Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a due processi correlati, il crescente ruolo assegnato ai dispositivi elettronici nella vita quotidiana e la “corsa al formato digitale”. Istituzioni, organizzazioni ed aziende private hanno lanciato programmi a medio termine finalizzati a convertire i loro archivi in formato digitale. Anche i privati cittadini hanno iniziato una campagna personale di conversione verso il formato digitale: documenti, musica, film, disegni e fotografie hanno lasciato il loro formato e supporto originario assumendo la forma di “sequenze di bit” archiviati su media digitali. Del resto era opinione comune che il formato digitale fosse il “formato definitivo” in grado di “congelare” le informazioni “per sempre”. L’idea di perpetuare testi, immagini, qualsivoglia opera una volta che questi siano convertiti in “digitale” é stata largamente condivisa e promossa per lungo tempo. Abbiamo così ottenuto che gran parte del nostro patrimonio, la nostra eredità per le future generazioni si fondasse sulle tecnologie digitali. A questo punto nasce logicamente una preoccupazione: sono le tecnologie digitali idonee ad essere conservate per lungo tempo? Le apparecchiature elettroniche, attualmente piattaforma operativa per il digitale, sono sufficientemente durevoli al fine di garantire l’accesso alle nostre informazioni anche alle generazioni a venire? E se così non fosse come possiamo affrontare realisticamente il problema? I rapidi cambiamenti tecnologici rendono la conservazione del digitale una vera e propria sfida. Prendendo in considerazione la grande quantità di dati da archiviare, la quantità di tempo necessaria per compiere quest’opera e più ancora il periodo di tempo che richiede l’archiviazione di questa mole di dati dobbiamo considerare opportunamente un problema che fino ad ora é stato largamente sottovalutato: la conservazione a lungo termine delle informazioni in formato digitale. Questo argomento ci porta a considerare due aspetti, il primo é l’obsolescenza tecnologica mentre il secondo riguarda la natura “temporanea” dei cosiddetti “supporti permanenti”. L’orologio biologico del ICT batte intervalli di tempo più brevi se paragonato a quelli che caratterizzano in tutto il mondo il campo dei beni culturali. I formati digitali diventano improvvisamente obsoleti e scompaiono. Una soluzione straordinariamente longeva quale il collaudato binomio PC/DOS, di grande successo per più di vent’anni, rappresenta una fugace apparizione se paragonata alla permanenza media dei documenti presenti negli archivi di stato. I nostri computer invecchiano, i supporti nei quali sono archiviati i nostri dati vanno disintegrandosi; i dischetti magnetici sopravvivono egregiamente senza problemi per migliaia di ore d’uso ma non abbastanza per poter essere considerati “permanenti” ai nostri fini. Quali sono le implicazioni a lungo termine se noi facciamo affidamento unicamente sulla attuale tecnologia digitale per preservare la nostra memoria storica ? La conservazione a lungo termine degli archivi digitali non é solamente una necessità legata al patrimonio culturale ma vale anche per la pubblica amministrazione, la sanità, i servizi sociali e molto altro. I dispositivi elettronici stanno scomparendo perché alcuni componenti base non sono più disponibili sul mercato e di conseguenza l’unica possibilità é aggiornare il dispositivo o dare un’occhiata al mercato dell’usato “d’epoca” se disponibile. Nel mese di maggio del 2004, in occasione della World Wide Web Conference, si é svolta a New York una tavola rotonda16 dedicata alla conservazione a lungo termine dei contenuti17 digitali. In seguito, nel mese di settembre 2006, in occasione di un evento organizzato ad Asolo, é stato pubblicato un pacchetto di raccomandazioni sul tema. La presente sezione fornisce gli elementi base circa i bisogni critici e le preoccupazioni sollevate dalla conservazione a lungo termine delle informazioni digitali.

