" La riscoperta del Barocco nella ricerca storica e nella tutela: il ruolo di Roberto Pane e la cultura italiana della prima metà del Novecento" La riscoperta del barocco italiano compie i suoi primi passi nella cultura tedesca dell’ultimo Ottocento, nel quadro di una più generale rivalutazione dell’architettura del Seicento e del Settecento. L’opera di Gurlitt, anche per il contesto editoriale in cui si inserisce, ha una vastissima risonanza e mantiene una lunga attualità e dà inizio ad una tradizione di studi non interrotta. Dal primo Novecento, nella cultura di lingua tedesca, la “purificazione” la rimozione delle aggiunte barocche è al centro di dure critiche e, nella pratica della Commissione Centrale dell’Impero Absburgico, da Riegl a Dvorak, è respinta e interrotta là dove arriva la sua influenza. Negli stessi anni in Italia, con il diffondersi di una tendenza neobarocca che ripete in ritardo un’analoga tendenza europea, si rivalutano le tradizioni regionali. L’opera di Giulio Magni, a Roma, o quella dello Chevalley in Piemonte, sono esemplari di una risvegliata e diffusa attenzione a scala locale, ma rimangono in gran parte repertori di edifici e soluzioni architettoniche. Dopo le storie dell’arte generali, da Ricci a Venturi, l’”Architettura Barocca a Napoli, di Roberto Pane, uscita nel 1939, segna una svolta in questo quadro, si riconnette ad una più complesso concetto di cultura, mette in evidenza i legami con la storia della letteratura e della società, e al tempo stesso conferma, a livello di pratica e di metodo, un rigore che può essere accostato – nelle contiguità e nelle differenze – a quanto compie Costantino Baroni a Milano, in un parallelo, che comincia proprio da Gurlitt, fra l’attenzione dell’architetto – anche “dotto” – e quella dello storico dell’arte. Nella sua non casuale vicinanza agli studi sull’architettura rurale campana Roberto Pane individua una dimensione più complessa dell’identità dei luoghi, la fa riconoscere come oggetto di tutela. Napoli e la sua straordinaria ricchezza, dall’urbanistica alle ville vesuviane, molto devono a lui, agli studi che riprendono i suoi stimoli, il fatto di essere riconosciuti. Viceversa, troverà molto tardi spazio, nella cultura italiana – ma anche altrove, dopo la prima guerra mondiale, le posizioni di Riegl e di Dvorak saranno generalmente abbandonate – l’idea di salvaguardia della stratificazione storica. In questo senso, anche il difficile e necessariamente discusso episodio di Santa Chiara deve essere riletto sia in parallelo agli studi di Pane stesso sull’architettura barocca, sia ai modelli di intervento e agli approcci teorici invalsi in Italia nella ricostruzione.
"L'architettura dell'étà barocca in Napoli e gli studi sul barocco italiano dal tardo Ottocento alla prima metà del Novecento.
GRIMOLDI, ALBERTO
2010-01-01
Abstract
" La riscoperta del Barocco nella ricerca storica e nella tutela: il ruolo di Roberto Pane e la cultura italiana della prima metà del Novecento" La riscoperta del barocco italiano compie i suoi primi passi nella cultura tedesca dell’ultimo Ottocento, nel quadro di una più generale rivalutazione dell’architettura del Seicento e del Settecento. L’opera di Gurlitt, anche per il contesto editoriale in cui si inserisce, ha una vastissima risonanza e mantiene una lunga attualità e dà inizio ad una tradizione di studi non interrotta. Dal primo Novecento, nella cultura di lingua tedesca, la “purificazione” la rimozione delle aggiunte barocche è al centro di dure critiche e, nella pratica della Commissione Centrale dell’Impero Absburgico, da Riegl a Dvorak, è respinta e interrotta là dove arriva la sua influenza. Negli stessi anni in Italia, con il diffondersi di una tendenza neobarocca che ripete in ritardo un’analoga tendenza europea, si rivalutano le tradizioni regionali. L’opera di Giulio Magni, a Roma, o quella dello Chevalley in Piemonte, sono esemplari di una risvegliata e diffusa attenzione a scala locale, ma rimangono in gran parte repertori di edifici e soluzioni architettoniche. Dopo le storie dell’arte generali, da Ricci a Venturi, l’”Architettura Barocca a Napoli, di Roberto Pane, uscita nel 1939, segna una svolta in questo quadro, si riconnette ad una più complesso concetto di cultura, mette in evidenza i legami con la storia della letteratura e della società, e al tempo stesso conferma, a livello di pratica e di metodo, un rigore che può essere accostato – nelle contiguità e nelle differenze – a quanto compie Costantino Baroni a Milano, in un parallelo, che comincia proprio da Gurlitt, fra l’attenzione dell’architetto – anche “dotto” – e quella dello storico dell’arte. Nella sua non casuale vicinanza agli studi sull’architettura rurale campana Roberto Pane individua una dimensione più complessa dell’identità dei luoghi, la fa riconoscere come oggetto di tutela. Napoli e la sua straordinaria ricchezza, dall’urbanistica alle ville vesuviane, molto devono a lui, agli studi che riprendono i suoi stimoli, il fatto di essere riconosciuti. Viceversa, troverà molto tardi spazio, nella cultura italiana – ma anche altrove, dopo la prima guerra mondiale, le posizioni di Riegl e di Dvorak saranno generalmente abbandonate – l’idea di salvaguardia della stratificazione storica. In questo senso, anche il difficile e necessariamente discusso episodio di Santa Chiara deve essere riletto sia in parallelo agli studi di Pane stesso sull’architettura barocca, sia ai modelli di intervento e agli approcci teorici invalsi in Italia nella ricostruzione.File | Dimensione | Formato | |
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