L'articolo esamina il progetto del nuovo Campus dell'Università "Bocconi" a Milano, delineato attraverso la composizione morfo-tipologica di una serie di corpi edilizi articolati all'interno di un contesto integrato al tessuto urbano contiguo, definiti secondo la combinazione sapiente, "didattica", tra spazi costruiti e aperti e precisati da una configurazione rivolta all'espressione funzionale e figurativa dei volumi: nella spiegazione di questo intervento si rilevano i criteri di una poetica progettuale rivolta alla determinazione delle relazioni spaziali, al controllo e all'organizzazione del complesso sistema di funzioni e di corpi edilizi specifici. Questo, all'interno di una composizione dinamica, flessibile, e inglobata all'ambiente esterno, aperta a "sviluppi non previsti" sulla base di alcune solide preminenze edilizie. Nello specifico, la poetica progettuale si delinea nella riflessione partecipe sul contesto del progetto, sulle funzioni degli edifici universitari preesistenti ricchi di tradizione e collocati in una posizione di prestigio, in un suggestivo polo di attrazione, all'interno della città. La riflessione delle Grafton Architects richiama le atmosfere definite da "facciate fredde e corti interne eleganti, accoglienti", da "luoghi e frammenti edilizi grigi e nebbiosi, caratterizzati da una temporalità immobile senza luci od ombre", che fanno da contrappunto alla lettura di una parte di città "in cui è possibile sentire il peso, la densità e la profondità dei materiali che conferiscono [a questo luogo] un potere particolare". La poetica progettuale si esplicita, in particolare, nella definizione euristica e nella concezione di insieme del progetto, nella volontà di integrare "dimensione sotterranea" e "dimensione di superficie", come se non ci fossero linee di demarcazione, proponendo interrogativi e suggestioni su cui fondare l'articolazione volumetrica e funzionale: "i sotterranei possono raggiungere il cielo? La superficie può rimanere ancorata alla terra?". Le visioni di questa poetica richiamano, nella ideazione progettuale delle Grafton Architects, gli strumenti astronomici dell'Osservatorio di Jaipur e i suoi concavi piatti marmorei, i chiostri delle chiese sotterranee di Lalibela in Etiopia e i relativi percorsi per le processioni scavati nella roccia, il Salk Institute di Louis Kahn e i suoi spazi di interstizio che separano i sotterranei dagli spazi in superficie, l'incredibile chiesa di Oiza ad Arantzazu in cui il volume principale sprofonda oltre il livello della piazza le cui rampe, a loro volta, discendono per entrare in questo volume.

Una finestra su Milano

NASTRI, MASSIMILIANO
2003-01-01

Abstract

L'articolo esamina il progetto del nuovo Campus dell'Università "Bocconi" a Milano, delineato attraverso la composizione morfo-tipologica di una serie di corpi edilizi articolati all'interno di un contesto integrato al tessuto urbano contiguo, definiti secondo la combinazione sapiente, "didattica", tra spazi costruiti e aperti e precisati da una configurazione rivolta all'espressione funzionale e figurativa dei volumi: nella spiegazione di questo intervento si rilevano i criteri di una poetica progettuale rivolta alla determinazione delle relazioni spaziali, al controllo e all'organizzazione del complesso sistema di funzioni e di corpi edilizi specifici. Questo, all'interno di una composizione dinamica, flessibile, e inglobata all'ambiente esterno, aperta a "sviluppi non previsti" sulla base di alcune solide preminenze edilizie. Nello specifico, la poetica progettuale si delinea nella riflessione partecipe sul contesto del progetto, sulle funzioni degli edifici universitari preesistenti ricchi di tradizione e collocati in una posizione di prestigio, in un suggestivo polo di attrazione, all'interno della città. La riflessione delle Grafton Architects richiama le atmosfere definite da "facciate fredde e corti interne eleganti, accoglienti", da "luoghi e frammenti edilizi grigi e nebbiosi, caratterizzati da una temporalità immobile senza luci od ombre", che fanno da contrappunto alla lettura di una parte di città "in cui è possibile sentire il peso, la densità e la profondità dei materiali che conferiscono [a questo luogo] un potere particolare". La poetica progettuale si esplicita, in particolare, nella definizione euristica e nella concezione di insieme del progetto, nella volontà di integrare "dimensione sotterranea" e "dimensione di superficie", come se non ci fossero linee di demarcazione, proponendo interrogativi e suggestioni su cui fondare l'articolazione volumetrica e funzionale: "i sotterranei possono raggiungere il cielo? La superficie può rimanere ancorata alla terra?". Le visioni di questa poetica richiamano, nella ideazione progettuale delle Grafton Architects, gli strumenti astronomici dell'Osservatorio di Jaipur e i suoi concavi piatti marmorei, i chiostri delle chiese sotterranee di Lalibela in Etiopia e i relativi percorsi per le processioni scavati nella roccia, il Salk Institute di Louis Kahn e i suoi spazi di interstizio che separano i sotterranei dagli spazi in superficie, l'incredibile chiesa di Oiza ad Arantzazu in cui il volume principale sprofonda oltre il livello della piazza le cui rampe, a loro volta, discendono per entrare in questo volume.
2003
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11311/570556
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