“Prima dell’Eden” è un testo narrativo: scritto però con l’intento, peraltro spontaneo, di dare forma alla “totalità” intuitiva, al “retroscena” del pensiero che alimenta l’insieme di interessi, ricerche, argomenti, ipotesi, tesi, concetti e linguaggi da cui nascono i prodotti saggistici e per così dire “razionali” della propria personalità, nel senso culturale della parola. Visti in sequenza, nella varietà delle loro tematiche, nei loro contenuti e peculiarità disciplinari, questi prodotti possono apparire eterogenei e dispersi, specialmente dall’esterno ma talvolta agli occhi dello stesso autore. Ma al fondo di tutto ciò sussiste e persiste sempre un centro, una fonte da cui scaturisce ogni potenzialità dell’ideazione, che si realizza sempre in modo singolare ma non perde mai il contatto con l’impronta dell’origine. “Prima dell’Eden” rilegge il mito biblico in una chiave utopico-fantastica che si concede molta libertà, ma non dimentica mai ciò che sta scritto. Nel fare questo, tratteggia nel modo più immediato e radicale idee e visioni che la modalità saggistica costringe necessariamente nella mediazione dialogica e recettiva del sapere. Origine dell’architettura, che Louis Kahn chiamava “meraviglia dell’inizio”; ma anche fine dell’architettura, nella sua “rovinosa” ma grandiosa atmosfera “piranesiana”, evocata dalle illustrazioni che accompagnano il racconto. Archetipi dell’architettura - giardino, labirinto, piramide, verticalità, centro - di cui si tenta di evocare l’accecante, sovrumano bagliore primordiale che Platone raccontò nella sua mitica caverna. Filosofia del mito, ossimoro fondativo in senso quasi tautologico per la filosofia, che da Platone a Schelling vive in perenne “distanza simbiotica” con il suo opposto speculare ed inspiegabile, oggetto di infinita spiegazione e meta-narrazione. Il più celebre dei frutti, quello proibito dell’Eden, biblicamente cioè letteralmente inteso come conoscenza “commestibile”, enigmatico prodigio tecnico-naturale al tempo stesso che coincide qui volutamente con il frutto più celebre della “Filosofia della mitologia” di Schelling: quell’ibrida fusione di memoria e oblio, di coscienza e automatismo, di cultura e natura, di sapienza e arte che è la chiave di lettura oracolare e onirica del mito in quanto tale, dello stesso mito biblico dell’Eden e anche di “Prima dell’Eden”. Antropologia del primitivo-mitico e del moderno-tecnico allo stesso tempo, dove la superiorità epistemica del secondo viene rovesciata dall’intraducibilità linguistica del primo, capace di un contatto sorgivo e “musicale” col divino, etnologicamente inaccessibile. E infine, cornice epistemologica di tutto ciò, l’ambigua immagine di un fondo profetico, paradossale e oracolare che lega inestricabilmente futuro e passato, storia e mito, soggetto e oggetto, conoscenza e natura, entropia ed ecologia: con il presentimento di incommensurabili ciclicità delle vicende cosmiche, dove ibridazioni e identità, derive e archetipi, peccato e perfezione, colpa e innocenza, demonico e divino si fondono e confondono.

Prima dell'Eden

GIACOMINI, LORENZO
2011-01-01

Abstract

“Prima dell’Eden” è un testo narrativo: scritto però con l’intento, peraltro spontaneo, di dare forma alla “totalità” intuitiva, al “retroscena” del pensiero che alimenta l’insieme di interessi, ricerche, argomenti, ipotesi, tesi, concetti e linguaggi da cui nascono i prodotti saggistici e per così dire “razionali” della propria personalità, nel senso culturale della parola. Visti in sequenza, nella varietà delle loro tematiche, nei loro contenuti e peculiarità disciplinari, questi prodotti possono apparire eterogenei e dispersi, specialmente dall’esterno ma talvolta agli occhi dello stesso autore. Ma al fondo di tutto ciò sussiste e persiste sempre un centro, una fonte da cui scaturisce ogni potenzialità dell’ideazione, che si realizza sempre in modo singolare ma non perde mai il contatto con l’impronta dell’origine. “Prima dell’Eden” rilegge il mito biblico in una chiave utopico-fantastica che si concede molta libertà, ma non dimentica mai ciò che sta scritto. Nel fare questo, tratteggia nel modo più immediato e radicale idee e visioni che la modalità saggistica costringe necessariamente nella mediazione dialogica e recettiva del sapere. Origine dell’architettura, che Louis Kahn chiamava “meraviglia dell’inizio”; ma anche fine dell’architettura, nella sua “rovinosa” ma grandiosa atmosfera “piranesiana”, evocata dalle illustrazioni che accompagnano il racconto. Archetipi dell’architettura - giardino, labirinto, piramide, verticalità, centro - di cui si tenta di evocare l’accecante, sovrumano bagliore primordiale che Platone raccontò nella sua mitica caverna. Filosofia del mito, ossimoro fondativo in senso quasi tautologico per la filosofia, che da Platone a Schelling vive in perenne “distanza simbiotica” con il suo opposto speculare ed inspiegabile, oggetto di infinita spiegazione e meta-narrazione. Il più celebre dei frutti, quello proibito dell’Eden, biblicamente cioè letteralmente inteso come conoscenza “commestibile”, enigmatico prodigio tecnico-naturale al tempo stesso che coincide qui volutamente con il frutto più celebre della “Filosofia della mitologia” di Schelling: quell’ibrida fusione di memoria e oblio, di coscienza e automatismo, di cultura e natura, di sapienza e arte che è la chiave di lettura oracolare e onirica del mito in quanto tale, dello stesso mito biblico dell’Eden e anche di “Prima dell’Eden”. Antropologia del primitivo-mitico e del moderno-tecnico allo stesso tempo, dove la superiorità epistemica del secondo viene rovesciata dall’intraducibilità linguistica del primo, capace di un contatto sorgivo e “musicale” col divino, etnologicamente inaccessibile. E infine, cornice epistemologica di tutto ciò, l’ambigua immagine di un fondo profetico, paradossale e oracolare che lega inestricabilmente futuro e passato, storia e mito, soggetto e oggetto, conoscenza e natura, entropia ed ecologia: con il presentimento di incommensurabili ciclicità delle vicende cosmiche, dove ibridazioni e identità, derive e archetipi, peccato e perfezione, colpa e innocenza, demonico e divino si fondono e confondono.
2011
Bibbia-Genesi-Eden; architettura; antropologia; etnologia; linguistica; mitologia-filosofia(Schelling); utopia-fantascienza; arte-estetica-etica; identità-deriva-ibridazione; origine-fine; paradiso-inferno; perfezione-peccato; passato-futuro; eternità-storia; mitico-moderno; rito-tradizione-trasgressione; primitivo-evoluto; autoctono-alieno; anonimo-individuale; oriente-occidente; selva-civiltà; ecologia-entropia; integrità-catastrofe; incanto-disincanto; fede-cinismo; innocenza-colpa; fedeltà-tradimento; segreto-rivelazione; ragione-follia; divinità-soggettività; periferia-centro; labirinto-piramide; orizzontale-verticale; natura-cultura; automatismo-tecnica; spontaneo-artificiale; giardino-paesaggio; bellezza-orrore-sublime; oblio-memoria; mantica; oniromanzia; trance; sogno-risveglio; contatto-tabù; simbiosi-sacrificio; musica-linguaggio; fonte-ascolto-traduzione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/661107
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