Siracusa. Latomie dei Cappuccini. La sistemazione architettonica dell’area delle Latomie dei Cappuccini, perno orientale dell’ampio sistema delle antiche latomie siracusane, rappresenta l’occasione per ridefinire il ruolo urbano che questo importante e vasto impianto, predisposto per l’estrazione della pietra, ha storicamente avuto rispetto all’evoluzione morfologica della città oltre la balza di Acradina e a nord del profilo della terrazza calcarea che si spinge, come una sorta di arco, fino al Parco archeologico di Neapolis. Sul sedime degli edifici di cui è prevista la futura demolizione, il progetto si propone di fissare un riferimento riconoscibile rispetto al tracciato di Via Puglia attraverso un importante fronte urbano capace di ridefinire l’affaccio delle latomie verso la città. L’intenzione di restituire le latomie alla città e, al tempo stesso, ricostituendo la relazione con il mare, di rinnovare l’antico legame visivo di quest’area con la penisola di Ortigia, è il motivo per cui il progetto si compone di due parti tra loro strettamente connesse e giustapposte rispetto a Via Puglia: verso le latomie un impianto di corpi ortogonali, interrotti sul margine delle cave, che rinserrano al loro interno alcune gallerie espositive destinate al Museo della Città, mentre nell’area dell’attuale distributore di carburanti, un edificio compatto destinato a centro congressi e archivio museale con una terrazza a mare ricavata sulla copertura dell’aula. Il fronte urbano dell’edificio museale si caratterizza come un muro dal duplice ruolo. Verso la città definisce il margine delle latomie e, con il suo forte carattere litico, ne evoca la presenza mediante una silenziosa scena fissa capace di istituire un nuovo legame con il mare e, al tempo stesso, di restituire le latomie alla città grazie alla forte riconoscibilità dell’edificio pubblico che esibisce, nella partizione orizzontale delle modanature in pietra, la sua consistenza costruttiva. Verso l’interno, invece, è un elemento stabile di sostegno destinato a ospitare l’antiquarium del museo precisandosi, in tal modo, come sede elettiva dei frammenti della collezione archeologica. L’impianto degli edifici museali, che impiega la pietra calcarea locale (calcarenite bianco-giallastra), secondo l’antica tradizione costruttiva dell’architettura civile siracusana, si apre, pressoché al centro dell’area lasciata libera dalla demolizione degli edifici esistenti, in una piazza pubblica affacciata sulle latomie ove si dispone l’accesso principale al Museo della Città e, indirettamente, al complesso delle cave. Per superare il dislivello altimetrico tra il piano del museo e la base delle latomie, oltre a mantenere la scala esistente, viene realizzata una gabbia di ascensore autoportante non addossata alle pareti litiche in modo da non comprometterne la resistenza statica. Il medesimo dispositivo è adottato anche in corrispondenza dell’ingresso secondario da Via Politi Laudien. Tali accessi sono intesi quali nodi di un lungo percorso pedonale che, ridisegnando il margine esterno delle cave fino alla balza di Acradina, ricomprende all’interno della circolazione urbana l’intero complesso delle Latomie dei Cappuccini e il suo indissolubile legame con il mare. Per gli edifici si pensa di adottare una struttura che impieghi la tecnica costruttiva della pietra a secco con la collaborazione di elementi tesi in acciaio, barre o funi, in quelle parti in cui, per effetto dei carichi applicati, si manifestino stati di sforzo di trazione che non possono essere affidati alla sola pietra. Il nodo costruttivo centrale delle sale espositive è costituito da una serie di volte a botte longitudinali, con intradosso a profilo cicloidale, interrotte alla sommità da tagli di luce. In senso trasversale, in corrispondenza dei pilastri isolati, si mantiene la continuità dell’arco che assicura il vincolo agli elementi delle volte.

