Abstract Postfazione, "Quale policentrismo" Lo scritto si interroga su quali siano le condizioni, allo stato attuale, circa le residue possibilità di una organizzazione policentrica del territorio lombardo, dei suoi insediamenti e dei loro reciproci rapporti. Le evoluzioni degli ultimi cinquant'anni e la crescita incontrollata dell'occupazione del suolo nella pressoché totale assenza di una programmazione dell'insediamento da parte dei Comuni, del controllo della Regione hanno determinato situazioni di diffusione espressa bene dal confronto negli anni della tendenza insediativa. Benché da qualche tempo, almeno da quando le ragioni di crisi dei precedenti modi di crescita si sono manifestate, più voci parlino di “policentrismo” come modo per lo sviluppo degli assetti insediativi (in Lombardia e altrove in Italia) -­‐ e la locuzione è divenuta da noi corrente persino negli atti e nei documenti ufficiali degli organismi pubblici -­‐ non sempre, anzi quasi mai, il suo significato è implicitamente univoco. Così com’è spesso avvenuto in particolare nella cultura urbanistica per le definizioni di altri concetti e altri fenomeni, il significato che si attribuisce a “policentrismo”, “policentrico” (assetto, sviluppo), assume accezioni diverse, quando non op-­‐poste; o, più generalmente, diviene espressione maggiormente legata alle consuetudini di un “gergo” che non alla consapevolezza delle fenomeniche che implica, della loro giusta ampiezza (e, per quell’ampiezza, della loro incidenza su un quadro di larghe opportunità). Si fa riferimento nello scritto ad un importante documento -­‐ a partire dalla Conferenza di Potsdam del 1999 -­‐, il riferimento al policentrismo appare nei documenti della Unione Europea, come obbiettivo di assetto degli insediamenti per garantire una equilibrata accessibilità nel quadro di uno sviluppo spaziale equilibrato e duraturo del territorio dell’Unione europea3. Attraverso numerosi studi, il concetto stesso di futuro assetto degli insediamenti si precisa concettualmente ed operativamente assumendo come orizzonte le potenzialità del sistema insediativo policentrico, le cui potenzialità per uno sviluppo equilibrato è da allora un obbiettivo. Quanto un tale obbiettivo è ancora applicabile alla situazione lombarda? Le condizioni insediative e le loro evoluzioni, infatti, trovano favorevoli condizioni di applicazione nella maggioranza degli altri Paesi e regioni europee che, per ragioni culturali di salvaguardia delle aree agricole, sviluppo equilibrato dei centri urbani ancora presentano potenzialità congruenti ad un simile futuro assetto. Non sembra ormai nel caso lombardo in cui si danno possibilità limitate di riequilibrio.

Quale Policentrismo?

DONATO, VINCENZO
2010-01-01

Abstract

Abstract Postfazione, "Quale policentrismo" Lo scritto si interroga su quali siano le condizioni, allo stato attuale, circa le residue possibilità di una organizzazione policentrica del territorio lombardo, dei suoi insediamenti e dei loro reciproci rapporti. Le evoluzioni degli ultimi cinquant'anni e la crescita incontrollata dell'occupazione del suolo nella pressoché totale assenza di una programmazione dell'insediamento da parte dei Comuni, del controllo della Regione hanno determinato situazioni di diffusione espressa bene dal confronto negli anni della tendenza insediativa. Benché da qualche tempo, almeno da quando le ragioni di crisi dei precedenti modi di crescita si sono manifestate, più voci parlino di “policentrismo” come modo per lo sviluppo degli assetti insediativi (in Lombardia e altrove in Italia) -­‐ e la locuzione è divenuta da noi corrente persino negli atti e nei documenti ufficiali degli organismi pubblici -­‐ non sempre, anzi quasi mai, il suo significato è implicitamente univoco. Così com’è spesso avvenuto in particolare nella cultura urbanistica per le definizioni di altri concetti e altri fenomeni, il significato che si attribuisce a “policentrismo”, “policentrico” (assetto, sviluppo), assume accezioni diverse, quando non op-­‐poste; o, più generalmente, diviene espressione maggiormente legata alle consuetudini di un “gergo” che non alla consapevolezza delle fenomeniche che implica, della loro giusta ampiezza (e, per quell’ampiezza, della loro incidenza su un quadro di larghe opportunità). Si fa riferimento nello scritto ad un importante documento -­‐ a partire dalla Conferenza di Potsdam del 1999 -­‐, il riferimento al policentrismo appare nei documenti della Unione Europea, come obbiettivo di assetto degli insediamenti per garantire una equilibrata accessibilità nel quadro di uno sviluppo spaziale equilibrato e duraturo del territorio dell’Unione europea3. Attraverso numerosi studi, il concetto stesso di futuro assetto degli insediamenti si precisa concettualmente ed operativamente assumendo come orizzonte le potenzialità del sistema insediativo policentrico, le cui potenzialità per uno sviluppo equilibrato è da allora un obbiettivo. Quanto un tale obbiettivo è ancora applicabile alla situazione lombarda? Le condizioni insediative e le loro evoluzioni, infatti, trovano favorevoli condizioni di applicazione nella maggioranza degli altri Paesi e regioni europee che, per ragioni culturali di salvaguardia delle aree agricole, sviluppo equilibrato dei centri urbani ancora presentano potenzialità congruenti ad un simile futuro assetto. Non sembra ormai nel caso lombardo in cui si danno possibilità limitate di riequilibrio.
2010
La battaglia delle idee. Il contributo di Lucio Stellario d’Angiolini all’urbanistica italiana
9788840014425
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