All’origine di questo libro, che accompagna la mostra itinerante organizzata dalla Coop Lombardia, vi era un’idea molto semplice e affascinante: celebrare il quarantennale dei concerti che i Beatles tennero in Italia nel 1965, attraverso un ricchissimo corpus fotografico che, della giornata milanese in particolare, riproduce momenti e protagonisti. Più però guardavamo quelle foto, i volti e gli abiti, la gente e le cose, più cresceva in noi la consapevolezza di vedere, attraverso quel concerto, per quanto importante, un piccolo spaccato d’epoca, un “giorno nella vita” del secolo scorso che conteneva molti elementi di quella trasformazione sociale e culturale che gli anni sessanta seppero operare. Da questa presa di coscienza è nato il desiderio di allargare la ricerca e di cogliere altri aspetti, altri elementi di quelle trasformazioni, allora solo agli inizi, che avrebbero significativamente segnato lo sviluppo della nostra società, delle nostre abitudini, del nostro modo di pensare stesso… Le foto che accompagnano questo volume non sono d’autore; appartengono invece quasi interamente al mondo della foto-cronaca giornalistica. È stata una scelta voluta proprio per il taglio che abbiamo inteso dare a questa ricerca. Non vi è infatti nessuna intenzione né ambizione di essere specialistici ed esaustivi nel lavoro svolto. Prevale piuttosto lo sforzo di cogliere, attraverso le immagini, momenti, frammenti che, al di là della nostalgia e del “c’ero anch’io”, possano stimolare una riflessione, anche attraverso il paragone, su quegli anni che nel titolo abbiamo definito “giovani”. Giovani perché giovane era la generazione chiamata a costruire il mondo dopo la riedificazione dalle macerie del conflitto. Giovani perché completamente nuovi i consumi, gli stili di vita, le aspettative e le prospettive che si aprivano per il futuro. Nasce in quegli anni la categoria sociale, fino ad allora sconosciuta, dei giovani, una categoria che, prima con la musica e poi con la politica, doveva definire le nuove coordinate del costume e del pensare. E i giovani di allora sono oggi la classe dirigente e l’esercito dei consumatori adulti del mondo globalizzato; i soggetti, attivi e passivi, del processo di produzione, trasformazione e consumo delle merci. Se riflettiamo sulla straordinaria quantità di mutamenti dei quali essi sono stati protagonisti e spettatori, sulle premesse e sulle speranze dalle quali erano partiti, ecco che ripensare agli anni sessanta appare un’operazione non sterile ma quasi necessaria. Perché ciò che oggi siamo può essere riconsiderato, anche visivamente, alla luce dei valori positivi ma anche dei macroscopici errori che quel fermento ha generato e dispiegato nel corso di un quarantennio in tutti i campi… Dalle fotografie di un’epoca certamente lontana nel tempo, ma ricorrente nello spirito egualitario e libertario, ci auguriamo si possano ricavare spunti simili a quelli che allora seppero trasformare in meglio il mondo, pur tra innumerevoli contraddizioni. Non è certamente un caso che si senta oggi il bisogno di rivitalizzare la nostra società ormai secolarizzata, con idee nuove, al di fuori delle ideologie. Se non le idee, certamente lo spirito di quegli anni può aiutare a dar forma a nuovi cambiamenti, a ripensarci in modo critico, tenendo ben saldo il timone della libertà individuale condivisa con quella di tutti. E allora forse potremo scoprire con qualche sollievo che gli anni giovani, malgrado tutto, non sono mai diventati vecchi. (dall’introduzione di Silvano Ambrosetti)
La società delle immagini. La grafica e la pubblicità negli anni '60.
PIAZZA, MARIO
2005-01-01
Abstract
All’origine di questo libro, che accompagna la mostra itinerante organizzata dalla Coop Lombardia, vi era un’idea molto semplice e affascinante: celebrare il quarantennale dei concerti che i Beatles tennero in Italia nel 1965, attraverso un ricchissimo corpus fotografico che, della giornata milanese in particolare, riproduce momenti e protagonisti. Più però guardavamo quelle foto, i volti e gli abiti, la gente e le cose, più cresceva in noi la consapevolezza di vedere, attraverso quel concerto, per quanto importante, un piccolo spaccato d’epoca, un “giorno nella vita” del secolo scorso che conteneva molti elementi di quella trasformazione sociale e culturale che gli anni sessanta seppero operare. Da questa presa di coscienza è nato il desiderio di allargare la ricerca e di cogliere altri aspetti, altri elementi di quelle trasformazioni, allora solo agli inizi, che avrebbero significativamente segnato lo sviluppo della nostra società, delle nostre abitudini, del nostro modo di pensare stesso… Le foto che accompagnano questo volume non sono d’autore; appartengono invece quasi interamente al mondo della foto-cronaca giornalistica. È stata una scelta voluta proprio per il taglio che abbiamo inteso dare a questa ricerca. Non vi è infatti nessuna intenzione né ambizione di essere specialistici ed esaustivi nel lavoro svolto. Prevale piuttosto lo sforzo di cogliere, attraverso le immagini, momenti, frammenti che, al di là della nostalgia e del “c’ero anch’io”, possano stimolare una riflessione, anche attraverso il paragone, su quegli anni che nel titolo abbiamo definito “giovani”. Giovani perché giovane era la generazione chiamata a costruire il mondo dopo la riedificazione dalle macerie del conflitto. Giovani perché completamente nuovi i consumi, gli stili di vita, le aspettative e le prospettive che si aprivano per il futuro. Nasce in quegli anni la categoria sociale, fino ad allora sconosciuta, dei giovani, una categoria che, prima con la musica e poi con la politica, doveva definire le nuove coordinate del costume e del pensare. E i giovani di allora sono oggi la classe dirigente e l’esercito dei consumatori adulti del mondo globalizzato; i soggetti, attivi e passivi, del processo di produzione, trasformazione e consumo delle merci. Se riflettiamo sulla straordinaria quantità di mutamenti dei quali essi sono stati protagonisti e spettatori, sulle premesse e sulle speranze dalle quali erano partiti, ecco che ripensare agli anni sessanta appare un’operazione non sterile ma quasi necessaria. Perché ciò che oggi siamo può essere riconsiderato, anche visivamente, alla luce dei valori positivi ma anche dei macroscopici errori che quel fermento ha generato e dispiegato nel corso di un quarantennio in tutti i campi… Dalle fotografie di un’epoca certamente lontana nel tempo, ma ricorrente nello spirito egualitario e libertario, ci auguriamo si possano ricavare spunti simili a quelli che allora seppero trasformare in meglio il mondo, pur tra innumerevoli contraddizioni. Non è certamente un caso che si senta oggi il bisogno di rivitalizzare la nostra società ormai secolarizzata, con idee nuove, al di fuori delle ideologie. Se non le idee, certamente lo spirito di quegli anni può aiutare a dar forma a nuovi cambiamenti, a ripensarci in modo critico, tenendo ben saldo il timone della libertà individuale condivisa con quella di tutti. E allora forse potremo scoprire con qualche sollievo che gli anni giovani, malgrado tutto, non sono mai diventati vecchi. (dall’introduzione di Silvano Ambrosetti)File | Dimensione | Formato | |
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