotto la direzione tecnica dell’ing. Giulio Chiodarelli, furono costruiti due impianti di sollevamento il maggiore dei quali a San Matteo delle Chiaviche. La progettazione architettonica di quest’ultimo fu affidata all’arch. Piero Portaluppi di Milano che creò un moderno involucro modernista per le grandi elicopompe ad asse verticale. Per l’allestimento di tutti questi impianti vennero impiegate maestranze specializzate e coinvolte ditte come (per citarne solo alcune) la Franco Tosi di Legnano, la Riva, la Compagnia Generale Elettricità, la Marelli di Milano, la Calzoni di Bologna, la Fiat e la Savigliano di Torino. A queste imponenti costruzioni è affidata ancor oggi la sicurezza idraulica dell’ampia plaga territoriale attestata sui fiumi Po, Oglio, Mincio, Secchia.
Water Pumping Plants for Land Drainage in the Po Valley. A Case Study of the Mantua Region (1866-1940): People, Techniques, Materials
TOGLIANI, CARLO
2012-01-01
Abstract
La Pianura Padana ha potuto essere definitivamente liberata dalla tirannia delle acque solo con l’avvento del motore a vapore e di efficaci sistemi di sollevamento delle acque. Le prime efficienti applicazioni furono condotte in Veneto e nel Ferrarese dalla metà dell’800 sulla scorta delle esperienze locali basate, sin dall’inizio del secolo, sull’impiego di ruote in legno e metallo mosse dalla forza animale. Le macchine di sollevamento furono sostanzialmente di due tipi: le grandi ruote a schiaffo (progettate dall’ing. Cesare de Lotto) e le prime turbine ad asse verticale (promosse dal prof. Luigi Botter). Anche nel Mantovano, nonostante la soppressione asburgica dei consorzi idraulici di origine medioevale, vanno registrate alcune applicazioni sino ad oggi inedite, importanti per la loro precocità e per essere frutto dell’iniziativa di privati: la moderna turbina Schlegel installata nel 1855 (la prima turbina veneta è del 1853) dal conte Rodolfo Varano da Camerino nella grande tenuta di Corte Virgiliana presso Pietole Vecchia e quella voluta fra 1857 e 1861 dai proprietari del neo costituito Consorzio di Cesole. Artefici di questa rivoluzione tecnologica nelle campagne furono gli ingegneri mantovani Aristide Ferrari, Luigi Pognani, Luigi Poma, Girolamo Chizzolini, quest’ultimo formatosi nelle prime applicazioni di bonifica condotte nel Polesine Ferrarese. A queste prime installazioni in fabbricati costruiti in calce e mattoni secondo i procedimenti tradizionali dell’area geografica, seguirono imprese tecnicamente più impegnative come quelle delle grandi bonifiche dei comprensori dell’Agro Mantovano-Reggiano (1901-07) e di Revere (1920-27) per i quali vennero rispettivamente posti in opera un impianto a vapore ed uno diesel (entrambi a Moglia di Sermide) a muovere moderne pompe centrifughe ad asse orizzontale. Le opere furono progettate e dirette dall’ing. Luigi Villoresi, formatosi presso il R. Istituto Tecnico di Milano (il futuro Regio Politecnico) e presso il padre Eugenio. Il tecnico milanese (come fece negli stessi anni l’ing. Giovanni Scarpari di Adria nella stazione di pompaggio di Borgoforte per la bonifica di Roncocorrente, 1907-09) introdusse macchinari e tecnologie moderni, aggiornò le maestranze all’uso di nuovi materiali (calcestruzzi e cementi) e formò due ingegneri mantovani destinati ad intensa attività professionale: Carlo Arrivabene e Pietro Ploner. Costoro si distinsero il primo nella progettazione ed il secondo nella direzione lavori della bonifica del Consorzio Sud di Mantova (1925-30) costruendo il grande impianto di Travata di Bagnolo S. Vito dotato di una potente centrale Termoelettrica in grado di alimentare anche gli impianti sussidiari del Forte di Pietole, di Valsecchi e di Arlotto (tutti a Mantova). L’ultimo esteso comprensorio interprovinciale ad essere bonificato fu quello dell’Agro Cremonese-Mantovano (1923-40) per il quale, sotto la direzione tecnica dell’ing. Giulio Chiodarelli, furono costruiti due impianti di sollevamento il maggiore dei quali a San Matteo delle Chiaviche. La progettazione architettonica di quest’ultimo fu affidata all’arch. Piero Portaluppi di Milano che creò un moderno involucro modernista per le grandi elicopompe ad asse verticale. Per l’allestimento di tutti questi impianti vennero impiegate maestranze specializzate e coinvolte ditte come (per citarne solo alcune) la Franco Tosi di Legnano, la Riva, la Compagnia Generale Elettricità, la Marelli di Milano, la Calzoni di Bologna, la Fiat e la Savigliano di Torino. A queste imponenti costruzioni è affidata ancor oggi la sicurezza idraulica dell’ampia plaga territoriale attestata sui fiumi Po, Oglio, Mincio, Secchia.File | Dimensione | Formato | |
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