Partecipare a convegni, workshop, dibattiti, programmi e ricerche sul tema della Cooperazione nel bacino euromediterraneo porta a maturare involontariamente la sensazione che questo complesso, delicato e strategico processo di scambio tra Comunità sia concepito sostanzialmente come espressione di un luogo celibe, luogo/processo praticabile: collocato nel mondo delle relazioni politico/diplomatico/finanziarie più e prima che nelle strategie di scambio, collaborazione e concorrenza attivate con diversi ma sempre più concreti obiettivi dalle comunità scientifiche, culturali ed artistiche e da una imprenditorialità industriale e artigianale coraggiosa di paesi diversi ma… convergenti. Diversità, convergenza, cooperazione parole chiave per capire tendenze e strategie che con fasi alterne (spesso contraddittorie) hanno segnato storicamente e culturalmente le relazioni e gli scambi tra i paesi del bacino euromediterraneo: diversi, e ancora oggi incapaci di valorizzare quelle diversità mettendo a sistema patrimoni culturali, sapienziali, ambientali che nel nuovo mercato globalizzato costituirebbero un valore aggiunto di straordinaria potenza socio-economica; convergenti, nel senso in cui il Mediterraneo (nei millenni Internet fisico per tutti quei paesi), vede oggi esaltate le sue caratteristiche di ambiente multiculturale strategico di scambio da programmi e progetti internazionali che, nelle proiezioni di medio periodo, vedono coinvolti tutti i paesi in strategie di tendenziale riequilibrio socioeconomico; infine, soggetti di cooperazione, intesa però sostanzialmente come fenomenologia contemporanea di una modalità inter-istituzionale del fare, condividendo buone prassi, più che espressione di processi nei quali savoir-faire, saperi esperti, eccellenze produttive, patrimoni culturali di individui e collettività molto diverse tra loro, accettano il rischio virtuoso dello scambio alla pari, del mettere in comune tradizioni e conoscenze, sviluppando un condiviso senso di appartenenza ad uno scopo di crescita e di reciprocità, sostenibile e solidale. Chi scrive è consapevole dei rischi di una generalizzazione troppo spinta ma, per capire quale ruolo può avere la cooperazione è necessario inquadrarla, come processo interregionale di scambio tra sistemi socio-economici diseguali, in scenari di sistema che si proiettino almeno sul medio periodo. L’ ‘Area di libero scambio’, che dal 2010 dovrebbe coinvolgere più di 600 milioni di persone, è forse lo scenario più potente che, per quanto possa sembrare paradossale, la globalizzazione stessa si va affermando in reti e filiere ri/produttive connotate da fattori di produzione e ragioni di scambio di alto valore aggiunto, culturale e artistico, non ultime in quelle (reti e filiere) la cui concorrenzialità si fonda su fenomeni migratori di massa dai paesi poveri verso quelli più sviluppati e dalle aree rurali verso città e territori metropolitani. La stessa crisi finanziaria internazionale in atto indica nei paesi detentori di un patrimonio culturale organicamente distribuito nei territori e nelle città e socialmente partecipato e difeso, i sistemi economico-sociali che con maggiore vigore saranno in grado di temperare gli effetti di questa nuove grande crisi mondiale che incideranno pesantemente sull’economia reale delle famiglie e dei territori, e di sviluppare strategie di ripresa capaci di coinvolgere le collettività nella loro nuova e complessa trasversalità socio-generazionale e interculturale.

Mediterraneamente. Economia dell’esperienza e slow innovation nella cooperazione euromediterranea

PIZZATI, ALBERTO
2008-01-01

Abstract

Partecipare a convegni, workshop, dibattiti, programmi e ricerche sul tema della Cooperazione nel bacino euromediterraneo porta a maturare involontariamente la sensazione che questo complesso, delicato e strategico processo di scambio tra Comunità sia concepito sostanzialmente come espressione di un luogo celibe, luogo/processo praticabile: collocato nel mondo delle relazioni politico/diplomatico/finanziarie più e prima che nelle strategie di scambio, collaborazione e concorrenza attivate con diversi ma sempre più concreti obiettivi dalle comunità scientifiche, culturali ed artistiche e da una imprenditorialità industriale e artigianale coraggiosa di paesi diversi ma… convergenti. Diversità, convergenza, cooperazione parole chiave per capire tendenze e strategie che con fasi alterne (spesso contraddittorie) hanno segnato storicamente e culturalmente le relazioni e gli scambi tra i paesi del bacino euromediterraneo: diversi, e ancora oggi incapaci di valorizzare quelle diversità mettendo a sistema patrimoni culturali, sapienziali, ambientali che nel nuovo mercato globalizzato costituirebbero un valore aggiunto di straordinaria potenza socio-economica; convergenti, nel senso in cui il Mediterraneo (nei millenni Internet fisico per tutti quei paesi), vede oggi esaltate le sue caratteristiche di ambiente multiculturale strategico di scambio da programmi e progetti internazionali che, nelle proiezioni di medio periodo, vedono coinvolti tutti i paesi in strategie di tendenziale riequilibrio socioeconomico; infine, soggetti di cooperazione, intesa però sostanzialmente come fenomenologia contemporanea di una modalità inter-istituzionale del fare, condividendo buone prassi, più che espressione di processi nei quali savoir-faire, saperi esperti, eccellenze produttive, patrimoni culturali di individui e collettività molto diverse tra loro, accettano il rischio virtuoso dello scambio alla pari, del mettere in comune tradizioni e conoscenze, sviluppando un condiviso senso di appartenenza ad uno scopo di crescita e di reciprocità, sostenibile e solidale. Chi scrive è consapevole dei rischi di una generalizzazione troppo spinta ma, per capire quale ruolo può avere la cooperazione è necessario inquadrarla, come processo interregionale di scambio tra sistemi socio-economici diseguali, in scenari di sistema che si proiettino almeno sul medio periodo. L’ ‘Area di libero scambio’, che dal 2010 dovrebbe coinvolgere più di 600 milioni di persone, è forse lo scenario più potente che, per quanto possa sembrare paradossale, la globalizzazione stessa si va affermando in reti e filiere ri/produttive connotate da fattori di produzione e ragioni di scambio di alto valore aggiunto, culturale e artistico, non ultime in quelle (reti e filiere) la cui concorrenzialità si fonda su fenomeni migratori di massa dai paesi poveri verso quelli più sviluppati e dalle aree rurali verso città e territori metropolitani. La stessa crisi finanziaria internazionale in atto indica nei paesi detentori di un patrimonio culturale organicamente distribuito nei territori e nelle città e socialmente partecipato e difeso, i sistemi economico-sociali che con maggiore vigore saranno in grado di temperare gli effetti di questa nuove grande crisi mondiale che incideranno pesantemente sull’economia reale delle famiglie e dei territori, e di sviluppare strategie di ripresa capaci di coinvolgere le collettività nella loro nuova e complessa trasversalità socio-generazionale e interculturale.
2008
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