A partire dagli anni settanta, Milano ha perso circa 500.000 abitanti. Le ragioni dell’abbandono della città sono state molteplici, tra queste: un mercato immobiliare espulsivo del ceto medio, un diffuso e crescente immaginario anti-urbano, un grave peggioramento delle condizioni ambientali. Dove sono andati gli abitanti perduti? Per la grandissima parte, i cittadini della diaspora si sono spostati nell’hinterland, andando spesso a nutrire quel fenomeno noto come sprawl (“città diffusa”, “città infinita”, “anticittà”…), dall’elevatissimo costo sociale e ambientale, non più sostenibile. Su modello di esperienze di rigenerazione urbana condotte in ambito europeo, la politica si è posta l’obiettivo di rendere Milano nuovamente competitiva e attrattiva, per abitanti e per investimenti, e di mettere in agenda il tema non più rimandabile della sostenibilità. Le risposte finora messe in campo, tuttavia, veicolate da retoriche seduttive, non sembrano all’altezza della sfida. Da qui l’urgenza di mettere a punto una strategia di lungo periodo per il riuso delle grandi aree ancora disponibili sul territorio urbano: un’occasione irripetibile per rilanciare Milano sulla scena internazionale, per ridisegnare la geografia metropolitana, per fare città. Un obiettivo ambizioso, ma non impossibile, che richiede competenze progettuali, lungimiranza degli operatori privati e coraggio della politica. Il libro, esplorando diversi scenari possibili di trasformazione per i sette scali ferroviari dismessi, e prefigurando soluzioni progettuali alla scala dell’architettura, intende prendere posizione circa il destino della città quale irrinunciabile scena della vita sociale; rivendicando le potenzialità del disegno urbano e la centralità dello spazio pubblico, intende offrire strumenti di riflessione sul futuro della città e contribuire a una battaglia culturale e civile per la qualità dell’ambiente fisico. From the seventies on, Milan lost about 500.000 inhabitants. The reasons why the city has been deserted are numerous, including a real estate market that tends to expulse the middle class, a widespread and growing anti-urban imagery and environmental conditions of atmospheric and sound pollution. Where did these lost inhabitants go? A vast majority of diaspora citizens moved towards the hinterland, often contributing to the phenomena defined as dwelling dispersion (“diffused city”, “infinite city”, “anti city”…), with a very high social and environmental cost, that is no longer sustainable. Based on the model of urban regeneration experiences carried out around Europe, politics and politicians set the objective to make Milan competitive and attractive again, to inhabitants and investments, putting on their agenda the theme of environmental sustainability, which can no longer be ignored. Answers provided so far however, in the framework of a neoliberalistic approach, do not seem up to the challenge to be faced. Hence the urgent need to set up a long-term strategy for the reuse of the large areas that are still available in the urban territory: a unique opportunity to redesign metropolitan geography and re-launch the city on the international scene. An ambitious but not impossible objective, that calls for planning skills, far-sighted private operators and courageous political forces. The book explores different possible transformation scenarios for the seven disused rail-yards of the city, proposing planning solutions for its physical reality and at the same time taking a stand as to the destiny of the city, a scene for social life that cannot be renounced; by claiming the power of urban design and the central role of public space, the intent is that of contributing to a civil and cultural battle for the quality of urban life.
Una scelta per Milano. Gli scali ferroviari e la trasformazione della città/A vision for Milan. Rail yards and the city's transformation.
MONTEDORO, LAURA
2011-01-01
Abstract
A partire dagli anni settanta, Milano ha perso circa 500.000 abitanti. Le ragioni dell’abbandono della città sono state molteplici, tra queste: un mercato immobiliare espulsivo del ceto medio, un diffuso e crescente immaginario anti-urbano, un grave peggioramento delle condizioni ambientali. Dove sono andati gli abitanti perduti? Per la grandissima parte, i cittadini della diaspora si sono spostati nell’hinterland, andando spesso a nutrire quel fenomeno noto come sprawl (“città diffusa”, “città infinita”, “anticittà”…), dall’elevatissimo costo sociale e ambientale, non più sostenibile. Su modello di esperienze di rigenerazione urbana condotte in ambito europeo, la politica si è posta l’obiettivo di rendere Milano nuovamente competitiva e attrattiva, per abitanti e per investimenti, e di mettere in agenda il tema non più rimandabile della sostenibilità. Le risposte finora messe in campo, tuttavia, veicolate da retoriche seduttive, non sembrano all’altezza della sfida. Da qui l’urgenza di mettere a punto una strategia di lungo periodo per il riuso delle grandi aree ancora disponibili sul territorio urbano: un’occasione irripetibile per rilanciare Milano sulla scena internazionale, per ridisegnare la geografia metropolitana, per fare città. Un obiettivo ambizioso, ma non impossibile, che richiede competenze progettuali, lungimiranza degli operatori privati e coraggio della politica. Il libro, esplorando diversi scenari possibili di trasformazione per i sette scali ferroviari dismessi, e prefigurando soluzioni progettuali alla scala dell’architettura, intende prendere posizione circa il destino della città quale irrinunciabile scena della vita sociale; rivendicando le potenzialità del disegno urbano e la centralità dello spazio pubblico, intende offrire strumenti di riflessione sul futuro della città e contribuire a una battaglia culturale e civile per la qualità dell’ambiente fisico. From the seventies on, Milan lost about 500.000 inhabitants. The reasons why the city has been deserted are numerous, including a real estate market that tends to expulse the middle class, a widespread and growing anti-urban imagery and environmental conditions of atmospheric and sound pollution. Where did these lost inhabitants go? A vast majority of diaspora citizens moved towards the hinterland, often contributing to the phenomena defined as dwelling dispersion (“diffused city”, “infinite city”, “anti city”…), with a very high social and environmental cost, that is no longer sustainable. Based on the model of urban regeneration experiences carried out around Europe, politics and politicians set the objective to make Milan competitive and attractive again, to inhabitants and investments, putting on their agenda the theme of environmental sustainability, which can no longer be ignored. Answers provided so far however, in the framework of a neoliberalistic approach, do not seem up to the challenge to be faced. Hence the urgent need to set up a long-term strategy for the reuse of the large areas that are still available in the urban territory: a unique opportunity to redesign metropolitan geography and re-launch the city on the international scene. An ambitious but not impossible objective, that calls for planning skills, far-sighted private operators and courageous political forces. The book explores different possible transformation scenarios for the seven disused rail-yards of the city, proposing planning solutions for its physical reality and at the same time taking a stand as to the destiny of the city, a scene for social life that cannot be renounced; by claiming the power of urban design and the central role of public space, the intent is that of contributing to a civil and cultural battle for the quality of urban life.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.