L'analisi della produzione edilizia pubblica rileva la ripresa di modelli di cultura razionalista rispetto a una nuova scala di intervento, legati a sperimentazioni e tentativi di standardizzazione edilizia: nello specifico, si mette in rilievo l'elaborazione di "unità d'intervento" a scala urbana, con caratteri morfologici di irripetibilità e di singolarità. La qualità edilizia prospettata attraverso gli interventi residenziali pubblici (ad esempio, conseguenti al Piano Gescal) riguarda un miglioramento delle costruzioni mediante un "ammodernamento" degli orientamenti progettuali ed esecutivi integrato allo sviluppo della produttività ottenibile attraverso la razionalizzazione degli aspetti tecnico-costruttivi e l'introduzione di sistemi e di componenti edilizi industrializzati. A livello procedurale, lo scenario tecnico-procedurale definito dalla stesura delle Norme tecniche (1964) si completa attraverso gli orientamenti, sia teorici che operativi, rivolti alla razionalizzazione e alla programmazione edilizia secondo i principi de: • la progettazione integrale (rivolta a ottenere un efficace coordinamento delle procedure di progettazione, di produzione, di programmazione, di esecuzione e di gestione edilizia) e della progettazione coordinata (rivolta a pianificare e a razionalizzare il processo edilizio finalizzato all'edilizia pubblica); • la progettazione tecnica, che viene intesa quale attività finalizzata alla messa a punto di riferimenti che guidano i processi decisionali, sulla base di procedure analitiche per la previsione e l'ottimizzazione dei risultati. L'elaborazione del progetto edilizio si delinea cioè come processo che parte da conoscenze, le tecniche esecutive, gli elementi tecnici e i materiali, e perviene alla definizione di un modello di realtà non ancora esistente considerandone gli aspetti informativi, decisionali e previsionali. La disamina inerente agli orientamenti teorico-operativi riferiti alle procedure tecnico-attuative per lo sviluppo della razionalizzazione edilizia, applicata agli interventi pubblici residenziali, considera i riferimenti finalizzati alla messa a punto di una normativa tecnica evoluta e dell'industrializzazione del settore. In particolare, si esamina il contributo delineato dalla Normativa Tecnica Nazionale e dalle Normative Tecniche Regionali (di tipo esigenziale-prestazionale) rivolte a determinare i criteri della produzione edilizia residenziale pubblica. L'avvio del Piano decennale dell'edilizia, attuato mediante la Legge n. 10 del 28.1.1977, Norme per la edificabilità dei suoli (in cui si prevede che siano le Regioni a indirizzare con criteri unitari sia la formazione dei programmi poliennali di attuazione degli strumenti urbanistici comunali, sia la gestione dell'edilizia convenzionata, al fine di trasmettere azioni razionalizzanti a livello urbanistico, edilizio, economico e costruttivo), e la Legge n. 457 del 5.8.1978, Norme per l'edilizia residenziale (che attribuisce al Comitato per l'Edilizia Residenziale, il CER, e alle Regioni compiti organizzativi di intervento e di programmazione, di controllo, di politica tecnica e finanziaria, di normazione per la nuova edificazione e per il recupero edilizio), pongono le premesse per la ripresa e lo sviluppo dell'edilizia in Italia e per il superamento di una crisi strutturale che si trascina ormai da troppo tempo con gravi risvolti di carattere economico, politico e sociale. Di fronte alla cultura edilizia tipica dei paesi anglosassoni, della Francia e dei paesi socialisti, che affidano alla normativa il compito fondamentale di strumento regolatore dei processi di progettazione-produzione-uso delle opere edilizie, in Italia la normativa (sia quella di carattere generale, a livello legislativo, sia quella particolare affidata alle norme tecniche) è storicamente caratterizzata da sovrapposizioni, mancanza di coordinamento, astrattezza, incapacità di colmare i grandi vuoti esistenti, permanendo una cronica assenza di istituzioni specializzate