L'articolo esamina i paradigmi progettuali e la composizione morfo-tipologica del Gresham Street Office Building a Londra, progettato da Nicholas Grimshaw and Partners. L'edificio si dispone all'interno di un lotto collocato tra Gresham Street e Noble Street, configurandosi come opera di sensibile mediazione e di equilibrio insediativo in un contesto caratterizzato da presenze storiche, da edilizia tradizionale e da costruzioni appartenenti all'espansione delle attività finanziarie avvenuta a partire dagli anni '60: in particolare, il sito si precisa per le improvvise giustapposizioni tra edifici antichi e contemporanei, per l'articolazione di percorsi medievali e moderni, in cui si combinano spazialità frammentarie, introverse oppure aperte, secondo molteplici livelli di scala, dove il tessuto edilizio si innesta proponendo poche occasioni di luoghi fruibili pubblicamente. Queste condizioni determinano la concezione planimetrica e morfo-tipologica dell'intervento, fino all'impiego sapiente di chiusure trasparenti, osmotiche, e di componenti della tradizione costruttiva attualizzati all'interno di una composizione modulare. Grimshaw qui dimostra come il singolo intervento architettonico possa generare una nuova e immediata "centralità" nel contesto edilizio, divenendo il "meccanismo catalizzatore" della fruizione e della visione micro-urbana, nell'impiego di un linguaggio elementare e riconoscibile che, comunque, non rinuncia alle suggestioni di forme evocative e scenografiche anche tra i caratteri tipologici della "città stratificata". Il risultato è un progetto "aperto" e "osmotico" che cerca di valutare le affinità, piuttosto che le differenze, tra elementi spesso disparati: l'equilibrio compositivo e funzionale del Gresham Street Office Building si esplicita nella attenta coscienza verso la "sostenibilità" ambientale dell'intervento (enfatizzata dalla piantumazione esterna, robusta, inglobata nel disegno planimetrico, tanto da portare alla denominazione dell'edificio come "Tree House"), e nella definizione di una architettura allo stesso tempo compatta, omogenea e aperta visivamente e al contesto, mantenendo l'obiettivo di stabilire una forte identità all'attività terziaria insediata.

Il progetto "immateriale"

NASTRI, MASSIMILIANO
2003-01-01

Abstract

L'articolo esamina i paradigmi progettuali e la composizione morfo-tipologica del Gresham Street Office Building a Londra, progettato da Nicholas Grimshaw and Partners. L'edificio si dispone all'interno di un lotto collocato tra Gresham Street e Noble Street, configurandosi come opera di sensibile mediazione e di equilibrio insediativo in un contesto caratterizzato da presenze storiche, da edilizia tradizionale e da costruzioni appartenenti all'espansione delle attività finanziarie avvenuta a partire dagli anni '60: in particolare, il sito si precisa per le improvvise giustapposizioni tra edifici antichi e contemporanei, per l'articolazione di percorsi medievali e moderni, in cui si combinano spazialità frammentarie, introverse oppure aperte, secondo molteplici livelli di scala, dove il tessuto edilizio si innesta proponendo poche occasioni di luoghi fruibili pubblicamente. Queste condizioni determinano la concezione planimetrica e morfo-tipologica dell'intervento, fino all'impiego sapiente di chiusure trasparenti, osmotiche, e di componenti della tradizione costruttiva attualizzati all'interno di una composizione modulare. Grimshaw qui dimostra come il singolo intervento architettonico possa generare una nuova e immediata "centralità" nel contesto edilizio, divenendo il "meccanismo catalizzatore" della fruizione e della visione micro-urbana, nell'impiego di un linguaggio elementare e riconoscibile che, comunque, non rinuncia alle suggestioni di forme evocative e scenografiche anche tra i caratteri tipologici della "città stratificata". Il risultato è un progetto "aperto" e "osmotico" che cerca di valutare le affinità, piuttosto che le differenze, tra elementi spesso disparati: l'equilibrio compositivo e funzionale del Gresham Street Office Building si esplicita nella attenta coscienza verso la "sostenibilità" ambientale dell'intervento (enfatizzata dalla piantumazione esterna, robusta, inglobata nel disegno planimetrico, tanto da portare alla denominazione dell'edificio come "Tree House"), e nella definizione di una architettura allo stesso tempo compatta, omogenea e aperta visivamente e al contesto, mantenendo l'obiettivo di stabilire una forte identità all'attività terziaria insediata.
2003
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