Dal codice di Hammurabi alla Stele di Rosetta digitale. Conservazione a lungo termine dei contenuti digitali

RONCHI, ALFREDO
2007-01-01

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a due processi correlati, il crescente ruolo assegnato ai dispositivi elettronici nella vita quotidiana e la “corsa al formato digitale”. Istituzioni, organizzazioni ed aziende private hanno lanciato programmi a medio termine finalizzati a convertire i loro archivi in formato digitale. Anche i privati cittadini hanno iniziato una campagna personale di conversione verso il formato digitale: documenti, musica, film, disegni e fotografie hanno lasciato il loro formato e supporto originario assumendo la forma di “sequenze di bit” archiviati su media digitali. Del resto era opinione comune che il formato digitale fosse il “formato definitivo” in grado di “congelare” le informazioni “per sempre”. L’idea di perpetuare testi, immagini, qualsivoglia opera una volta che questi siano convertiti in “digitale” é stata largamente condivisa e promossa per lungo tempo. Abbiamo così ottenuto che gran parte del nostro patrimonio, la nostra eredità per le future generazioni si fondasse sulle tecnologie digitali. A questo punto nasce logicamente una preoccupazione: sono le tecnologie digitali idonee ad essere conservate per lungo tempo? Le apparecchiature elettroniche, attualmente piattaforma operativa per il digitale, sono sufficientemente durevoli al fine di garantire l’accesso alle nostre informazioni anche alle generazioni a venire? E se così non fosse come possiamo affrontare realisticamente il problema? I rapidi cambiamenti tecnologici rendono la conservazione del digitale una vera e propria sfida. Prendendo in considerazione la grande quantità di dati da archiviare, la quantità di tempo necessaria per compiere quest’opera e più ancora il periodo di tempo che richiede l’archiviazione di questa mole di dati dobbiamo considerare opportunamente un problema che fino ad ora é stato largamente sottovalutato: la conservazione a lungo termine delle informazioni in formato digitale. Questo argomento ci porta a considerare due aspetti, il primo é l’obsolescenza tecnologica mentre il secondo riguarda la natura “temporanea” dei cosiddetti “supporti permanenti”. L’orologio biologico del ICT batte intervalli di tempo più brevi se paragonato a quelli che caratterizzano in tutto il mondo il campo dei beni culturali. I formati digitali diventano improvvisamente obsoleti e scompaiono. Una soluzione straordinariamente longeva quale il collaudato binomio PC/DOS, di grande successo per più di vent’anni, rappresenta una fugace apparizione se paragonata alla permanenza media dei documenti presenti negli archivi di stato. I nostri computer invecchiano, i supporti nei quali sono archiviati i nostri dati vanno disintegrandosi; i dischetti magnetici sopravvivono egregiamente senza problemi per migliaia di ore d’uso ma non abbastanza per poter essere considerati “permanenti” ai nostri fini. Quali sono le implicazioni a lungo termine se noi facciamo affidamento unicamente sulla attuale tecnologia digitale per preservare la nostra memoria storica ? La conservazione a lungo termine degli archivi digitali non é solamente una necessità legata al patrimonio culturale ma vale anche per la pubblica amministrazione, la sanità, i servizi sociali e molto altro. I dispositivi elettronici stanno scomparendo perché alcuni componenti base non sono più disponibili sul mercato e di conseguenza l’unica possibilità é aggiornare il dispositivo o dare un’occhiata al mercato dell’usato “d’epoca” se disponibile. Nel mese di maggio del 2004, in occasione della World Wide Web Conference, si é svolta a New York una tavola rotonda16 dedicata alla conservazione a lungo termine dei contenuti17 digitali. In seguito, nel mese di settembre 2006, in occasione di un evento organizzato ad Asolo, é stato pubblicato un pacchetto di raccomandazioni sul tema. La presente sezione fornisce gli elementi base circa i bisogni critici e le preoccupazioni sollevate dalla conservazione a lungo termine delle informazioni digitali.
2007
Atti del Convegno Internazionale, che si è tenuto ad Asolo, venerdì 29 settembre 2006
digital preservation; long term preservation; digital technology
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