capaci di produrre sia la normativa che la ricerca necessaria ad alimentarla. Il cambiamento di tendenza è dettato nelle leggi emesse e operanti per l'edilizia, dalla Legge n. 513/1977 e dalla Legge n. 457/1978: tuttavia, le attese azioni di programmazione non trovano quella capacità di indirizzo e di selezione che può trasformare una semplice allocazione di risorse in uno strumento poderoso di indirizzo dello sviluppo e di razionalizzazione della struttura produttiva; inoltre, la ricerca della qualità del prodotto e del rapporto tra qualità e prezzo non è stata dotata di strumenti di verifica né di procedure di controllo. I tentativi di introduzione di processi edilizi e di tecniche esecutive di carattere innovativo, sviluppati da una parte del comparto imprenditoriale privato e cooperativo decisa a rompere con le regole tradizionali della costruzione, si trovano di fronte a una programmazione pubblica incerta e confusa: all'interno di questa impostazione si collocano una serie di aperture legislative dense di possibili sviluppi strategici, che vedono nella legge del Piano Decennale il momento più organico e qualificante dal punto di vista della politica normativa e tecnico-procedurale. Ovvero, con l'entrata in vigore della legge sul Piano Decennale, si completa il quadro legislativo di provvedimenti nazionali (costituiti essenzialmente dalle Leggi n. 10/1977, n. 513/1977 e n. 457/1978) concernenti l'uso del territorio, l'attività edilizia nel suo complesso e la gestione e l'uso del patrimonio abitativo pubblico e privato: il Piano, infatti, delinea una procedura di messa a punto di una Normativa Tecnica Nazionale e delle Normative Tecniche Regionali che, insieme, dovrebbero fissare le caratteristiche della produzione edilizia residenziale pubblica dal punto di vista tipologico e le caratteristiche dei processi di programmazione e di costruzione.

I caratteri tecnico-costruttivi dell'edilizia residenziale pubblica italiana del secondo Novecento

NASTRI, MASSIMILIANO
2012-01-01

Abstract

L'analisi della produzione edilizia pubblica rileva la ripresa di modelli di cultura razionalista rispetto a una nuova scala di intervento, legati a sperimentazioni e tentativi di standardizzazione edilizia: nello specifico, si mette in rilievo l'elaborazione di "unità d'intervento" a scala urbana, con caratteri morfologici di irripetibilità e di singolarità. La qualità edilizia prospettata attraverso gli interventi residenziali pubblici (ad esempio, conseguenti al Piano Gescal) riguarda un miglioramento delle costruzioni mediante un "ammodernamento" degli orientamenti progettuali ed esecutivi integrato allo sviluppo della produttività ottenibile attraverso la razionalizzazione degli aspetti tecnico-costruttivi e l'introduzione di sistemi e di componenti edilizi industrializzati. A livello procedurale, lo scenario tecnico-procedurale definito dalla stesura delle Norme tecniche (1964) si completa attraverso gli orientamenti, sia teorici che operativi, rivolti alla razionalizzazione e alla programmazione edilizia secondo i principi de: • la progettazione integrale (rivolta a ottenere un efficace coordinamento delle procedure di progettazione, di produzione, di programmazione, di esecuzione e di gestione edilizia) e della progettazione coordinata (rivolta a pianificare e a razionalizzare il processo edilizio finalizzato all'edilizia pubblica); • la progettazione tecnica, che viene intesa quale attività finalizzata alla messa a punto di riferimenti che guidano i processi decisionali, sulla base di procedure analitiche per la previsione e l'ottimizzazione dei risultati. L'elaborazione del progetto edilizio si delinea cioè come processo che parte da conoscenze, le tecniche esecutive, gli elementi tecnici e i materiali, e perviene alla definizione di un modello di realtà non ancora esistente considerandone gli aspetti informativi, decisionali e previsionali. La disamina inerente agli orientamenti teorico-operativi riferiti alle procedure tecnico-attuative