Il disegno è uno strumento capace di restare in bilico tra ragione e utopia, dando forma reale a progetti che fondono sogno e immaginazione con l’intento di risolvere i problemi concreti della città, che trasformandosi in metropoli stravolge i rapporti urbani con la necessità di reinventare l’integrazione di spazi e funzioni. Gli anni del primo razionalismo italiano, condizionati dalla retorica del regime ci hanno tramandato un esempio significativo di questa ambiguità nel progetto redatto nel 1934 da Edoardo Vidossich insieme agli ingegneri Giovanni Lanza e Armando Ronca per la sistemazione di Piazzale Fiume a Milano. “…per fare opera saggiamente economica e duratura bisogna lavorare e provvedere non tanto per le necessità attuali di una città, quanto specialmente per quelle che sorgeranno tra cinquant’anni almeno…”. La citazione mussoliniana apre la descrizione del progetto di un palazzo di dimensioni inusitate con un aereoporto urbano sulla copertura a terrazza, da costruirsi nel cuore di Milano, nell’ampio vuoto di fronte alla grande stazione ferroviaria di testa, inaugurata dopo molti anni di lavoro, introno alla quale si aprivano ampi spazi aperti. Le dimensioni del contesto, fuori scala rispetto al tessuto storico offrivano un’opportunità inconsueta all’esercizio progettuale, inducendo gli autori a proporre una soluzione che sarebbe avveniristica e utopica anche oggi, presentandone la fattibilità e l’opportunità razionale con un piano di fattibilità molto articolato, supportato da dati aggiornati sull’evoluzione del traffico aereo e delle sue potenzialità per lo sviluppo economico della città. Il progetto documenta come un percorso logico, basato su premesse razionali, può condurre alla proposta di spazi fuori misura, nei quali il gigantismo dell’architettura si propone come soluzione innovativa ai problemi della città del futuro.

L’utopia razionalista: il disegno di un aereoporto sui tetti di Milano: (1933-34)

ROSSI, MICHELA;
2013-01-01

Abstract

Il disegno è uno strumento capace di restare in bilico tra ragione e utopia, dando forma reale a progetti che fondono sogno e immaginazione con l’intento di risolvere i problemi concreti della città, che trasformandosi in metropoli stravolge i rapporti urbani con la necessità di reinventare l’integrazione di spazi e funzioni. Gli anni del primo razionalismo italiano, condizionati dalla retorica del regime ci hanno tramandato un esempio significativo di questa ambiguità nel progetto redatto nel 1934 da Edoardo Vidossich insieme agli ingegneri Giovanni Lanza e Armando Ronca per la sistemazione di Piazzale Fiume a Milano. “…per fare opera saggiamente economica e duratura bisogna lavorare e provvedere non tanto per le necessità attuali di una città, quanto specialmente per quelle che sorgeranno tra cinquant’anni almeno…”. La citazione mussoliniana apre la descrizione del progetto di un palazzo di dimensioni inusitate con un aereoporto urbano sulla copertura a terrazza, da costruirsi nel cuore di Milano, nell’ampio vuoto di fronte alla grande stazione ferroviaria di testa, inaugurata dopo molti anni di lavoro, introno alla quale si aprivano ampi spazi aperti. Le dimensioni del contesto, fuori scala rispetto al tessuto storico offrivano un’opportunità inconsueta all’esercizio progettuale, inducendo gli autori a proporre una soluzione che sarebbe avveniristica e utopica anche oggi, presentandone la fattibilità e l’opportunità razionale con un piano di fattibilità molto articolato, supportato da dati aggiornati sull’evoluzione del traffico aereo e delle sue potenzialità per lo sviluppo economico della città. Il progetto documenta come un percorso logico, basato su premesse razionali, può condurre alla proposta di spazi fuori misura, nei quali il gigantismo dell’architettura si propone come soluzione innovativa ai problemi della città del futuro.
2013
Atopie
9780201379624
disegno; progetto; architettura urbana
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