L'articolo esamina le principali modalità di applicazione degli strati dell'impermeabilizzazione, che riguardano la posa rispetto alla parte portante dei sistemi di copertura, di cui va considerata la composizione e lo strato di pendenza. La posa in opera dell'impermeabilizzazione riguarda la realizzazione di un tetto freddo (che comporta la realizzazione di uno strato ventilato contenuto, nella parte inferiore, dallo schermo al vapore e dall'elemento termoisolante e, nella parte superiore, dall'elemento di tenuta), di un tetto caldo e di un tetto rovescio. Si indica, nello specifico: • l'impiego di schermi al vapore (fogli di polietilene o di alluminio, membrane in bitume polimero accoppiate a una lamina di alluminio sottile), posti all'estradosso del piano superficiale e precisati da un elevato valore del coefficiente di permeabilità al vapore: questi schermi impediscono al vapore di diffondersi nel sistema di copertura, a causa della differenza di pressione e di temperatura tra interno ed esterno, che può condensarsi al di sotto dello strato impermeabile generando macchie e muffe sulla superficie interna; • l'impiego di elementi termoisolanti definiti da stabilità dimensionale, al fine di evitare dilatazioni e azioni di "stress" sulla membrana, e da stabilità alla fiamma. Le tecnologie e le caratteristiche materiali dei sistemi di impermeabilizzazione riguardano: • l'applicazione multistrato di feltri con bitume a caldo (che, rispetto alla possibilità di agevoli riparazioni, prevede una posa in opera complessa, una debole elasticità e un invecchiamento accelerato a causa della perdita dei plastificanti del bitume); • l'applicazione di asfalto colato a naturale, a base di sabbia e filler (che, rispetto ai vantaggi dovuti all'autoprotezione e all'immediato utilizzo dopo la posa, richiede una manodopera specializzata, delle precauzioni per la praticabilità pesante e impieghi limitati con l’isolamento termico); • l'applicazione di membrane prefabbricate a base di bitume polimero (che offre elevate proprietà fisico-chimiche e meccaniche, la rapidità nella posa in opera e la perfetta adesione al supporto e tra gli strati); • l'applicazione di manti sintetici a base di PVC (polivinilcloruro), di EPDM (etilene propilene) o IIR (gomma butile) (che, rispetto alla rapidità nell'esecuzione, richiede un supporto ben livellato e una posa monostrato comunque complessa nei dettagli).

L'impermeabilizzazione delle coperture continue

NASTRI, MASSIMILIANO
2000-01-01

Abstract

L'articolo esamina le principali modalità di applicazione degli strati dell'impermeabilizzazione, che riguardano la posa rispetto alla parte portante dei sistemi di copertura, di cui va considerata la composizione e lo strato di pendenza. La posa in opera dell'impermeabilizzazione riguarda la realizzazione di un tetto freddo (che comporta la realizzazione di uno strato ventilato contenuto, nella parte inferiore, dallo schermo al vapore e dall'elemento termoisolante e, nella parte superiore, dall'elemento di tenuta), di un tetto caldo e di un tetto rovescio. Si indica, nello specifico: • l'impiego di schermi al vapore (fogli di polietilene o di alluminio, membrane in bitume polimero accoppiate a una lamina di alluminio sottile), posti all'estradosso del piano superficiale e precisati da un elevato valore del coefficiente di permeabilità al vapore: questi schermi impediscono al vapore di diffondersi nel sistema di copertura, a causa della differenza di pressione e di temperatura tra interno ed esterno, che può condensarsi al di sotto dello strato impermeabile generando macchie e muffe sulla superficie interna; • l'impiego di elementi termoisolanti definiti da stabilità dimensionale, al fine di evitare dilatazioni e azioni di "stress" sulla membrana, e da stabilità alla fiamma. Le tecnologie e le caratteristiche materiali dei sistemi di impermeabilizzazione riguardano: • l'applicazione multistrato di feltri con bitume a caldo (che, rispetto alla possibilità di agevoli riparazioni, prevede una posa in opera complessa, una debole elasticità e un invecchiamento accelerato a causa della perdita dei plastificanti del bitume); • l'applicazione di asfalto colato a naturale, a base di sabbia e filler (che, rispetto ai vantaggi dovuti all'autoprotezione e all'immediato utilizzo dopo la posa, richiede una manodopera specializzata, delle precauzioni per la praticabilità pesante e impieghi limitati con l’isolamento termico); • l'applicazione di membrane prefabbricate a base di bitume polimero (che offre elevate proprietà fisico-chimiche e meccaniche, la rapidità nella posa in opera e la perfetta adesione al supporto e tra gli strati); • l'applicazione di manti sintetici a base di PVC (polivinilcloruro), di EPDM (etilene propilene) o IIR (gomma butile) (che, rispetto alla rapidità nell'esecuzione, richiede un supporto ben livellato e una posa monostrato comunque complessa nei dettagli).
2000
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/570801
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