per lo sviluppo della razionalizzazione edilizia, applicata agli interventi pubblici residenziali, considera i riferimenti finalizzati alla messa a punto di una normativa tecnica evoluta e dell'industrializzazione del settore. In particolare, si esamina il contributo delineato dalla Normativa Tecnica Nazionale e dalle Normative Tecniche Regionali (di tipo esigenziale-prestazionale) rivolte a determinare i criteri della produzione edilizia residenziale pubblica. L'avvio del Piano decennale dell'edilizia, attuato mediante la Legge n. 10 del 28.1.1977, Norme per la edificabilità dei suoli (in cui si prevede che siano le Regioni a indirizzare con criteri unitari sia la formazione dei programmi poliennali di attuazione degli strumenti urbanistici comunali, sia la gestione dell'edilizia convenzionata, al fine di trasmettere azioni razionalizzanti a livello urbanistico, edilizio, economico e costruttivo), e la Legge n. 457 del 5.8.1978, Norme per l'edilizia residenziale (che attribuisce al Comitato per l'Edilizia Residenziale, il CER, e alle Regioni compiti organizzativi di intervento e di programmazione, di controllo, di politica tecnica e finanziaria, di normazione per la nuova edificazione e per il recupero edilizio), pongono le premesse per la ripresa e lo sviluppo dell'edilizia in Italia e per il superamento di una crisi strutturale che si trascina ormai da troppo tempo con gravi risvolti di carattere economico, politico e sociale. Di fronte alla cultura edilizia tipica dei paesi anglosassoni, della Francia e dei paesi socialisti, che affidano alla normativa il compito fondamentale di strumento regolatore dei processi di progettazione-produzione-uso delle opere edilizie, in Italia la normativa (sia quella di carattere generale, a livello legislativo, sia quella particolare affidata alle norme tecniche) è storicamente caratterizzata da sovrapposizioni, mancanza di coordinamento, astrattezza, incapacità di colmare i grandi vuoti esistenti, permanendo una cronica assenza di istituzioni specializzate capaci di produrre sia la normativa che la ricerca necessaria ad alimentarla. Il cambiamento di tendenza è dettato nelle leggi emesse e operanti per l'edilizia, dalla Legge n. 513/1977 e dalla Legge n. 457/1978: tuttavia, le attese azioni di programmazione non trovano quella capacità di indirizzo e di selezione che può trasformare una semplice allocazione di risorse in uno strumento poderoso di indirizzo dello sviluppo e di razionalizzazione della struttura produttiva; inoltre, la ricerca della qualità del prodotto e del rapporto tra qualità e prezzo non è stata dotata di strumenti di verifica né di procedure di controllo. I tentativi di introduzione di processi edilizi e di tecniche esecutive di carattere innovativo, sviluppati da una parte del comparto imprenditoriale privato e cooperativo decisa a rompere con le regole tradizionali della costruzione, si trovano di fronte a una programmazione pubblica incerta e confusa: all'interno di questa impostazione si collocano una serie di aperture legislative dense di possibili sviluppi strategici, che vedono nella legge del Piano Decennale il momento più organico e qualificante dal punto di vista della politica normativa e tecnico-procedurale. Ovvero, con l'entrata in vigore della legge sul Piano Decennale, si completa il quadro legislativo di provvedimenti nazionali (costituiti essenzialmente dalle Leggi n. 10/1977, n. 513/1977 e n. 457/1978) concernenti l'uso del territorio, l'attività edilizia nel suo complesso e la gestione e l'uso del patrimonio abitativo pubblico e privato: il Piano, infatti, delinea una procedura di messa a punto di una Normativa Tecnica Nazionale e delle Normative Tecniche Regionali che, insieme, dovrebbero fissare le caratteristiche della produzione edilizia residenziale pubblica dal punto di vista tipologico e le caratteristiche dei processi di programmazione e di costruzione.
2012
Da case popolari a case sperimentali
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