Oswald Spengler in Il tramonto dell’Occidente delinea il fenomeno iconologico moderno pensando ad una sostituzione del “simbolo” con il “segno” e del “destino” con il “progresso” . Attraverso le tracce raccolte in questo contributo sarà possibile immaginare un allontanamento della simbologia figurativa e iconografica dall’orizzonte di buona parte della ricerca rappresentativa e progettuale contemporanea, con una parziale ricusazione ideologica dei simboli e degli aspetti figurativi che connotavano le espressioni artistiche di ogni tempo. La riflessione su questi aspetti non può prescindere dall’analisi dalla metamorfosi verificatasi in questi ultimi venti anni a causa della rivoluzione informatica che ha sicuramente indotto le metodologie disciplinari a modificarsi radicalmente sia in termini teorici che applicativi. Occorre innanzitutto premettere alcune questioni in merito al rapporto fra le arti. La scultura isolata ed individua assume un proprio valore a prescindere dal rapporto con il contesto, urbano o architettonico. Di converso, postulando da architetti il ruolo primario dello spazio, la scultura legata all’architettura è per definizione forma artistica subordinata. Richiamandosi alla triade vitruviana relativa all’architettura, la scultura in architettura non può che connotarne le proprie parti, divenendo venustas a servizio dell’utilitas. Le tesi esposte a inizio del secolo XX da Adolf Loos, nella sua celebre e violenta polemica contro l’ornamento, sono emblematiche di un mutamento epocale. L’architetto austriaco si scaglia contro gli ornamenti, retaggi di epoche storiche che non avevano nessuna continuità concettuale con la sua epoca e dove quindi il decoro si poneva come elargizione gratuita e non come rimando simbolico al tema rappresentato . L’ornamento è condannabile nell’oggetto d’uso quotidiano, sostiene Loos, come orpello volgare e privo di significato dalla riproducibilità tecnica determinata dalla rivoluzione industriale, e infine come superfetazione sull’architettura. Nel medesimo tempo non parla però del ruolo simbolico dell’ornamento o del modo di disegnare tali apparati scultorei. Infatti la loro legittimazione, anche nell’età proto-razionalistica coeva al lavoro di Loos, veniva meno a causa della mancata rielaborazione della simbologia rappresentata, come per esempio l’architetto Jean-Jacques Lequeu aveva operato e dimostrato nelle rivisitazioni degli emblemi della Rivoluzione francese. In alcuni disegni autografi dello stesso Lequeu, conservati alla Bibliothèque Nationale de France, sono rappresentati “segni e simboli” rivoluzionari e, nonostante quanto afferma Werner Szambien , il peso giocato dal fenomeno resta rilevante al pari delle arti alle quali essa afferisce, come è dimostrato dal largo utilizzo di tali riferimenti in progetti e realizzazioni contemporanei. Un esempio per tutti, basti pensare alle steli e alle colonne monumentali erette in tutta la Francia a commemorazione degli anniversari della Rivoluzione.

Forme e Archetipi

BIANCHI, ALESSANDRO
2010-01-01

Abstract

Oswald Spengler in Il tramonto dell’Occidente delinea il fenomeno iconologico moderno pensando ad una sostituzione del “simbolo” con il “segno” e del “destino” con il “progresso” . Attraverso le tracce raccolte in questo contributo sarà possibile immaginare un allontanamento della simbologia figurativa e iconografica dall’orizzonte di buona parte della ricerca rappresentativa e progettuale contemporanea, con una parziale ricusazione ideologica dei simboli e degli aspetti figurativi che connotavano le espressioni artistiche di ogni tempo. La riflessione su questi aspetti non può prescindere dall’analisi dalla metamorfosi verificatasi in questi ultimi venti anni a causa della rivoluzione informatica che ha sicuramente indotto le metodologie disciplinari a modificarsi radicalmente sia in termini teorici che applicativi. Occorre innanzitutto premettere alcune questioni in merito al rapporto fra le arti. La scultura isolata ed individua assume un proprio valore a prescindere dal rapporto con il contesto, urbano o architettonico. Di converso, postulando da architetti il ruolo primario dello spazio, la scultura legata all’architettura è per definizione forma artistica subordinata. Richiamandosi alla triade vitruviana relativa all’architettura, la scultura in architettura non può che connotarne le proprie parti, divenendo venustas a servizio dell’utilitas. Le tesi esposte a inizio del secolo XX da Adolf Loos, nella sua celebre e violenta polemica contro l’ornamento, sono emblematiche di un mutamento epocale. L’architetto austriaco si scaglia contro gli ornamenti, retaggi di epoche storiche che non avevano nessuna continuità concettuale con la sua epoca e dove quindi il decoro si poneva come elargizione gratuita e non come rimando simbolico al tema rappresentato . L’ornamento è condannabile nell’oggetto d’uso quotidiano, sostiene Loos, come orpello volgare e privo di significato dalla riproducibilità tecnica determinata dalla rivoluzione industriale, e infine come superfetazione sull’architettura. Nel medesimo tempo non parla però del ruolo simbolico dell’ornamento o del modo di disegnare tali apparati scultorei. Infatti la loro legittimazione, anche nell’età proto-razionalistica coeva al lavoro di Loos, veniva meno a causa della mancata rielaborazione della simbologia rappresentata, come per esempio l’architetto Jean-Jacques Lequeu aveva operato e dimostrato nelle rivisitazioni degli emblemi della Rivoluzione francese. In alcuni disegni autografi dello stesso Lequeu, conservati alla Bibliothèque Nationale de France, sono rappresentati “segni e simboli” rivoluzionari e, nonostante quanto afferma Werner Szambien , il peso giocato dal fenomeno resta rilevante al pari delle arti alle quali essa afferisce, come è dimostrato dal largo utilizzo di tali riferimenti in progetti e realizzazioni contemporanei. Un esempio per tutti, basti pensare alle steli e alle colonne monumentali erette in tutta la Francia a commemorazione degli anniversari della Rivoluzione.
2010
Il disegno della memoria
9788846727022
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