Progetto Sud – Siracusa, Latomie dei cappuccini

BONICALZI, ROSALDO
2006-01-01

Abstract

Siracusa. Latomie dei Cappuccini. La sistemazione architettonica dell’area delle Latomie dei Cappuccini, perno orientale dell’ampio sistema delle antiche latomie siracusane, rappresenta l’occasione per ridefinire il ruolo urbano che questo importante e vasto impianto, predisposto per l’estrazione della pietra, ha storicamente avuto rispetto all’evoluzione morfologica della città oltre la balza di Acradina e a nord del profilo della terrazza calcarea che si spinge, come una sorta di arco, fino al Parco archeologico di Neapolis. Sul sedime degli edifici di cui è prevista la futura demolizione, il progetto si propone di fissare un riferimento riconoscibile rispetto al tracciato di Via Puglia attraverso un importante fronte urbano capace di ridefinire l’affaccio delle latomie verso la città. L’intenzione di restituire le latomie alla città e, al tempo stesso, ricostituendo la relazione con il mare, di rinnovare l’antico legame visivo di quest’area con la penisola di Ortigia, è il motivo per cui il progetto si compone di due parti tra loro strettamente connesse e giustapposte rispetto a Via Puglia: verso le latomie un impianto di corpi ortogonali, interrotti sul margine delle cave, che rinserrano al loro interno alcune gallerie espositive destinate al Museo della Città, mentre nell’area dell’attuale distributore di carburanti, un edificio compatto destinato a centro congressi e archivio museale con una terrazza a mare ricavata sulla copertura dell’aula. Il fronte urbano dell’edificio museale si caratterizza come un muro dal duplice ruolo. Verso la città definisce il margine delle latomie e, con il suo forte carattere litico, ne evoca la presenza mediante una silenziosa scena fissa capace di istituire un nuovo legame con il mare e, al tempo stesso, di restituire le latomie alla città grazie alla forte riconoscibilità dell’edificio pubblico che esibisce, nella partizione orizzontale delle modanature in pietra, la sua consistenza costruttiva. Verso l’interno, invece, è un elemento stabile di sostegno destinato a ospitare l’antiquarium del museo precisandosi, in tal modo, come sede elettiva dei frammenti della collezione archeologica. L’impianto degli edifici museali, che impiega la pietra calcarea locale (calcarenite bianco-giallastra), secondo l’antica tradizione costruttiva dell’architettura civile siracusana, si apre, pressoché al centro dell’area lasciata libera dalla demolizione degli edifici esistenti, in una piazza pubblica affacciata sulle latomie ove si dispone l’accesso principale al Museo della Città e, indirettamente, al complesso delle cave. Per superare il dislivello altimetrico tra il piano del museo e la base delle latomie, oltre a mantenere la scala esistente, viene realizzata una gabbia di ascensore autoportante non addossata alle pareti litiche in modo da non comprometterne la resistenza statica. Il medesimo dispositivo è adottato anche in corrispondenza dell’ingresso secondario da Via Politi Laudien. Tali accessi sono intesi quali nodi di un lungo percorso pedonale che, ridisegnando il margine esterno delle cave fino alla balza di Acradina, ricomprende all’interno della circolazione urbana l’intero complesso delle Latomie dei Cappuccini e il suo indissolubile legame con il mare. Per gli edifici si pensa di adottare una struttura che impieghi la tecnica costruttiva della pietra a secco con la collaborazione di elementi tesi in acciaio, barre o funi, in quelle parti in cui, per effetto dei carichi applicati, si manifestino stati di sforzo di trazione che non possono essere affidati alla sola pietra. Il nodo costruttivo centrale delle sale espositive è costituito da una serie di volte a botte longitudinali, con intradosso a profilo cicloidale, interrotte alla sommità da tagli di luce. In senso trasversale, in corrispondenza dei pilastri isolati, si mantiene la continuità dell’arco che assicura il vincolo agli elementi delle volte.
2006
Città di pietra
9788831791045
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