Rimini. La città interrotta. Il volume raccoglie le analisi e gli esiti progettuali sviluppati nell’ambito dell’ International Workshop of Architecture and Urban Design, The Interrupted City (Rimini 10-20 settembre 2008). Rimini è ad un tempo luogo di applicazione e pretesto per i nuovi interventi: il ragionamento condotto sulla città fa sì che l’elaborazione teorica e il lavoro che nel progetto si svolgono, la assumano come caso problematico peculiare, ma vi riconoscano anche le più generali contraddizioni che emergono nei processi di formazione della città contemporanea. Applicati ad aree e fatti urbani strategici, posti tra la città storica e la prima periferia urbana, i progetti tendono a ristabilire quelle particolari condizioni di misura e di ordine, ma anche di varietà e ricchezza nell’uso del suolo urbano, che sono patrimonio riconoscibile della città storica di Rimini e che vanno via via perdendosi nelle addizioni recenti, prive di una identificabile linea di sviluppo. Nel saggio introduttivo, dal titolo Con-temporary City, sono ripresi e approfonditi tali temi rispetto alle condizioni del progetto di architettura di fronte ai processi di trasformazione in atto. Le vaghe e polisemiche nozioni di paesaggio, ambiente, territorio, la prefigurazione di spazi realizzati attraverso la giustapposizione di elementi disgregati e decontestualizzati vanno progressivamente sostituendo quella di città, di struttura urbana, come riferimento per il progetto architettonico. Se nel concetto di paesaggio introdotto dai geografi, la permanenza della natura dei luoghi è rintracciabile nella misura reciproca attraverso cui si è precisato il carattere degli elementi, naturali e artificiali, che li identificano, l’apparente persistenza della città attuale si regge su una sorta di reciproca indifferenza tra i fatti stessi. La città, comunque la si voglia oggi definire, è ridotta ad astratto e inerte campo di sfida tra episodi disarticolati ed effimeri, il cui valore e la cui sopravvivenza è legata unicamente all’oscillazione dei gusti e alla rapidità del loro consumo. Per colmare il divario tra la città rivelante, rievocante, della città del passato e il paesaggio stupefacente della città immaginata dagli architetti della contemporaneità, per interrogarsi sulla struttura delle relazioni che definiscono la città come manufatto, come complesso ordinato di elementi, non è forse superfluo tornare a riflettere su dispositivi analitici (e, quindi, progettuali), troppo frettolosamente accantonati, tesi a svelare, attraverso l’indagine delle regole insediative, i principi su cui l’architettura della città ha nel tempo definito i propri caratteri: il rapporto tra disegno del suolo e modi di edificazione, lo studio dei tipi edilizi e delle configurazioni morfologiche, le relazioni fra la città e le sue parti, tra elementi primari e connettivo, tra forma e idea costruttiva corrispondente. Ciò comporta che ogni nuova ipotesi non debba discostarsi da quel principio di non contraddizione che ha stabilito nel tempo una comprensibile relazione tra architettura e città e consente di leggere la sequenza delle intenzioni e delle realizzazioni che l’hanno conformata ricomponendo ogni volta l’intreccio entro cui i singoli fatti possono trovare un’effettiva spiegazione. Un esercizio critico, una ricostruzione analitica, che tende ad accertare la persistenza di senso del testo entro cui ci si trova a operare, un continuo processo di riappropriazione degli esiti dell’esperienza. Il nuovo come continua risignificazione del vecchio, la forma come esito dell’incessante ricerca del reciproco accordo che, sul piano sintattico, tra i fatti intercorre. I singoli progetti si confondono con i rilievi tipologici, le tracce e i resti della città antica e, ricercando nella reciproca relazione la loro spiegazione, tendono, come un grande manuale continuamente precisato nei suoi assunti a ricondurre la soluzione dei nuovi problemi a un riconoscibile, unitario, disegno.

