Nel volume si propongono una serie di riflessioni relative a un momento particolarmente entusiasmante della storia del vetro, gli anni tra le due guerre. L’idea di un solido attraverso il quale vedere, che non permette di nascondere nulla, di un materiale “fratello della luce, dell’aria e dello spazio” stimola gli animi e accende il dibattito. In questo periodo, caratterizzato dall’intreccio continuo tra innovazioni tecniche e sperimentazioni formale, questo materiale assume il valore simbolico della “modernità”. Oggi di questi manufatti, che sinteticamente si raggruppano sotto il nome “vetro” e che hanno caratteristiche profondamente diverse da quelli del passato e da quelli contemporanei, rimangono poche tracce. Uno dei problemi fondamentali relativi alla loro conservazione è il fatto che si stenta a percepirli come testimonianze materiali. Le ragioni sono molte, ma le principali sono legate alla trasparenza, che crea l’illusione di un’apparente “non-materialità” e alla fragilità, che suggerisce l’idea di provvisorio. Mettendo a fuoco le caratteristiche specifiche di questi vetri, dei loro processi produttivi, ormai scomparsi, in relazione alla loro diffusione e al loro impiego, si vuole sottolineare una complessità in termini di cultura materiale di estremo interesse non solo per l’ambito architettonico, ma anche per quello culturale, politico ed economico. Attraverso la rilettura di alcuni interventi di restauro di architetture tra le più significative del periodo tra le due guerre, si sottolinea come una conoscenza specifica della “materialità” dell’architettura possa portare a un atteggiamento progettuale capace di coniugare - totalmente o in parte - istanze conservative con le principali problematiche legate al riuso degli spazi interni .
Superfici di vetro negli anni Trenta. Storia e conservazione
ALBANI, FRANCESCA LUCIA MARIA
2012-01-01
Abstract
Nel volume si propongono una serie di riflessioni relative a un momento particolarmente entusiasmante della storia del vetro, gli anni tra le due guerre. L’idea di un solido attraverso il quale vedere, che non permette di nascondere nulla, di un materiale “fratello della luce, dell’aria e dello spazio” stimola gli animi e accende il dibattito. In questo periodo, caratterizzato dall’intreccio continuo tra innovazioni tecniche e sperimentazioni formale, questo materiale assume il valore simbolico della “modernità”. Oggi di questi manufatti, che sinteticamente si raggruppano sotto il nome “vetro” e che hanno caratteristiche profondamente diverse da quelli del passato e da quelli contemporanei, rimangono poche tracce. Uno dei problemi fondamentali relativi alla loro conservazione è il fatto che si stenta a percepirli come testimonianze materiali. Le ragioni sono molte, ma le principali sono legate alla trasparenza, che crea l’illusione di un’apparente “non-materialità” e alla fragilità, che suggerisce l’idea di provvisorio. Mettendo a fuoco le caratteristiche specifiche di questi vetri, dei loro processi produttivi, ormai scomparsi, in relazione alla loro diffusione e al loro impiego, si vuole sottolineare una complessità in termini di cultura materiale di estremo interesse non solo per l’ambito architettonico, ma anche per quello culturale, politico ed economico. Attraverso la rilettura di alcuni interventi di restauro di architetture tra le più significative del periodo tra le due guerre, si sottolinea come una conoscenza specifica della “materialità” dell’architettura possa portare a un atteggiamento progettuale capace di coniugare - totalmente o in parte - istanze conservative con le principali problematiche legate al riuso degli spazi interni .File | Dimensione | Formato | |
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