Lo sguardo polifonico dell’allestire.

L’allestimento quale strumento essenziale del processo del riconoscere: un emanatore di identità posto in opera per attivare la sequenza percettiva dello scoprire, del vedere/rivedere e del ricordare. In esso la ricerca concettuale e l’applicazione esecutiva devono ambire a dotarsi di configurazioni espositive che sappiano compendiare, senza fratture e contraddizioni, apparati ostensivi, dispositivi comunicativi ed effetti scenici: strumenti attuativi tradizionali e multimediali capaci di trasporre un’attenta programmazione dei tempi registici della narrazione in un percorso plurisensoriale, percepibile e vivace. L’allestimento, parafrasando quanto Roland Barthes ha scritto circa la fotografia, è contingenza pura, qualcosa di rappresentato, così come, al contempo, testo che, con l’azione improvvisa di una sola parola, può far passare dalla descrizione alla riflessione: in sintesi, esso permette di accedere a un infra-sapere.