L'articolo esamina come l'architettura contemporanea, nel processo di affinamento dei propri strumenti funzionali ed espressivi, sviluppi ricerche sperimentali sempre più sofisticate sul tema delle superfici esterne. Si tratta di una sperimentazione che stravolge quanto, nell'uso storico dei componenti e dei materiali della tradizione costruttiva, si è sedimentato culturalmente per la costruzione delle chiusure verticali, che scardina i paradigmi progettuali tradizionali capaci di comunicare il valore del "contenuto" attraverso il "contenente". Le molteplici forme di questa sperimentazione si inseriscono all'interno della modificazione radicale delle modalità ideative e realizzative dell'architettura, portando alla "smaterializzazione", alla meccanizzazione dell'edificio in generale e dell'involucro esterno in particolare: le prestazioni e le qualità d'immagine dell'involucro sembrano combinarsi tra loro nei modi più disparati, dando luogo a soluzioni finali inclassificabili nelle tradizionali tipologie sistemiche e costruttive. Si assiste alla scomparsa definitiva del concetto di "facciata" e di "prospetto": a causa delle nuove geometrie, irregolari e complesse, a causa dell'integrazione di dispositivi funzionali che dotano l'edificio di prestazioni "organiche" che lo pongono in relazione, in equilibrio calibrato rispetto a precise esigenze ergonomiche degli interni, con l'atmosfera (urbana, climatica) e con l'ambiente (definito come insieme di sollecitazioni da cui difendersi o da convogliare verso gli spazi costruiti). La direzione in cui la sperimentazione sull'involucro nell'architettura si sta muovendo è intimamente legata a morfologie e funzioni particolari, dove la presentazione flessibile delle forme non è mera rappresentazione di forze variabili nell'ambito di un'opera, ma una dimostrazione di come tali forze siano convogliate all'interno di una logica progettuale, piuttosto che uno stile, capace di rispondere a molteplici possibilità espressive e prestazionali.
L'involucro e la sperimentazione
NASTRI, MASSIMILIANO
2003-01-01
Abstract
L'articolo esamina come l'architettura contemporanea, nel processo di affinamento dei propri strumenti funzionali ed espressivi, sviluppi ricerche sperimentali sempre più sofisticate sul tema delle superfici esterne. Si tratta di una sperimentazione che stravolge quanto, nell'uso storico dei componenti e dei materiali della tradizione costruttiva, si è sedimentato culturalmente per la costruzione delle chiusure verticali, che scardina i paradigmi progettuali tradizionali capaci di comunicare il valore del "contenuto" attraverso il "contenente". Le molteplici forme di questa sperimentazione si inseriscono all'interno della modificazione radicale delle modalità ideative e realizzative dell'architettura, portando alla "smaterializzazione", alla meccanizzazione dell'edificio in generale e dell'involucro esterno in particolare: le prestazioni e le qualità d'immagine dell'involucro sembrano combinarsi tra loro nei modi più disparati, dando luogo a soluzioni finali inclassificabili nelle tradizionali tipologie sistemiche e costruttive. Si assiste alla scomparsa definitiva del concetto di "facciata" e di "prospetto": a causa delle nuove geometrie, irregolari e complesse, a causa dell'integrazione di dispositivi funzionali che dotano l'edificio di prestazioni "organiche" che lo pongono in relazione, in equilibrio calibrato rispetto a precise esigenze ergonomiche degli interni, con l'atmosfera (urbana, climatica) e con l'ambiente (definito come insieme di sollecitazioni da cui difendersi o da convogliare verso gli spazi costruiti). La direzione in cui la sperimentazione sull'involucro nell'architettura si sta muovendo è intimamente legata a morfologie e funzioni particolari, dove la presentazione flessibile delle forme non è mera rappresentazione di forze variabili nell'ambito di un'opera, ma una dimostrazione di come tali forze siano convogliate all'interno di una logica progettuale, piuttosto che uno stile, capace di rispondere a molteplici possibilità espressive e prestazionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.