Con-temporary City

BONICALZI, ROSALDO
2010-01-01

Abstract

Rimini. La città interrotta. Il volume raccoglie le analisi e gli esiti progettuali sviluppati nell’ambito dell’ International Workshop of Architecture and Urban Design, The Interrupted City (Rimini 10-20 settembre 2008). Rimini è ad un tempo luogo di applicazione e pretesto per i nuovi interventi: il ragionamento condotto sulla città fa sì che l’elaborazione teorica e il lavoro che nel progetto si svolgono, la assumano come caso problematico peculiare, ma vi riconoscano anche le più generali contraddizioni che emergono nei processi di formazione della città contemporanea. Applicati ad aree e fatti urbani strategici, posti tra la città storica e la prima periferia urbana, i progetti tendono a ristabilire quelle particolari condizioni di misura e di ordine, ma anche di varietà e ricchezza nell’uso del suolo urbano, che sono patrimonio riconoscibile della città storica di Rimini e che vanno via via perdendosi nelle addizioni recenti, prive di una identificabile linea di sviluppo. Nel saggio introduttivo, dal titolo Con-temporary City, sono ripresi e approfonditi tali temi rispetto alle condizioni del progetto di architettura di fronte ai processi di trasformazione in atto. Le vaghe e polisemiche nozioni di paesaggio, ambiente, territorio, la prefigurazione di spazi realizzati attraverso la giustapposizione di elementi disgregati e decontestualizzati vanno progressivamente sostituendo quella di città, di struttura urbana, come riferimento per il progetto architettonico. Se nel concetto di paesaggio introdotto dai geografi, la permanenza della natura dei luoghi è rintracciabile nella misura reciproca attraverso cui si è precisato il carattere degli elementi, naturali e artificiali, che li identificano, l’apparente persistenza della città attuale si regge su una sorta di reciproca indifferenza tra i fatti stessi. La città, comunque la si voglia oggi definire, è ridotta ad astratto e inerte campo di sfida tra episodi disarticolati ed effimeri, il cui valore e la cui sopravvivenza è legata unicamente all’oscillazione dei gusti e alla rapidità del loro consumo. Per colmare il divario tra la città rivelante, rievocante, della città del passato e il paesaggio stupefacente della città immaginata dagli architetti della contemporaneità, per interrogarsi sulla struttura delle relazioni che definiscono la città come manufatto, come complesso ordinato di elementi, non è forse superfluo tornare a riflettere su dispositivi analitici (e, quindi, progettuali), troppo frettolosamente accantonati, tesi a svelare, attraverso l’indagine delle regole insediative, i principi su cui l’architettura della città ha nel tempo definito i propri caratteri: il rapporto tra disegno del suolo e modi di edificazione, lo studio dei tipi edilizi e delle configurazioni morfologiche, le relazioni fra la città e le sue parti, tra elementi primari e connettivo, tra forma e idea costruttiva corrispondente. Ciò comporta che ogni nuova ipotesi non debba discostarsi da quel principio di non contraddizione che ha stabilito nel tempo una comprensibile relazione tra architettura e città e consente di leggere la sequenza delle intenzioni e delle realizzazioni che l’hanno conformata ricomponendo ogni volta l’intreccio entro cui i singoli fatti possono trovare un’effettiva spiegazione. Un esercizio critico, una ricostruzione analitica, che tende ad accertare la persistenza di senso del testo entro cui ci si trova a operare, un continuo processo di riappropriazione degli esiti dell’esperienza. Il nuovo come continua risignificazione del vecchio, la forma come esito dell’incessante ricerca del reciproco accordo che, sul piano sintattico, tra i fatti intercorre. I singoli progetti si confondono con i rilievi tipologici, le tracce e i resti della città antica e, ricercando nella reciproca relazione la loro spiegazione, tendono, come un grande manuale continuamente precisato nei suoi assunti a ricondurre la soluzione dei nuovi problemi a un riconoscibile, unitario, disegno.
2010
La città interrotta
9788895002132
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