Identità storico culturale, scambio di risorse, energie. La grande rete di produzione, distribuzione e vendita: un ruolo strutturale nel processo di ricomposizione del circostante, immediato ed esteso verso la definizione di nuove attrattività. Cambiare un impianto urbano significa condizionarne il funzionamento determinando perciò anche una mutazione della produzione, dei consumi e degli stili di vita. È per questo che nella nostra cultura l’atto di fondazione di qualsiasi impianto, che è sempre un tracciamento, è l’evento che costruisce un punto d’appoggio secondo una idea geografica, e che dal nostro punto di vista, si tratta di un’opera che si radica al suolo e non un atto compiuto da una istituzione giuridica o economica. Partendo dal presupposto che ogni crescita storica avviene in base ad un paradigma, si pone la questione di come la complessità della parte si integri nel tutto. L’organizzazione dello spazio dei grandi impianti come per esempio gli shopping mall sembra dirigersi verso una operazione di de-realizzazione tutta legata all’immagine, al passaggio dal virtuale all’irreale come condizione mitica alla ricerca di una originale “forma del tempo”. Questa prospettiva richiama un comportamento da city-user legato ad una ricezione distratta, che deve riconoscere una qualità immediatamente, che rassicurante sopprime le distanze, determinando il falso senso di trovarsi in un “luogo comune” attraverso il riconoscimento di immagini note. Ma la scissione tra immagine e fondazione al suolo, porta all’attenzione la domanda: cos’è l’idea di città se non c’è più un paradigma urbano? E alla percezione che la fine delle ideologie conduca alla pura pragmatica, sempre troppo banale. Gli aspetti più interessanti stanno allora nelle sinergie che si possono stabilire tra infrastrutture materiali ed immateriali e soprattutto nella creazione di un sistema globale di progettazione degli impianti urbani, gestione e controllo dei flussi di merci e di persone lungo i corridoi plurimordali e nei nodi di scambio, in grado di introdurre un “effetto contagio” per lo sviluppo delle regioni. Certamente questa è una visione dello sviluppo territoriale, che può essere attuata innanzitutto attraverso l’identificazione di un paradigma condiviso di progetto di sviluppo e governo degli impianti urbani, non solo a partire da una filiera funzionale, ma in riferimento a punti di appoggio geografico di penetrazione nel territorio e in relazione ad una biografia urbana, come elementi soggiacenti alla pianificazione soprattutto dei luoghi del commercio, che conducono all’identificazione di alcuni epicentri intermodali terrestri, marittimi ed aerei. Tre concetti chiave devono ora essere introdotti: _ attrattività e competitività delle Regioni Urbane che hanno come premessa necessaria, una crescita metabolicamente sostenibile, prodotto sofisticato di qualità di ricerca, produzione e gestione, nella salvaguardia e valorizzazione dei caratteri identitari preesistenti, naturali ed antropici. _ sviluppo metabolico sostenibile, come complesso della vitalità sociale dell’ intera comunità, e non solo come saldo energetico. Lo sviluppo, insomma, è sostenibile solo se è determinato da uno stimolo potenziale migliorativo, per l’attrattività e la competitività dell’impianto urbano multipolare odierno. _ metabolismo urbano, riguarda il sistema della produzione e riproduzione che nella crescita, per produrre, necessariamente consuma, ma anche ri-produce. È fondamentale, quindi, che nelle relazioni tra gli investimenti culturale, energetico e produttivo, esista sempre una comprensione dell’obiettivo incrementale.

Identità storico culturale, scambio di risorse, energie. La grande rete di produzione, distribuzione e vendita: un ruolo strutturale nel processo di ricomposizione del circostante, immediato ed esteso verso la definizione di nuove attrattività.

CONTIN, ANTONELLA
2010-01-01

Abstract

Identità storico culturale, scambio di risorse, energie. La grande rete di produzione, distribuzione e vendita: un ruolo strutturale nel processo di ricomposizione del circostante, immediato ed esteso verso la definizione di nuove attrattività. Cambiare un impianto urbano significa condizionarne il funzionamento determinando perciò anche una mutazione della produzione, dei consumi e degli stili di vita. È per questo che nella nostra cultura l’atto di fondazione di qualsiasi impianto, che è sempre un tracciamento, è l’evento che costruisce un punto d’appoggio secondo una idea geografica, e che dal nostro punto di vista, si tratta di un’opera che si radica al suolo e non un atto compiuto da una istituzione giuridica o economica. Partendo dal presupposto che ogni crescita storica avviene in base ad un paradigma, si pone la questione di come la complessità della parte si integri nel tutto. L’organizzazione dello spazio dei grandi impianti come per esempio gli shopping mall sembra dirigersi verso una operazione di de-realizzazione tutta legata all’immagine, al passaggio dal virtuale all’irreale come condizione mitica alla ricerca di una originale “forma del tempo”. Questa prospettiva richiama un comportamento da city-user legato ad una ricezione distratta, che deve riconoscere una qualità immediatamente, che rassicurante sopprime le distanze, determinando il falso senso di trovarsi in un “luogo comune” attraverso il riconoscimento di immagini note. Ma la scissione tra immagine e fondazione al suolo, porta all’attenzione la domanda: cos’è l’idea di città se non c’è più un paradigma urbano? E alla percezione che la fine delle ideologie conduca alla pura pragmatica, sempre troppo banale. Gli aspetti più interessanti stanno allora nelle sinergie che si possono stabilire tra infrastrutture materiali ed immateriali e soprattutto nella creazione di un sistema globale di progettazione degli impianti urbani, gestione e controllo dei flussi di merci e di persone lungo i corridoi plurimordali e nei nodi di scambio, in grado di introdurre un “effetto contagio” per lo sviluppo delle regioni. Certamente questa è una visione dello sviluppo territoriale, che può essere attuata innanzitutto attraverso l’identificazione di un paradigma condiviso di progetto di sviluppo e governo degli impianti urbani, non solo a partire da una filiera funzionale, ma in riferimento a punti di appoggio geografico di penetrazione nel territorio e in relazione ad una biografia urbana, come elementi soggiacenti alla pianificazione soprattutto dei luoghi del commercio, che conducono all’identificazione di alcuni epicentri intermodali terrestri, marittimi ed aerei. Tre concetti chiave devono ora essere introdotti: _ attrattività e competitività delle Regioni Urbane che hanno come premessa necessaria, una crescita metabolicamente sostenibile, prodotto sofisticato di qualità di ricerca, produzione e gestione, nella salvaguardia e valorizzazione dei caratteri identitari preesistenti, naturali ed antropici. _ sviluppo metabolico sostenibile, come complesso della vitalità sociale dell’ intera comunità, e non solo come saldo energetico. Lo sviluppo, insomma, è sostenibile solo se è determinato da uno stimolo potenziale migliorativo, per l’attrattività e la competitività dell’impianto urbano multipolare odierno. _ metabolismo urbano, riguarda il sistema della produzione e riproduzione che nella crescita, per produrre, necessariamente consuma, ma anche ri-produce. È fondamentale, quindi, che nelle relazioni tra gli investimenti culturale, energetico e produttivo, esista sempre una comprensione dell’obiettivo incrementale.
2010
Centri commerciali. Progetti architettonici, investimenti e modelli gestionali
9788838754760
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/572792
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